1. SCALFARI ATTACK! ‘’RENZI HA DUE NEMICI, UNO DICHIARATO È GRILLO, L’ALTRO POTENZIALE È BERLUSCONI. LA VERA SFIDA DELLE EUROPEE È TRA QUESTI TRE POPULISMI” 2. QUESTO È IL PAROLAIO DI FIRENZE! “RENZI È UN POPULISTA CHE COMBATTE IL POPULISMO IN CASA D’ALTRI MA LO APPLICA IN CASA PROPRIA. CON LE CARATTERISTICHE DI BERLUSCONI SENZA I VIZI E I CRIMINI DI BERLUSCONI. È IL FIGLIO BUONO E BRAVO DI SILVIO E INFATTI LO DICE E NE È ALLEATO E LO SOSTERRÀ, PRONTO PERÒ A PUGNALARLO ALLE SPALLE SE DOVRÀ IN QUALCHE MODO EVITARE LA SCONFITTA DI FORZA ITALIA ALLE EUROPEE” 3. MINZOLINI METTE IL DITO NELLA PIAGA: “SENZA UN’IDENTITÀ FORTE RISCHIAMO CHE GRILLO SIA VISTO COME L’UNICA OPPOSIZIONE E I NOSTRI ELETTORI SI RIVOLGANO A RENZI”

1. "GRILLO, UNICA OPPOSIZIONE"
Da Repubblica
- Minzolini: "Senza un'identità forte rischiamo che Grillo sia visto come l'unica opposizione e i nostri elettori si rivolgano a Renzi"

2. SCALFARI: "RENZI È IL FIGLIO BUONO E BRAVO DI SILVIO"
Eugenio Scalfari per La Repubblica

Le elezioni europee del 25 maggio produrranno secondo il loro risultato varie conseguenze nei singoli paesi membri della Ue e nel Parlamento di Strasburgo.
Per quanto ci riguarda esse misureranno col sistema proporzionale la consistenza delle varie forze in campo che, lasciando da parte partitini di piccolissime dimensioni, si riducono a cinque: il Pd di Renzi, i pentastellati di Grillo, Forza Italia di Berlusconi, il centrodestra di Alfano e la Lega.

Due di questi partiti sono decisamente antieuropei e antieuro: Grillo e la Lega. Forza Italia di Berlusconi è a mezza strada secondo quelli che saranno durante la campagna elettorale gli umori del capo. Due, il Pd di Renzi e il centrodestra di Alfano, sono europeisti e decisamente favorevoli all'euro. Tutti comunque, nessuno eccettuato, puntano a favorire la crescita dell'economia reale, ma gli anti- euro immaginano una crescita mentre parteggiano per un obiettivo che produrrà soltanto rovine e macerie portando gli Stati che abbandoneranno la moneta unica a livello dei paesi economicamente poveri e politicamente del tutto irrilevanti.

Se poi vogliamo considerare lo scacchiere politico italiano per quanto riguarda la natura delle forze che si confrontano, constatiamo che Grillo, Berlusconi e la Lega sono partiti di natura chiaramente populista; il centrodestra di Alfano ed anche di Casini certamente no. E Renzi? Che cos'è Renzi e il partito renziano che ancora chiamiamo Pd ma la cui natura è profondamente cambiata?

Esprimo qui un'opinione personale: Renzi è un populista che combatte il populismo in casa d'altri ma lo applica in casa propria. Dicono gli osservatori che circa cinque ore al giorno sugli schermi delle varie trasmissioni televisive appare lui con la sua facondia, la sua capacità di ispirare simpatia, il fascino seduttivo che emana dal suo viso, dai suoi gesti, dalla sua figura. Renzi persegue l'obiettivo di guadagnare consensi e stravincere alle prossime europee.

La tecnica seduttiva non si impara, ci si nasce. Poi con il tempo e l'esperienza la si affina e se ne fa uno strumento di potere a favore del partito di cui si ha la guida, e se l'operazione funziona porta al possesso di quel partito. Questo è Renzi. Con le caratteristiche di Berlusconi senza i vizi e i crimini di Berlusconi. È il figlio buono e bravo di Silvio e infatti lo dice e ne è alleato e lo sosterrà, pronto però a pugnalarlo alle spalle se dovrà in qualche modo evitare la sconfitta alle europee.

Renzi lo sa che può anche avvenire questo; d'altra parte è lui che ha rimesso Berlusconi in circolazione politica e chi può essere causa del suo male pianga se stesso. Renzi comunque ha due nemici, uno dichiarato è Grillo, l'altro potenziale è Berlusconi. Tre populismi si affronteranno dunque il 25 maggio con l'obiettivo di non perdere i voti che già hanno, di prenderne il più possibile dal partito delle astensioni e qualcuno dagli avversari.

Nella storia moderna il populismo, i partiti personalizzati, le leadership assolute e il decisionismo sono diventati conseguenze inevitabili del suffragio universale, perciò il livello della politica e la qualità del bene comune sono precipitati in basso.

A noi piacerebbe risollevarli, usare la critica responsabilmente tutte le volte che ci sembri necessario, sostenendo anche ciò che non ci piace se non vi sono alternative disponibili. Ma le alternative - se non ci sono - bisogna comunque prepararle. Ecco un ruolo che possiamo e dobbiamo assumerci con il massimo impegno. Informare la gente e aiutarla a capire educandola alla democrazia. Non è facile ma è ciò che abbiamo tentato di fare per tutta la vita.

3. RENZI-GRILLO, UNICI PROTAGONISTI IN CAMPO: LA VERA SFIDA DELLE EUROPEE È TRA LORO
Fabio Martini per La Stampa

Oramai è come se vivessero in simbiosi, l'uno per l'altro. Beppe Grillo dedica a Matteo Renzi le sue battute più velenose, mentre l'altro, ignorando completamente quelli che dovrebbero essere i suoi avversari «naturali» - Berlusconi, Rodotà o D'Alema - si applica a un costante sfottò nei confronti del capopolo genovese. C'è da capirli. A 48 giorni dalle elezioni Europee, incredibilmente, sono rimasti in campo solo loro due.

Tutti i principali istituti di sondaggi sono convergenti nel rilevare, da una parte un costante tracollo nelle intenzioni di voto per Forza Italia (per la prima volta rischia di scendere sotto la soglia del 20 per cento), dall'altra una contestuale, graduale ma sicura ascesa del Pd di Renzi e del Cinque Stelle di Grillo.

Per gli altri, tutti sotto il 5%, restano le briciole. Sfida senza precedenti: tra un leader progressista anomalo come Matteo Renzi (che preferisce il discrimine conservatori-innovatori rispetto a quello classico sinistra-destra) e il Cinque Stelle, che invece non vuol essere etichettato, né di destra né di sinistra. Una sfida tra semplificatori.

Osserva Roberto Weber, il sondaggista che un anno e mezzo fa ha colto per primo l'ascesa elettorale di Grillo: «Sì, in vista delle Europee siamo a una polarizzazione Renzi-Grillo. Certo, è un fenomeno transitorio, prima o poi si tornerà alla classica divisione tra sinistra e destra, ma per il momento questa canalizzazione è destinata a durare».

Il sessantacinquenne comico genovese si prepara alla contesa elettorale col consueto armamentario, arricchito di qualche astuzia nuova. Il «trattamento» riservato al nemico di turno è quello consueto: dileggio condito da un linguaggio greve. Renzi è «un bamboccio», «il figlio di Gelli», uno che si è fatto «prendere per il culo in Europa», «uno che resuscita un morto come Berlusconi». E se Grillo vira sul vezzeggiativo, lo condisce con le salse forti: «È un cazzoncello...».

Certo, Grillo si rende conto che sarebbe meglio evitare ulteriore pubblicità a un premier già sovraesposto e infatti dice: «Renzi è un pupazzo, non lo voglio neanche nominare. È finto...». Ma l'astuzia fatica a concretizzarsi. Una novità dell'ultimo Grillo è una certa disponibilità a farsi vedere nei tg, rilasciando dichiarazioni per strada. Due giorni fa è arrivato a congedarsi da un gruppo di giornalisti con un «ciao ragazzi, grazie...».

Ma la scommessa elettorale più interessante è quella di continuare il pendolo sinistra-destra. Perché è vero, come fa notare Roberto Weber, che «più alza i toni in opposizione a Renzi e più Grillo rappresenterà l'alternativa per chi è saldamente "anti-sinistra"». Ma è altrettanto vero che, mentre dopo le elezioni Politiche, il Cinque Stelle rifiutò l'appello all'azione comune di alcuni intellettuali della sinistra intransigente, qualche giorno fa, a sorpresa, Grillo e Casaleggio hanno firmano l'appello promosso da Libertà e Giustizia, che denuncia «la svolta autoritaria».

E Renzi? Per ora sta domando il suo spirito reattivo, convinto come è che il modo migliore per rintuzzare Grillo e rubargli voti, sia quello di attestarsi sull'argomentazione scandita in una intervista a Sky: «Come si dice a Roma? Grillo sta a rosicà. Ha avuto successo parlando di rinnovamento, ma ora vede uno che cambia le cose davvero e si sente franare la terra sotto i piedi». Renzi ha deciso di evitare qualsiasi allusione ai sondaggi.

Ma li guarda tutti i giorni, i numeri sono gratificanti, visto che per la Ixè di Weber, due giorni prima delle Primarie di dicembre il Pd era al 27,4%, oggi è quotato al 32,8, mentre la fiducia nel leader allora era al 53%, oggi è al 59. Ma Renzi lo sa: anche Grillo è in ascesa. La sfida è destinata ad incrudelirsi.

 

 

renzi in versione regina elisabetta ritwittato da grillo Beppe Grillo al termine dellincontro con Matteo Renzi b f b fc f ac b e c ac renzi con andreotti e buttiglione ritwittato da beppe grillo GRILLO RITWITTA IL FOTOMONTAGGIO VECCHIOTTO DI RENZI E BERLUSCONI FUSI INSIEME GRILLO RITWITTA IMMAGINI SU BERLUSCONI E RENZI GRILLO RITWITTA IMMAGINI SU BERLUSCONI E RENZI YALTA CON BERLUSCONI RENZI GRILLO GRILLO E RENZI Laura Boldrini e Eugenio Scalfari BEPPE GRILLO SBERTUCCIA RENZI E LE NONNE grillo RENZIFOTOMONTAGGIO SU RENZI DAL BLOG DI BEPPE GRILLO

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