SCATENATE L’INFERNO! (OPPURE NO) - IL BANANA SI STA PLACANDO: SE FACCIO CADERE IL GOVERNO, DANNO LA COLPA A ME

Ugo Magri per "La Stampa"

Ha deciso? Non ha deciso. Il Cavaliere, secondo le testimonianze unanimi, resta tuttora prigioniero del suo dilemma, abbattere o meno il governo Letta. Qualcuno del suo mondo comincia a dar segni di insofferenza, «basta pressarlo», reagiscono alle domande, «non appena sarà arrivato a una conclusione ce lo farà sapere». Eppure, quando ormai il conto alla rovescia segna «meno tre giorni», alcune interessanti novità sembrano affiorare.

Per la prima volta l'uomo ragiona molto freddamente, cioè senza farsi trascinare dagli istinti e dalla «pancia», sui passaggi concreti della crisi. Incominciando dall'inizio, cioè dall'ovvia domanda: chi se ne prenderebbe la colpa agli occhi dell'Italia, dell'Europa e del mondo? Risposta non da poco, specie nel caso in cui lo spread dovesse impazzire e i mercati avessero una reazione furiosa, mettendoci ancor più nei guai.

Fino all'altro ieri, Berlusconi non mostrava dubbi, «la gente si schiererà con me», perlomeno quella di centrodestra. Aggiungevano nel giro di Arcore col tono di chi non ammetteva repliche: «A premere il grilletto sarà il Pd votando nella Giunta insieme con i grillini e con Sel. Le dimissioni dei ministri Pdl saranno la conseguenza scontata». Il mantra berlusconiano è stato ripetuto fino all'ossessione da Brunetta e da Schifani, lo stesso Alfano non si è tirato indietro. Però questa certezza granitica pare si stia sgretolando.

Berlusconi comincia a temere che la responsabilità degli sconquassi verrà addossata interamente a lui. Si accorge che i giornali, le televisioni (comprese quelle di sua proprietà), per non parlare dei «new media», raccontano una versione molto lontana dalla propaganda Pdl. Dagli stessi sondaggi nelle sue mani emerge che il popolo moderato magari gli dà ragione sulla persecuzione giudiziaria, però si domanda: «Che diavolo c'entriamo coi suoi processi? Perché se condannano lui, noi dobbiamo pagare l'Imu e il resto?». Già, perché?

Tra l'altro, a desiderare la crisi e magari le elezioni anticipate è proprio quella parte del Pd che punta su Renzi. Spalancando la strada alle urne, il Cav farebbe un doppio impagabile regalo ai suoi avversari: 1) toglierebbe di mezzo Letta e 2) ne subirebbe i contraccolpi politici. Di tutto questo Berlusconi ne ha ragionato a cuore aperto con i più fidi consiglieri.

Adesso sembra che la reazione annunciata, promessa, minacciata (dimissioni dei ministri Pdl giovedì mattina) non sia più così automatica. Nemmeno è da escludere che, prima di scatenare l'inferno, Silvio decida di attendere pretesti più convincenti. Insomma: è ancora possibile che la telenovela «crisi non crisi» riservi perfino dopo mercoledì nuove affascinanti puntate.

Le «colombe» hanno fiutato l'aria, e stanno supplicando il Pd di tener bassi i toni per «aiutare» la riflessione del Cavaliere. «Aguzzino pure loro l'ingegno, mica soltanto noi», lancia segnali Gasparri. Altro problema: come giustificare, nel caso, la frenata? Difficile non rimetterci un po' di faccia... Eppure forse la soluzione ci sarebbe. Berlusconi potrebbe andare in tivù a spiegare che lui, sebbene innocente, berrà l'amaro calice per amore di questo Paese. La rinuncia alla vendetta lo renderebbe più popolare (o meno inviso, dipende).

In alternativa, se si dà retta a quanto filtra dal suo mondo, potrebbe anticipare ai prossimi giorni il lancio di Forza Italia. Un grande appuntamento mediatico per annunciare non la fine delle larghe intese, come sperano i «falchi», bensì l'inizio di una nuova scommessa politica. La crisi scivolerebbe in secondo piano, e pian piano verrebbe dimenticata.

 

BERLUSCONI DUDU DUDU DIETRO IL CANCELLO berlu-pascale-oggiLETTA-RENZIENRICO LETTA ALLA CAMERA TRA ALFANO E BONINO MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO GASPARRI FITTO NITTO PALMA

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