SANTADECHÈ ASSO-PIGLIATUTTO: BRUNETTA E CICCHITTO CONTRO LA PASIONARIA DEL BANANA

Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"

Troppe incognite, troppi ostacoli sul cammino della nuova Forza Italia, il partito superleggero a cui Berlusconi guarda per non essere più «il bancomat del centrodestra» e al quale invece gran parte del Pdl si oppone. «È un'idea che Berlusconi ha in testa da tempo - taglia corto Maurizio Gasparri -. Sarebbe meglio guardare avanti, perché la politica è lavoro in progress».

Come se non bastasse lo scontro tra filogovernativi e nemici giurati delle larghe intese, a spaccare in opposte fazioni il partito dell'ex premier c'è il progetto di Daniela Santanchè, Denis Verdini e Daniele Capezzone, che vogliono chiudere bottega per rifondare, a marcia indietro, il Pdl. «Basta con i politici di professione», è lo slogan della responsabile Organizzazione, che gli antipatizzanti dipingono in corsa per guidare, da amministratore delegato, la futura creatura.

Raccontano che il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, sia tra i più ostili nei confronti della Santanchè e che non perda occasione per indirizzarle, tramite amici o nemici, epiteti non proprio lusinghieri. Ma l'ex ministro smentisce categoricamente: «Io geloso di Daniela? Tutte stupidaggini». Chi è il falco e chi la colomba, tra voi due? «Piantiamola con questo dibattito stucchevole». Le voci girano, eppure la stessa Santanchè nega dissapori personali con il capogruppo: «Renato e io abbiamo un ottimo rapporto, è un amico».

Registrate le smentite d'ufficio, i problemi restano. L'idea di reclutare venti imprenditori e manager del calibro di Alessandro Benetton, Guido Barilla o Alfio Marchini, anche per ridimensionare l'attuale gruppo dirigente, sembra già naufragata. E non solo per via dei gran rifiuti.

«Se gli imprenditori di prima fascia non ci stanno, che facciamo - avverte un pezzo grosso che teme l'uscita di scena - passiamo alle seconde file?». E Fabrizio Cicchitto, che per primo ha fatto mettere a verbale il suo dissenso: «L'antipolitica non la combatti col sogno, né trasformando un collettivo in un partito monarchico... Sostituire il verticismo dei coordinatori regionali con il verticismo dei manager non mi sembra una grande idea. Al posto dei grandi imprenditori rischiamo di ritrovarci con strani personaggi».

Ma Daniela Santanchè tira dritto. Insiste nel dire che «l'abolizione del finanziamento impone di cambiare modello» e che Berlusconi «non può continuare a pagare per tutti», perché la politica «non è un posto di lavoro». Teorie che stanno scatenando un terremoto. L'altra sera, a Palazzo Grazioli, tra Cicchitto e la Santanchè c'è stato uno scontro epocale, che l'ex presidente dei deputati, parlando con i suoi, avrebbe archiviato con una battuta: «Non le ho tirato una sedia solo perché è una signora».

A proposito di sedie, lo scontro rischia di trasferirsi in piazza San Lorenzo in Lucina, nella nuova sede del partito che potrà ospitare solo una cinquantina dei circa duecento dipendenti. Molti «big» dovranno ridimensionare metri quadri e staff, a cominciare dal segretario Angelino Alfano. E c'è persino chi guarda avanti, fino a ipotizzare che la storia del ritorno al passato possa finire a colpi di carte bollate.

«Berlusconi non vuole più pagare - è l'analisi di Giorgio Stracquadanio -. Sa che non sarà più capo del governo e ha messo in liquidazione il partito». Conclusione un po' estrema, che però rivela i timori di molti. Umori neri, che rischiano di tracimare nell'orto del governo. Raffaele Fitto vuole che i gruppi parlamentari siano convocati su tutti i provvedimenti, a cominciare dalle riforme: no a un percorso blindato che proceda a tappe forzate, è il messaggio. E se Brunetta dovesse rifiutarsi di riunire i deputati, nel gruppo c'è chi fa filtrare la suggestione di autoconvocarsi.

 

 

daniela-santancheprocesso ruby Anche Daniela Santanche e nella lista dei testimoni ALFANO, GASPARRI, CICCHITTO AL QUIRINALE RENATO BRUNETTA Fabrizio Cicchitto GASPARRI, ALFANO, QUAGLIERELLO, CICCHITTO.jpg

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