1. I SERVIZI SEGRETI FRANCESI UCCISERO GHEDDAFI PER “COPRIRE” I RAPPORTI CON SARKOZY? 2. IL COLPO DI GRAZIA AL COLONNELLO SAREBBE STATO SPARATO DA UNO 007 DI PARIGI 3. I SERVIZI A CACCIA DI SETTANTA SCATOLONI PIENI DI CASSETTE AUDIO E VIDEO CHE CONTENGONO LE REGISTRAZIONI DEGLI INCONTRI E TELEFONATE FRA IL DEFUNTO COLONNELLO ED I DIGNITARI DI MEZZO MONDO, QUANDO VENIVA TRATTATO CON I GUANTI BIANCHI 4. NEL MUCCHIO POTREBBE ESSERCI LA PROVA DEL VERSAMENTO DI 50 MILIONI DI EURO DEL PAZZO DI TRIPOLI PER LA CAMPAGNA ELETTORALE DELL’EX PRESIDENTE FRANCESE 5. L’UNICO CHE POTREBBE FAR LUCE SUL VERSAMENTO È SEIF AL ISLAM, IL FIGLIO DEL RAIS FATTO PRIGIONIERO, CHE I LIBICI VOGLIONO PROCESSARE E CONDANNARE A MORTE

1 - COSÌ SARKOZY FREGÒ GHEDDAFI (E L'ITALIA)
Fausto Biloslavo per "il Giornale"

I servizi segreti sono alla caccia di settanta scatoloni pieni di cassette audio e video che contengono le registrazioni degli incontri e delle telefonate fra il defunto colonnello Gheddafi ed i dignitari di mezzo mondo, quando veniva trattato con i guanti bianchi. Il primo a doversi preoccupare degli scottanti contenuti delle registrazioni è l'ex presidente francese Nicolas Sarkozy, come sostiene il quotidiano le Monde che è tornato sul finanziamento libico alla campagna elettorale di Sarkozy nel 2007.

Nel marzo 2011, poche ore prima dei bombardamenti della Nato sulla Libia, Muammar Gheddafi rilasciava a il Giornale l'ultima intervista della sua vita ad una testata italiana. Alla domanda sull'interventismo francese che ha spinto in guerra mezza Europa, compreso il nostro Paese, rispondeva: «Penso che Sarkozy ha un problema di disordine mentale. Ha detto delle cose che possono saltar fuori solo da un pazzo».

E per ribadire il concetto si sporgeva verso chi scrive battendosi il dito indice sulla tempia, come si fa per indicare i picchiatelli. Il Colonnello non riusciva a comprendere come l'ex amico francese, che aveva aiutato con un cospicuo finanziamento (forse 50 milioni di euro) per conquistare l'Eliseo fosse così deciso a pugnalarlo alle spalle.

Dell'affaire Sarkozy erano al corrente tre fedelissimi di Gheddafi: il responsabile del suo gabinetto, Bashir Saleh, Abdallah Mansour consigliere del Colonnello e Sabri Shadi, capo dell'aviazione libica. Saleh, il testimone chiave, vive in Sudafrica, ma nel 2011 era apparso in Francia e poi sparito nonostante un mandato cattura dell'Interpol. Il caso era stato gestito da Bernard Squarcini, uomo di Sarkozy, ancora oggi a capo del controspionaggio.

E sempre Squarcini è coinvolto nella caccia alle cassette scottanti di Gheddafi, che potrebbero contenere gli incontri con altri leader europei. Silvio Berlusconi non ha mai nascosto l'amicizia con il colonnello, mentre Romano Prodi e Massimo D'Alema, che pure avevano frequentato la tenda di Gheddafi cercano sempre di farlo dimenticare.

Lo sorso anno un politico francese di sinistra, Michel Scarbonchi, viene avvicinato da Mohammed Albichari, il figlio di un capo dei servizi di Gheddafi morto nel 1997 in uno strano incidente stradale. Albichari sostiene che un gruppo di ribelli di Bengasi ha sequestrato «70 cartoni di cassette» di Gheddafi. Scarbonchi si rivolge al capo del controspionaggio, che incontra il contatto libico.

«Avevano recuperato la videoteca di Gheddafi con i suoi incontri e le conversazioni segrete con i leader stranieri» conferma Squarcini a Le Monde . I ribelli vogliono soldi e consegnano come esca una sola cassetta, di poca importanza, che riguarda il presidente della Cosa d'Avorio.

Il materiale è nascosto in un luogo segreto. Pochi mesi dopo Albichari sostiene di essere «stato tradito» e muore per una crisi diabetica a soli 37 anni. Non solo: il corpo di Choukri Ghanem, ex ministro del Petrolio libico, custode di ulteriori informazioni sensibili, viene trovato a galleggiare nel Danubio a Vienna.

La caccia alle registrazioni del Colonnello deve essere iniziata nell'ottobre 2011,quando la colonna di Gheddafi è stata individuata e bombardata da due caccia Rafale francesi. Il rais libico era stato preso vivo, ma poi gli hanno sparato il colpo di grazia. «L'impressione è che dopo il primo gruppo di ribelli sia arrivato un secondo, che sapesse esattamente cosa fare e avesse ordini precisi di eliminare i prigionieri» spiega una fonte riservata de il Giornale che era impegnata nel conflitto.

L'ombra dei servizi francesi sulla fine di Gheddafi è pesante. Sarkozy non poteva permettersi che il colonnello, magari in un'aula di tribunale, rivelasse i rapporti molto stretti con Parigi. La Francia ci aveva tirato per i capelli nella guerra in Libia stuzzicando Berlusconi sui rapporti con Gheddafi. Peccato che Sarkozy ne avesse di ben più imbarazzanti.

Delle cassette di Gheddafi non si sa più nulla. L'unico che potrebbe far luce sul suo contenuto è Seif al Islam, il figlio del colonnello fatto prigioniero, che i libici vogliono processare e condannare a morte.

2 - IL ROMANZO FRANCO-LIBICO DEI SOLDI DI GHEDDAFI A SARKOZY
Dal "Foglio"

L'ex presidente francese Nicolas Sarkozy non ha reagito alle rivelazioni del Monde sull'inchiesta che due giudici di Parigi stanno conducendo sul presunto finanziamento occulto da parte dell'ex colonnello libico Muhammar Gheddafi della campagna del 2007.
L'avvocato storico del colonnello a Parigi, Marcel Ceccaldi, ha proposto ai magistrati Serge Tournaire e René Grouman di ascoltare quattro ex dignitari del regime: l'ex capogabinetto di Gheddafi, Bashir Saleh, che il Monde definisce il "banchiere" del colonnello; l'ex consigliere Abdallah Mansour; il generale Abdelhafid Massoud; e l'ex capo dell'aviazione civile Sabri Shadi.

I quattro sarebbero a conoscenza dei 50 milioni di euro che - secondo Ceccaldi - sarebbero stati consegnati a un emissario di Sarkozy nel 2006. L'accusa è stata lanciata per la prima volta dal figlio del colonnello, Saif al Islam, prima dell'intervento franco-britannico-americano: "Sarkozy deve restituire il denaro che ha accettato dalla Libia per finanziare la sua campagna elettorale", aveva detto il 18 marzo 2011.

L'accusa è confermata dal controverso affarista franco-libanese Ziad Takieddine: Claude Guéant, all'epoca capogabinetto del ministro dell'Interno Sarkozy, "dava a Saleh le indicazioni necessarie per i versamenti". Su Guéant la magistratura ha raccolto qualche fragile elemento: un bonifico da 500 mila euro dalla Malesia e un altro da 25 mila dalla Giordania. Bashir Saleh è il personaggio chiave delle relazioni franco-libiche dai tempi di Chirac.

Uomo di fiducia di Gheddafi, incaricato della gestione dei suoi interessi finanziari, alla caduta del regime, il "banchiere di Gheddafi" era riuscito a negoziare l'uscita dalla Libia, per essere accolto a Tunisi.

Pochi mesi dopo, ha ottenuto asilo in Francia dove ha potuto continuare a coltivare le sue relazioni. Fino al 3 maggio 2012 quando, tre giorni prima dalla disfatta presidenziale di Sarkozy, Saleh è stato caricato su un aereo e spedito verso una meta ignota. Oggi vivrebbe in Sudafrica. Ma "se conoscesse così tante cose, sarebbe già morto", ha detto al Monde una personalità vicina a Sarkozy. In realtà, di morti sospette ce ne sono già.

Quella di Gheddafi stesso, che diverse fonti anonime e ufficiali hanno attribuito a un agente segreto francese infiltrato tra i ribelli libici. Secondo fonti vicine a Sarkozy, l'uomo che sa "tutti i segreti" è il figlio di Gheddafi, Saif al Islam.

Tra i segreti - per il Monde - potrebbero esserci anche 5 milioni di finanziamenti al Partito socialista. Ma sullo sfondo rimane una domanda senza risposta: quali sono le ragioni che hanno spinto, nel marzo del 2011, Sarkozy a tradire l'amico Gheddafi, diventando il leader occidentale che più ha spinto per la sua eliminazione?

 

Sarko e Gheddafi SARKOZY PERQUISITO GHEDDAFI IN ITALIA gheddafi EST F F HE x GHEDDAFIsarkozy carla bruni NICOLAS SARKOZY FOTOGRAFATO DA PHILIPPE WARRIN jpegSARKOZY PERQUISITO figlio di Gheddafi SAIF AL ISLAM - SECONDOGENITO DI GHEDDAFI - CATTURATO DAI RIBELLISaif ul-islam Gheddafisarko gheddafi

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