gasparri fazzolari

“IL PARTITO UNICO NON C'È, ABBIAMO GIÀ UN GRANDE PARTITO CONSERVATORE ED È FRATELLI D'ITALIA” – IL BRACCIO DESTRO DELLA MELONI GIOVANBATTISTA FAZZOLARI BOCCIA IL RASSEMBLEMENT DI CENTRODESTRA VAGHEGGIATO DA BERLUSCONI SUL MODELLO DEI REPUBBLICANI AMERICANI – IL FORZISTA GASPARRI LO AZZANNA: “NESSUNO E’ AUTOSUFFICIENTE. SERVE UMILTÀ. DA SOLI NON POTRESTE VINCERE"

Pier Francesco Borgia per il Giornale

 

gasparri

Il partito unico resta uno dei principali obiettivi politici di Forza Italia. Lo ha detto Berlusconi, lo hanno ribadito i suoi: un partito conservatore per lanciare un bipolarismo compiuto che renda ancor più efficace il confronto democratico. «Berlusconi come sempre, con lucidità e generosità, propone un orizzonte unitario per il centrodestra», spiega il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, commentando la proposta del leader azzurro sul partito unico tagliato sul modello del partito repubblicano americano. «Fin dal '94, come giustamente afferma, ha cercato un'unità più avanzata del centrodestra e con il PdL l'ha messa in pratica.

 

 Ma alcuni, con un'ottusità che poi si è rivelata suicida, hanno contrastato quella saggia idea. Ora Berlusconi ripropone un orizzonte di questo tipo, parlando di un modello simile a quello del Partito Repubblicano americano».

 

fazzolari meloni

«Alcuni rispondono dicendo che hanno già autonomamente creato questo modello Ma nessuno è autosufficiente», sottolinea Gasparri, riferendosi alla bocciatura arrivata da Fratelli d'Italia per voce di Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario all'Attuazione del programma e tra i più ascoltati consiglieri di Giorgia Meloni, che nel corso di un'intervista ieri liquidava la proposta con un lapidario: «Il partito unico non c'è, abbiamo già un grande partito conservatore ed è Fratelli d'Italia».

 

Da Forza Italia fanno notare che i tempi per il partito unico non soltanto sono maturi ma aiutano anche a introdurre i lavori per la riforma costituzionale che la stessa Meloni ha auspicato. Una riforma che prevederebbe l'elezione diretta del Capo dello Stato, altro vecchio sogno di Berlusconi. Insomma una strategia politica che si compierebbe in un contesto ampio. Resta infatti l'urgenza di un bipolarismo e di una democrazia più efficace che proprio dalla nascita del partito unico del centrodestra potrebbe trovare lo stimolo necessario.

 

maurizio gasparri foto di bacco (2)

«Berlusconi traccia, con sapienza e profondo senso delle istituzioni, il futuro di una democrazia moderna, capace di coniugare efficienza e stabilità - commenta Alessandro Cattaneo, capogruppo azzurro alla Camera -. Lo fa rilanciando quel progetto di un grande partito conservatore». Eppure da Fratelli d'Italia l'accoglienza alla proposta resta del tutto tiepida. In un momento, oltretutto, estremamente delicato visto che la coalizione che dà corpo alla maggioranza di governo è chiamata a mostrare tutto l'affiatamento e la compattezza necessaria per affrontare le urne. A metà febbraio, infatti, ci sono da rinnovare i consigli regionali di Lazio e Lombardia e di scegliere i rispettivi governatori.

 

giovanbattista fazzolari giorgia meloni al senato

E sul tema si è diffuso Marco Osnato, presidente della Commissione finanze di Montecitorio. Il deputato di Fratelli d'Italia non nasconde l'ambizione del suo partito nel voler ottenere una buona affermazione alle regionali in modo da risultare il primo partito della coalizione. Dimostrando, insomma, che una sana competizione resiste anche dentro la stessa coalizione. In questo caso, almeno per quando riguarda la Lombardia, con la prospettiva di riconfermare il leghista Fontana a capo di una coalizione dove il partito di maggioranza, stando ai sondaggi di questi giorni, potrebbe essere proprio quello fondato e guidato da Giorgia Meloni.

 

«Ci interessa che vinca il centrodestra - puntualizza Osnato -. Lo abbiamo dimostrato in Sicilia, dove pur essendo il partito più forte abbiamo fatto sì che il presidente uscente lasciasse il posto a un esponente, altrettanto apprezzato, di Forza Italia. Non ci siamo mai impuntati nel mettere la nostra bandierina. Ma non abdichiamo al ruolo di leader della coalizione. Se Salvini e il leader azzurro intraprendono la strada del partito unico sono liberissimi di farlo. Berlusconi ha avuto un ruolo benemerito nel 1994, non può essere colui che incarna la novità nel 2023».

giorgia meloni e giovanbattista fazzolari

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?