gabanelli ucraina

SAPEVATE CHE UCRAINA IN SLAVO SIGNIFICA "AL CONFINE"? - GABANELLI: "IL SUO DESTINO È CONTENUTO GIÀ NEL NOME. SPAZIO-CUSCINETTO FRA DUE SUPERPOTENZE CHE NON DEVE APPARTENERE A NESSUNO PER GARANTIRE GLI EQUILIBRI STRATEGICI. UNA CRISI CHE MOSTRA L’INTERESSE AMERICANO DI ARRIVARE SUL CONFINE RUSSO, E QUELLO DI PUTIN A PRESERVARE LA SUA AUTORITÀ POLITICA. MA RIVELA ANCHE COME LA NATO SIA UN’ALLEANZA DA RIDEFINIRE, PERCHÉ LA GUERRA FREDDA È FINITA E..." - VIDEO

Guarda il video:

https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/crisi-ucraina-russia-cause-patto-non-scritto-gli-usa/a4158628-81e1-11ec-9392-c3b5704e9a33-va.shtml

 

Francesco Battistini e Milena Gabanelli per il "Corriere della Sera"

 

milena gabanelli sulla crisi in ucraina 3

Il destino dell’Ucraina è contenuto già nel suo nome: in slavo l’espressione «u-craina» significa «al confine» e, nel linguaggio geopolitico, è lo spazio-cuscinetto fra due superpotenze che non deve appartenere a nessuno per garantire gli equilibri strategici.

 

Quando l’Urss collassò, nel 1991, l’Ucraina fu la prima delle repubbliche sovietiche ad andarsene da Mosca. E fu profetico Zbigniew Brzezinski, il consigliere per la sicurezza della Casa Bianca ai tempi di Carter, che avvertì come la nascita dell’Ucraina si sarebbe rivelata «una delle tre grandi svolte del ‘900, dopo la dissoluzione dell’Impero austroungarico e la Cortina di ferro».

 

significato di ucraina

La tensione di queste settimane tra Russia e Occidente viene da quegli avvenimenti lontani. Ma perché questo Paese — il più grande d’Europa dopo la Russia, esteso quanto Germania e Gran Bretagna messe insieme, con 44 milioni di abitanti (gli stessi della Spagna) – è conteso al punto da riportarci a scenari da Guerra fredda? «La vera linea Est-Ovest passa per l’Ucraina e per le riserve energetiche del Caspio — scrisse qualche anno fa il New York Times —. A Putin interessa possederla, agli Usa controllarla».

 

Il patto non scritto Bush-Gorbacëv

patto tra usa e urss

Torniamo al 1989. I russi sostengono che dopo la caduta del muro di Berlino ci fu un accordo non scritto fra il leader sovietico, Michail Gorbacëv, e l’allora presidente americano George H. W. Bush: in cambio della riunificazione della Germania e del ritiro delle forze armate di Mosca, la Nato non si sarebbe mai allargata sui Paesi del patto di Varsavia (in quel momento ne facevano parte la Polonia, Ungheria, Bulgaria, Cecoslovacchia e Romania), e men che meno alle repubbliche ex sovietiche.

 

milena gabanelli sulla crisi in ucraina 7

È un accordo che gli americani ufficialmente hanno sempre negato. E che durò comunque poco. L’indipendenza dell’Ucraina venne sancita da un referendum il primo dicembre del 1991: esattamente cinque mesi dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia.

 

milena gabanelli sulla crisi in ucraina 6

Nel 1993, con la nascita dell’Unione Europea e le prime richieste d’adesione dai Paesi dell’Est, gli Stati Uniti s’inventano il «Partenariato per la Pace», un programma che aggiri i veti russi e avvicini alla Nato non solo i Paesi dell’ex Patto di Varsavia, ma anche pezzi della vecchia Urss come l’Estonia, la Lettonia e la Lituania.

 

milena gabanelli sulla crisi in ucraina 5

Di più: il presidente americano Bill Clinton chiede a tutti gli europei di fare «una scelta di campo» e che tutti i negoziati per l’ingresso nella Ue, da quel momento, siano preceduti anche da una sostanziale adesione ai princìpi della Nato.

 

La regola non è codificata, ma diventa una prassi, anche perché sono i Paesi stessi a chiedere di far parte dell’Alleanza. È andata così per Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, le tre le repubbliche baltiche, e sta andando allo stesso modo nei Balcani: dall’Albania al Montenegro alla Macedonia.

 

Putin: l’Ucraina no!

militari russi

La Russia post-sovietica e indebolita di Boris Eltsin, subisce negli anni ’90 questo allargamento occidentale. Si negozia su tutto. Si cominciano a progettare le due linee del gasdotto Nord Stream, che dovranno trasportare direttamente il gas russo in Europa, «bypassando» gli ex alleati della Polonia, dei Paesi baltici e dell’Ucraina, ma pure i fedelissimi bielorussi.

 

Perché a Mosca, in quel momento, è più urgente incassare dollari che credito politico. Con l’arrivo di Vladimir Putin cambia tutto. E il primo, deciso «niet» è proprio sull’Ucraina. La linea rossa invalicabile. Kiev era la capitale della terza più grande repubblica dell’Unione sovietica. Il granaio e l’arsenale dell’impero: dava a Mosca un quarto dei cereali, del latte, un terzo del ferro, del carbone e del manganese, il 60% del bitume e dell’antracite, ospitava le centrali e le testate nucleari.

 

milena gabanelli sulla crisi in ucraina 4

La popolazione dell’Ucraina orientale e della Crimea è sempre rimasta in gran parte russa per lingua, mentalità e cultura. Lo scorso luglio Putin ha detto chiaro come la pensa: ucraini, russi e bielorussi nascono dalla stessa radice e devono restare insieme. L’Ucraina, dunque, no. Un suo ingresso nella Nato, al pari di quello della Georgia, diminuirebbe la credibilità strategica e politica della Russia.

 

milena gabanelli sulla crisi in ucraina 2

2008: il rifiuto di Italia Francia Germania

Nel 2004 a Kiev scoppia la Rivoluzione arancione, una rivolta anti-russa e sostenuta dall’Occidente, ed è lì che il Cremlino riesce a far eleggere un suo uomo, Viktor Janukovyc, con un voto che verrà dichiarato truccato: il suo avversario, Viktor Jušcenko, viene misteriosamente avvelenato con una dose di diossina.

 

E alla fine d’una disputa sul gas, con Mosca che accusa Kiev di fare la cresta sulle forniture all’Europa che passano per i gasdotti ucraini, è sempre Janukovyc a farsi rieleggere e a spostare il Paese sulle posizioni di Mosca. Il 4 aprile 2008 durante il vertice Nato, convocato a Bucarest, gli Usa fanno pressioni per l’ingresso di Ucraina e Georgia nell’Alleanza, ma non se ne fa nulla a causa dell’opposizione di Italia, Francia e Germania.

 

milena gabanelli sulla crisi in ucraina 1

Romano Prodi, che era presente a quel vertice, ricorda «il vertice fu convocato solo per quello, ma abbiamo detto no, “per ora”, perché avrebbe creato tensioni». E infatti la Georgia, per aver provato ad uscire dall’influenza di Mosca, nell’agosto del 2008 assaggia la prima guerra europea del XXI secolo.

 

le richieste di putin

La Moldova si trova bloccate le esportazioni in Russia, non appena firma un accordo d’avvicinamento all’Europa. Nel 2014 in Ucraina sarà una nuova sanguinosa sollevazione della capitale a cacciare Janukovyc definitivamente, svelare i piani americani e spingere Putin a una duplice risposta: l’invasione della Crimea e l’annessione della penisola attraverso un referendum presidiato dalle forze d’occupazione; la secessione della regione del Donbass filorusso, sul confine dell’Est, che porterà all’autoproclamazione delle repubbliche di Donetsk e di Lugansk e farà cominciare otto anni d’una lunga guerra civile ancora in corso, con 14 mila morti.

 

le armi inviate

Chi sta inviando armi

Per bloccare le aspirazioni dell’Ucraina a mettersi sotto la protezione Nato, la Russia ha intensificato l’ammassamento di truppe e mezzi corazzati: 130.000 uomini ai confini del Donbass, più 40 mila dislocati in Bielorussia, oltre che in Moldova e in Transnistria.

 

L’Ucraina chiede aiuto e la risposta arriva con una massiccia fornitura di armi. Una norma Nato vieta l’esportazione in Paesi terzi senza il via libera del produttore: prima di vendere armi tedesche agli ucraini, per dire, l’Estonia deve avere il permesso della Germania (che ha deciso di non darlo).

 

In questo caso la regola non vale più e gli Usa hanno autorizzato Paesi Nato a esportare armi d’ogni tipo. Dagli Usa sono arrivati missili anticarro portatili Javelin a guida infrarossi autonoma e i potenti missili antiaerei (Manpads). Dalla Gran Bretagna armi leggere, anti-armatura, anticarro e personale militare di addestramento.

 

allargamento della nato

Gli Stati baltici mandano missili anticarro e antiaerei. La Repubblica Ceca armi leggere. Il Canada un contingente di forze speciali. La Danimarca una fregata nel Baltico, più 4 caccia F-16 in Lituania. L’Olanda invierà 2 caccia F-35.

 

La Spagna si è dichiarata pronta a fare la sua parte. La Turchia ha inviato i droni Bayraktar, in grado di combattere e acquisire informazioni. Il rifiuto della Germania è il primo in 70 anni, e ha incrinato il fronte Nato, con Francia e Italia che allo stesso modo non vogliono immischiarsi in una crisi dov’è in ballo la sicurezza energetica europea e importanti rapporti commerciali con la Russia: 25 miliardi di euro di fatturato l’anno per la Germania, 9 per l’Italia.

 

ucraina

Nato: obiettivi da rivedere

Per fermare l’escalation Putin chiede a Washington un impegno scritto: l’Ucraina non entrerà mai nella Nato, nessuna esercitazione Nato lungo i confini russi, niente truppe americane nei paesi Baltici. La risposta di Biden: discutiamo, ma è l’Ucraina a decidere di quale sistema di sicurezza far parte. E in caso d’invasione, ci saranno pesanti sanzioni e le banche russe fuori dal circuito bancario internazionale.

 

tensione alle stelle russia ucraina

L’Ucraina è spaccata in due: l’ovest che guarda all’Europa e l’est filorusso. Non può reggere a lungo con una guerra civile che sta coinvolgendo tre regioni del Paese, le miniere di carbone in mano a Mosca e gli investitori che fuggono.

 

truppe russe ammassate al confine con l ucraina

Una crisi che mostra l’interesse americano di arrivare sul confine russo, e quello di Putin a preservare la sua autorità politica. Ma rivela anche come la Nato sia un’alleanza da ridefinire, nella natura e negli obiettivi, perché la Guerra fredda è finita e, dall’altra parte, non c’è più un nemico, ma un competitor.

 

Nella stessa visione del presidente americano Biden che conosce molto bene il dossier ucraino – suo figlio Hunter sedeva nel cda del colosso ucraino dell’energia Burisma – sarebbe la Cina il vero nemico. Quella Cina che Putin teme anche più degli europei e degli americani.

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)