MARCENARO: “QUELLI DEL “FATTO” SONO DI DESTRA INFILTRATI A SINISTRA, GAD LERNER È DI SINISTRA INFILTRATO NELLA DESTRA CHE SI È INFILTRATA NELLA SINISTRA” - ARBASINO: “ANNI FA A MILANO, C’ERANO GLI ‘SVIZZEROTTI’. OGGI PASSATO IL CONFINE VERSO L’ENGADINA, SI VEDONO A TAVOLA SIGNORI SVIZZERI SERVITI DA CAMERIERI ‘ITALIANETTI’ O ‘ARABETTI’” - SCANZI: “LA NUOVA FRONTIERA DEL GIORNALISMO È IL TWITTER-SCAZZO. UNA FIRMA CINGUETTA UN PARERE. UN COLLEGA GLI RISPONDE. E IL RESTO È RISSA”…

1 - ANDREA'S VERSION...
Andrea Marcenaro per "il Foglio

Domenica prossima, alla Versiliana di Marina di Pietrasanta, Lucca, la destra infiltrata nella sinistra (come venne definita per primo da Ezio Mauro su Repubblica, seguito solo più tardi dal professor Prospero sull'Unità) consegnerà ai magistrati palermitani Ingroia e Di Matteo le 136 mila 934 firme raccolte a tutto ieri dal Fatto quotidiano contro "l'accerchiamento cui sono sottoposti i pm di Palermo da parte di Quirinale, Csm, Avvocatura dello stato, pg della Cassazione e governo".

Molti gli ospiti illustri, da Luigi De Magistris a don Gallo, da Santoro a Mentana, dal fratello di Paolo Borsellino, Salvatore, al procuratore Gian Carlo Caselli. A far da padrone di casa, ovviamente, Marco Travaglio. Dall'elenco degli illustri firmatari che figurano ospiti, fornito dal Fatto, manca il nome di Gad Lerner, e comprensibilmente, essendo egli non un populista di destra infiltrato nella sinistra, ma un signore di sinistra infiltrato nella destra che si è infiltrata nella sinistra perciò c'entra meno.

2 - GLI ETERNI CARATTERI DEI NOSTRI VACANZIERI...
Alberto Arbasino per "la Repubblica

Una volta, anni fa, soprattutto nei paraggi di Milano, si parlava di «svizzerotti» con una certa condiscendenza. Attualmente, non appena passato il confine verso l'Engadina, si vedono a tavola soprattutto signori svizzeri o tedeschi, serviti da camerieri «italianetti » o «arabetti», morettini premurosi e tipicamente «invisibili». O pizzaioli meridionali in bella vista con i loro caratteristici attrezzi. Fra loro si chiamano «capo».

Nel caso di veri «capi» italiani, distinti, quando entrano in un salone da pranzo, anche se sono piemontesi o lombardi, immancabilmente il pianista o l'orchestrina attaccano «che bella cosa, "na giurnata e' ssole"». Che del resto è alla base della cultura napoletana della «bella giornata»: come ha spiegato benissimo Raffaele La Capria.

Bastano invero alcuni tratti per renderci, in quanto italiani, «caratteristici » agli sguardi più nordici; e spiegare i vari titoli dei giornali stranieri sulle «eterne vacanze» dei popoli mediterranei? Con ironie anche grevi a proposito del «sole mio»?

Del resto, spesso si vedono, su questi trenini rossi, ebrei molto tipici e musulmani altrettanto caratteristici. Se poi questi ultimi sono religiosi davvero praticanti ci si potrà chiedere se insomma consentono a ricevere disposizioni da «controllore» femmine e giovani.

Frattanto, molti paesani nostrani (secondo i giornali italiani) localmente «esternano», «scandiscono», «sibilano », «ringhiano»... E se scandiscono o sibilano soprattutto stronzate, nel prestigioso Estero ci giudicheranno un Paese assolutamente normale?
E se partono tutti per le vacanze, oppure rimangono a Roma con lo scopo di trafficare, invece di recarsi immediatamente a Taranto, come le cronache e i telegiornali urgerebbero?

3 - TWITTO, QUINDI SCAZZO...
Andrea Scanzi per il "Fatto quotidiano"

È la nuova frontiera del giornalismo: il Twitter-scazzo. Funziona così: una firma cinguetta un parere. Un collega gli risponde. E il resto è rissa. Più puerile che avvincente. L'ultimo caso, mercoledì, ha riguardato Maurizio Belpietro e Pierluigi Battista. Il direttore di Libero si è sentito così coinvolto dal dedicare ieri all'evento un articolo intero. Alle provocazioni di Belpietro su Sircana, Battista - incazzosissimo pure su Twitter, dove a difenderlo è rimasto giusto Gianni Riotta - ha reagito a suo modo: stizzito e confuso ("Non era il mio giornale. Certo che non ne azzecchi una.

Sarà Lucifero, dai"; "Comunque adesso devo andare. Tu intanto cerca le fonti, mi raccomando . Bye"). Momenti alti. Come ha scritto di recente anche Giampiero Mughini, Twitter è spesso teatro di derive infantil-grottesche da parte dei giornalisti. I quali - soprattutto gli over 50 - non vogliono capire che in 140 caratteri non puoi argomentare. Twitter funziona per tre motivi: costringe alla sintesi (spesso ironica); titilla il narcisismo (non si capisce quindi perché non piaccia a Michele Serra); stimola l'effetto virale.

Non avendo una bacheca, non è adatto al botta e risposta. Non ha senso rispondere all'attacco personale. E invece il vip ci casca. Gli Alfano, i Gasparri e i Boldi sono soliti replicare malamente ai detrattori (con l'unico risultato di alimentarne altri). I giornalisti disabituati alla Rete, convinti ancora di godere di una intoccabilità farlocca, si inalberano prima e frignano poi. Salvo Sottile ha reagito alle critiche piovute su Quinta Colonna con toni da "Ora chiamo la mamma".

E poi Concita De Gregorio con Sabina Guzzanti. Matteo Barzaghi (Mediaset) con Alessandro Antinelli (RaiSport). Paolo Barnard con Massimo Bernardini. Eccetera. Esistono anche provocatori di professione, come "Pinuccio" (l'ultima vittima è Luxuria). Oppure Giuseppe Cruciani, che suole reiterare nei social network la tecnica del bastian contrario a prescindere (di destra o comunque "antigiustizialista").

Mercoledì ha tratteggiato Antonio Conte come una sorta di Giordano Bruno della pelota, vittima della inquisitoria giustizia sportiva. Ovviamente, e come sempre, era il primo a sapere di perorare una tesi surreale. In radio, se non altro, avrebbe portato all'agognata caciara, ma sul web è morta lì. Il giornalista sgomita per avere un posto su Twitter, ma spesso non sa usarlo. E quando è criticato, abbaia a caso. Per poi portare via il pallone. Col visetto crucciato.

 

 

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