1. LA PASSIONE DI SCAJOLA PER LE INFORMAZIONI “RISERVATE” NON È PROPRIO UNA NOVITÀ 2. DUE ANNI FA, A UNA RIUNIONE DI PARTITO IN LIGURIA, GUARDANDO NEGLI OCCHI I DEPUTATI PDL GRILLO (LUIGI), BIASOTTI, SCANDROGLIO E MINASSO, SCANDÌ: “SO TUTTO DI VOI” ¬ 3. E PER FARSI CAPIRE MEGLIO “U MINISTRU”, COME LO CHIAMANO IN LIGURIA, AGGIUNSE: “CON I MIEI INCARICHI AL MINISTERO E A CAPO DEI SERVIZI, SO TUTTO DEI VOSTRI NEI” 4. UN ANNO DOPO, I PM GLI PERQUISISCONO LA LUSSUOSA ‘VILLA NINIMA’ SULLE ALTURE DI IMPERIA E TROVANO L’ARCHIVIO OGGI SEQUESTRATO DALLA PROCURA DI REGGIO CALABRIA 5. ALCUNI DOSSIER SUL G8 DI GENOVA, SU BERLUSCONI E SU MARCO BIAGI FINISCONO A ROMA 6. NEI DOSSIER LIGURI SPUNTA UN’INFORMATIVA RISERVATA DEI CARABINIERI SU MINASSO

Francesco Bonazzi per Dagospia

La sera del primo dicembre 2012, i suoi colleghi di partito pensavano che scherzasse. Alla riunione del coordinamento ligure del Pdl, Claudio Scajola si presenta sulle ali del coinvolgimento nello scandalo del porto d'Imperia e nell'inchiesta Anemone-Balducci per la famosa casa del Colosseo "a sua insaputa".

A livello nazionale, nel 2012 il tre volte ministro nei governi Berlusconi è già un leader al capolinea, bruciato da un tramonto infuocato e anche un po' ridicolo. Ma in Liguria, "u ministru", come lo chiamano con piaggeria, conta ancora tantissimo: ha i suoi uomini in decine di amministrazioni, nelle opere pubbliche più importanti, nei giornali, nelle tv locali e in banca Carige, dove decide le carriere più importanti.

Sta già venendo giù tutto un sistema, come testimoniano gli arresti di magistrati locali, i trasferimenti di prefetti e mille altri segnali che arrivano perfino dal Pd ligure e dalla curia di Bagnasco, ma in Liguria si fa finta di nulla.

In quell'inverno 2012 molti ancora ripetono, con ostinazione che a volte sembra quasi patetica, "Claudio è ancora molto potente". Soltanto i seguaci dello spezzino Luigi Grillo, arrestato giovedì per l'Expo2015, hanno il coraggio di dire: "No, è un uomo finito". Ma è solo concorrenza, e anche un po' sleale.

La sera del primo dicembre, allora, davanti a una cinquantina scarsa di persone tra i quali spiccano i deputati Sandro Biasotti, Michele Scandroglio, Luigi Grillo ed Eugenio Minasso, a un certo punto Scajola parte con un discorso minaccioso: "Molti di voi, per pudore, non avendo più dignità, non possono fare altro che abbassare gli occhi al mio cospetto. A chi mi ha attaccato, strumentalizzando le mie vicende giudiziarie, auguro l'ultimo dei gironi infernali. Avete cercato di trarre vantaggio dalle mie sventure, perché magari se io fossi uscito di scena c'era un posto in più per voi. Pensare che io, che con i miei incarichi al ministero e a capo dei Servizi, so tutto di voi e dei vostri nei, eppure non ci ho mai giocato".

Molti si alzano e se ne vanno. E nei giorni seguenti si lamentano ufficialmente con Angelino Alfano, all'epoca segretario del partito, per le minacce di Scajola in una riunione di partito. Minacce che per altro il giorno dopo escono puntualmente sul ‘'Secolo XIX'', che aveva un giornalista in sala, con tanto di registratore e taccuino. Scajola, non potendo smentire, si rifugia nella solita storia delle "frasi estrapolate" ad arte.

Certo, che Scajola potesse avere informazioni riservate sui suoi colleghi di partito, essendo stato ministro degli Interni ai tempi del G8 di Genova (ma in quei giorni, se ne rimase prudentemente a Roma), capo del Comitato di controllo sui servizi segreti e buon amico del generale Niccolò Pollari, era del tutto plausibile.

Ma alcuni degli "avvertiti" continuarono a minimizzare: "No, Claudio è fatto così, a volte millanta e poi le sue gaffe sono celebri". In effetti le gaffe sono celebri. Una, quella su "Biagi rompicoglioni", gli costò il Viminale. Un'altra, quella della "casa a mia insaputa", lo ha politicamente annichilito, come ritiene Silvio Berlusconi che solo per questo lo ha tolto dalle liste delle Europee.

Non passano neppure dieci mesi da quella sfortunata riunione di partito che l'ombra dei dossier oggi al vaglio della procura reggina comincia a prendere sostanza. La ristrutturazione di "Villa Ninina", la lussuosa residenza del politico imperiese sulle alture di Imperia, finisce sotto inchiesta.

Il sospetto della Procura è che siano stati eseguiti lavori ben più costosi del dichiarato e che non se li sia pagati Scajola. Nella perquisizione saltano fuori reperti romani trafugati da una nave e, soprattutto, i famosi faldoni dell'archivio Scajola.

Che cosa contengono? Con precisione, non lo si sa ancora. Anche perché la procura di Imperia non sequestra tutto l'archivio, ma sono quella parte che sembra evidentemente illegale. Ci sono fascicoli sul G8 di Genova, su Berlusconi, su Biagi e su altre vicende nazionali, contenuti in cartelle con l'intestazione del Viminale e del Copaco (oggi Copasir).

E ci sono fascicoli su personaggi liguri. Scajola viene indagato per ricettazione aggravata e parte del materiale viene spedito ai pm di Roma, per competenza. Poi viene interrogato Scajola, nell'ottobre scorso, che se la cava dicendo che è roba che viene dai traslochi ministeriali è che quei fascicoli riservati sono stati probabilmente messi negli scatoloni dalle segretarie. A sua insaputa, ovvio.

E come sono fatti? Sempre nell'autunno scorso, i pm chiamano Minasso, ex deputato di An e rivale di Scajola nel Ponente ligure. E' uno dei "minacciati" di quella sera che Scajola ammonì dicendo "So tutto di voi". Sul tavolo, c'è una cartellina con il suo nome sopra, ma dentro non contiene molta roba. Però c'è una relazione dei Carabinieri di Imperia, che porta la data del 1998, con dentro un'informativa riservata. Si parla di un tizio che è stato trovato con della cocaina e contiene un elenco delle sue frequentazioni, una decina di persone circa, tra i quali spunta il nome di Minasso. E nella relazione, si suggeriva di allargare le indagini anche agli amici.

Minasso, quando la vede, resta senza parole. Su di lui non c'è nulla, ma quell'informativa non doveva stare a casa Scajola. Immediatamente pensa di denunciarlo, ma i pm lo fermano: "No, onorevole, non serve, il reato è grave e procediamo già noi di ufficio. Lei è parte lesa".

E come si difese Scajola da quella cartuccella un po' fangosa su un onorevole del Pdl? Disse che aveva trovato quel dossier "nella cassetta delle lettere". E sarà sicuramente così. Ma una persona che ha un minimo senso della legge (non diciamo dello Stato), quella nota riservata dei carabinieri l'avrebbe riconsegnata all'Arma. Oppure, l'avrebbe buttata nel gabinetto. ‘U ministru invece l'ha tenuta e fatta catalogare.

L'inchiesta dell'Antimafia reggina è solo all'inizio. E magari i pm calabresi hanno trovato a casa Scajola documenti che i colleghi di Imperia non avevano visto, o che hanno mandato a Roma e che non sono stati ancora ben inquadrati.

Sembra però difficile, dopo le tante perquisizioni subite negli ultimi tre anni, che tutte quelle carte possano contenere qualcosa di fondamentale e alimentare leggende nere. Leggende spesso dovute alle gaffe di Scajola stesso. Però con Sciaboletta non si può mai dire. Anche quella sera del coordinamento ligure sembrava che stesse solo gonfiando la mascella, e poi invece la cartuccella zozza ce l'aveva eccome.

 

CLAUDIO SCAJOLA Claudio Scajola ANEMONE ALL'USCITA DAL CARCEREAngelo BAlducci - Diego Anemone e Maudo della Giovampaola (Dal Giornale)scajola moglie colosseoBANCA CARIGE LUIGI GRILLO IGNAZIO VISCO resize angelino alfano pennarello argento BERLUSCONI E ALFANO AL QUIRINALE FOTO LAPRESSEIL _FOGLIO_ ACCOMUNA LA BICICLETTA DI MARCO BIAGI CON LA MAGLIETTA _FORNERO AL CIMITERO_Marco Biagi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”