ungheria referendum

TANTO POPULISMO PER NIENTE - SBERLA ALLA LINEA DURA DI VIKTOR ORBÁN: IL REFERENDUM CONTRO LE QUOTE DEI MIGRANTI ASSEGNATE DA BRUXELLES NON RAGGIUNGE IL QUORUM (AFFLUENZA AL 43,9%) - MA TRA I VOTANTI, PIÙ DI 9 SU 10 ERANO PER IL PUGNO DI FERRO - IL GOVERNO ORA VUOLE UNA LEGGE: NIENTE STRANIERI SENZA IL VIA LIBERA DEL PARLAMENTO

Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”

 

merkel orban migranti profughimerkel orban migranti profughi

Lo striscione di benvenuto ai rifugiati penzola dal ponte delle Catene. Alcuni attivisti delle associazioni umanitarie lo hanno appeso a metà pomeriggio, quando ormai era già tutto chiaro. E' un timido sberleffo, una messa in scena utile solo alla fotografia con il palazzo del Parlamento ungherese sullo sfondo. Ma in qualche modo riassume con ironia anche il senso di questa giornata, vissuta dalle cancellerie europee con una certa apprensione, prima del sospiro di sollievo finale.

 

 budapest, 26 ottobre 2014: proteste di piazza contro la internet tax decisa dal premier viktor orban 6 budapest, 26 ottobre 2014: proteste di piazza contro la internet tax decisa dal premier viktor orban 6

Lo schiaffone che Viktor Orbán voleva dare all' Unione Europea si rivela al massimo uno scappellotto, con potenziale effetto boomerang. Il referendum contro le quote dei migranti assegnate da Bruxelles, voluto e imposto dal primo ministro nazional-populista non ha raggiunto il quorum del cinquanta per cento, quindi non è valido. Il suo risultato non conta nulla. O almeno non dovrebbe contare, Costituzione ungherese alla mano.

 

 budapest, 26 ottobre 2014: proteste di piazza contro la internet tax decisa dal premier viktor orban 7 budapest, 26 ottobre 2014: proteste di piazza contro la internet tax decisa dal premier viktor orban 7

Al mattino presto, dopo aver votato nella scuola di un ricco sobborgo di Budapest, Orbán aveva già messo le mani avanti, dicendo che a prescindere dalla percentuale dei partecipanti, lo scontato plebiscito per il No all' accoglienza dei 1.300 profughi deciso da Bruxelles avrebbe avuto comunque serie conseguenze giuridiche. Le dichiarazioni fatte all' uscita del ginnasio non sono state solo un tentativo di vedere il bicchiere mezzo pieno in vista di un possibile fallimento. Rappresentano anche una anticipazione di quel che ben presto avverrà in Ungheria.

 budapest, 26 ottobre 2014: proteste di piazza contro la internet tax decisa dal premier viktor orban 3 budapest, 26 ottobre 2014: proteste di piazza contro la internet tax decisa dal premier viktor orban 3

 

«Meglio un referendum valido che uno non valido - ha detto -. Le conseguenze legali si applicheranno in ogni caso. L' unica cosa importante è che ci siano più No che Sì».

Cambierà la Costituzione. Lo strappo con l'Unione europea ci sarà comunque. A urne ancora aperte Orbán ha promesso di creare una linea politica che permetta al Parlamento ungherese di essere l' unico soggetto tenuto a decidere sull' eventuale accoglienza dei migranti. «Noi, e non altri», ha sorriso prima di salutare.

 

Il copione sembra già scritto, a prescindere dal referendum. Il suo esito ha una importanza relativa, almeno in Ungheria. E infatti le prime parole ufficiali dopo l' annuncio del mancato quorum sembrano un inno alla gioia. «Una vittoria a valanga».

 budapest, 26 ottobre 2014: proteste di piazza contro la internet tax decisa dal premier viktor orban 14 budapest, 26 ottobre 2014: proteste di piazza contro la internet tax decisa dal premier viktor orban 14

 

Al vicepremier Zsolt Semjén è toccata la parte dell' entusiasta. «Con questa alta partecipazione il governo ha ricevuto un chiaro mandato per rigettare le quote imposte dall' Unione europea, ed è esattamente quel che faremo, se necessario modificando anche la nostra carta costituzionale».

 

La surreale conferenza stampa tenuta da Orbán in una sala dove non sono stati ammessi i giornalisti testimonia però un certo nervosismo latente tra le fila dell' aspirante uomo forte del blocco dell' Est. Sottovoce e silenziati dall' enfasi governativa, ma i numeri parlano chiaro. La maggioranza degli ungheresi è rimasta a casa, accogliendo l' invito all' astensione fatto da una maggioranza quasi sempre silenziata e per giunta divisa. Potevano votare 8.167.068 persone.

 

VIKTOR ORBAN VIKTOR ORBAN

Lo hanno fatto solo in tre milioni e duecentomila, pari al 43,9 degli aventi diritto. Il No ha vinto con il 95 per cento. Le cifre sul mancato quorum avrebbero potuto essere ancora più pesanti di altri sette punti percentuali per il governo se alcune formazioni politiche minori non si fossero distinte facendo appello per il Sì o per la scheda nulla.

 

Il plebiscito che Orbán chiedeva non c' è stato. Alla fine l' esuberante primo ministro ungherese si ritrova con lo stesso risultato delle elezioni politiche del 2014. La base elettorale del No corrisponde infatti alla somma dei voti presi da Fidesz, il partito di governo, e dall' ultradestra di Joppik, che si è mobilitata per la consultazione ma è stata la prima a presentare il conto chiedendo le dimissioni del premier. «Si è fatto un autogol, il referendum è stato un fallimento politico».

 

arrivo dei migranti in ungheria 4arrivo dei migranti in ungheria 4

Il capo della Coalizione democratica Ferenc Gyurcsàny si è invece ritrovato con una opposizione rivitalizzata per grazia ricevuta. «Se il governo non ascolta la voce della maggioranza significa che è politicamente sordo».

 

La prima sconfitta di un uomo non abituato a perdere può provocare problemi di udito. Viktor Orbán infatti ha reagito alla sua maniera, tirando dritto come fa da quando ha preso il potere. «Si tratta di un risultato sensazionale. Abbiamo vinto. Ha votato No alla quote di Bruxelles lo stesso numero di persone che nel 2003 avevano approvato l' ingresso nell' Unione europea. Il nostro governo intende inserire nella Costituzione la decisione presa oggi dagli ungheresi. Entro un paio di giorni farò la proposta ufficiale al Parlamento».

Come se nulla fosse accaduto. La maggioranza non conta.

 

confine ungheria austria 9confine ungheria austria 9

Lo striscione di benvenuto ai migranti sul ponte delle Catene è durato un paio d' ore. La polizia lo ha subito tolto. Niente di nuovo sul fronte orientale per l' Europa. Ma non cambia niente neppure per l' Ungheria.

PROFUGHI IN UNGHERIAPROFUGHI IN UNGHERIA

Ultimi Dagoreport

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONI – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…