PRONTO GIORGIO? - DOPO AVER FATTO GIRARE LE SCATOLE A EZIO MAURO INTERVISTANDO CONTRO IL MANCINO NAPOLITANO DUE EMINENTI FIRME DI “REPUBBLICA”, BARBARA SPINELLI E FRANCO CORDERO, ORA TOCCA AL ‘’CORRIERE’’ CON L’INTERVISTA DI TRAVAGLIO A GIOVANNI SARTORI - PER IL POLITOLOGO LE TELEFONATE TRA MANCINO E IL QUIRINALE ERANO “LINGUA IN BOCCA” - IL COLLE “SI È SPINTO OLTRE I SUOI POTERI” E CONSO “L’HA FATTO PERCHÉ GLIEL’HA CHIESTO QUALCUNO PER LE VIE BREVI, SENZA LASCIARE TRACCE, COME SI FA IN QUESTI CASI”…

Marco Travaglio per "il Fatto Quotidiano"

Professor Giovanni Sartori, ha seguito l'affaire Quirinale-Mancino?
Sì, ho letto i giornali anche se sono in vacanza. Sa, bisogna ritemprarsi un po', perché alla ripresa fino alle elezioni ne vedremo di cotte e di crude. Berlusconi ne farà ancora di tutti i colori pur di tornare a galla, l'ho rivisto in gran forma. E non solo lui...

Dicevamo delle telefonate fra Mancino e il Quirinale. Lei che idea si è fatto?
Distinguerei fra Mancino e Conso, anche se tutti e due sono indagati per aver mentito ai magistrati. Su Mancino, posso tranquillissimamente credere a qualche suo zampino nelle faccende della trattativa. È un vecchio democristiano e la Dc, di trattative con mafiosi, camorristi eccetera, se ne intendeva.

Conso, invece?
Beh, Conso lo conosco bene, è una persona integerrima: non certo il tipo che, da ministro della Giustizia, toglie il carcere duro a centinaia di mafiosi spontaneamente per favorire la mafia. È evidente che l'ha fatto perché gliel'ha chiesto qualcuno per le vie brevi, senza lasciare tracce, come si fa in questi casi .

Ma è proprio questo il punto: lui invece dice di aver fatto tutto da solo, senza consultarsi con nessuno né obbedire a nessuno. Invece c'è la prova documentale che qualche mese prima il direttore delle carceri gli aveva chiesto di revocare il 41-bis a centinaia di boss come "segnale distensivo" a Cosa Nostra.
Ma è chiaro che è andata così! Gli han detto "fai così" e lui l'ha fatto. Temo che i mandanti della trattativa resteranno l'ennesimo segreto di Stato. Se però i magistrati o il Fatto quotidiano riusciranno a svelarlo, sarò il primo a battere le mani.

Però ai magistrati, sotto giuramento, Conso ha negato di averne parlato con chicchessia. Per questo è indagato per false dichiarazioni.
Ma questo, paradossalmente, fa parte della sua pulizia. Lui si prende tutta la colpa, anche negando l'evidenza, per non tradire, non coinvolgere chi l'ha tirato dentro a questa brutta storia. È un uomo d'onore, in senso buono: copre tutti gli altri.

Torniamo a quelle telefonate. Mancino, quando capisce che sta per essere indagato per falsa testimonianza perché due suoi ex colleghi ministri, Martelli e Scotti, lo smentiscono, comincia a tempestare il consigliere giuridico del Quirinale, Loris D'Ambrosio. E quello, invece di liquidarlo, lo sta a sentire, soddisfa le sue richieste, mobilita alti magistrati. E interviene personalmente anche Napolitano in persona.

Eh beh per forza, come facevano a staccargli il telefono in faccia? Mancino ha avuto le mani dappertutto, ha occupato quasi tutte le poltrone che contano, e da ultimo è stato vicepresidente del Csm quando Napolitano ne era il presidente. Non mi meraviglio di nulla, se non della sua sprovvedutezza: da un volpone come lui, mi sarei aspettato che certe cose le dicesse a voce, e non al telefono. Ma come, vuoi chiedere un favore al Quirinale e alzi la cornetta facendoti scoprire e mettendo nei guai pure la Presidenza della Repubblica? Altri della sua scuola, al suo posto, avrebbero messo i piedi in spalla e sarebbero andati di persona al Quirinale, per non lasciare impronte digitali. Non lo facevo così incauto e sciocco.

Franco Cordero ha ricordato che in base all'articolo 104 della Costituzione la magistratura è autonoma e indipendente da ogni altro potere e la sua autonomia è garantita proprio dal Csm, presieduto da Napolitano. Dunque non rientra fra i suoi poteri sollecitare "coordinamenti" fra procure su un'indagine in corso, solo perché glielo chiede un soggetto che è parte in quell'indagine. Lei condivide?
Perfetto, non fa una grinza: in nome della vecchia colleganza, il Quirinale s'è spinto oltre i suoi poteri.

Ora, nell'opinione pubblica, si rafforza la sensazione che la legge non sia uguale per tutti. E soprattutto che, in barba all'articolo 3, non tutti i cittadini siano eguali davanti alla legge.
È quel che pensano molti dei nostri politici. Mancino, in quelle telefonate, dimostra chiaramente di considerarsi niente affatto uguale agli altri: semmai un "eguale fra i diseguali"...

Sì, ma anche il Quirinale, intervenendo in suo favore, ha dimostrato di considerarlo più uguale degli altri.
E certo, quello del Quirinale è stato un errore quantomeno di stile. Non so quanto ha sbagliato il capo dello Stato e quanto il suo consigliere, né fino a che punto sono arrivati a interferire o a intervenire nelle indagini. Ma è chiaro che Napolitano è incorso perlomeno in un "eccesso di amicizia". Conosce Mancino da una vita e s'è spinto troppo in là. Lui o il suo consigliere o tutti e due, si vedrà. A leggere quelle telefonate, i due sono proprio "charms", come dicono gli inglesi: traducendo liberamente, "lingua in bocca"...

Sentimento umano, per carità: che però non dovrebbe condizionare l'imparzialità di un'istituzione di garanzia come il Quirinale.
Sì, ma siamo in Italia e sappiamo come vanno queste cose negli alti palazzi. Fra di loro i potenti hanno tutti un eccesso di pietas cristiana, anzi democristiana...

Anche l'ex comunista Napolitano?
Ma il comunismo lui l'ha superato da un pezzo, che diamine. Quando era ancora nel Pci, fu il primo comunista a tenere due conferenze negli Stati Uniti. Io lo conobbi lì. Fu impeccabile, maestro di savoir faire, padronanza della lingua e diplomazia.

Non sarà che, sotto sotto, gli è rimasto un pizzico di cultura comunista, quella per cui il rispetto delle regole è subordinato agli interessi superiori del partito?
Eh certo, un po' di togliattismo ti rimane sempre, quando vieni dalla scuola delle Frattocchie... Chi esce dalle Frattocchie, frattocchio resta...

Lei ha insegnato per una vita negli Stati Uniti: se l'immagina che sarebbe accaduto se un Presidente avesse interferito in un'indagine a gentile richiesta di un politico?
No che non me lo immagino. Perché gli Stati Uniti non sono l'Italia. Un presidente americano si guarda bene dal fare certe cose.

 

GIOVANNI SARTORI GIOVANNI SARTORI E LA SUA MUSA NAPOLITANO NapolitanoNICOLA MANCINO LORIS D AMBROSIOFRANCO CORDEROBARBARA SPINELLI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)