SCELTA CLINICA – I FEDELISSIMI DI MONTI CONTRO IL DUPLEX CASINI & MAURO: VIA I TRADITORI – MA AL SENATO I CATTOLICI HANNO I VOTI PER FARE UN GRUPPO E RELEGARE NEL MISTO I MONTIANI…

Alberto D'Argenio per "la Repubblica"

Tornano a materializzarsi i ventiquattro senatori del Pdl che il due ottobre hanno costretto Berlusconi a votare la fiducia al governo Letta. Con una nota denunciano i "lealisti" guidati da Fitto di «degrado» politico e li accusano di voler spaccare il partito. Gli "innovatori" fedeli ad Alfano fanno così saltare l'apparente armistizio nel Pdl, partito di nuovo sull'orlo della scissione.

Nel concreto chiedono di abbassare i toni sulla Legge di Stabilità temendo che una volta decaduto da senatore il Cavaliere si metta a capo dei falchi e usi proprio la manovra per far cadere il governo. I ventiquattro - sufficienti a tenere in vita la squadra di Letta nel caso di rottura di Berlusconi - tornano a farsi sentire a poche ore dallo scontro finale dentro a Scelta Civica, il partito di Monti ormai in frantumi i cui cocci al seguito di Mauro e Casini potrebbero saldarsi con gli "innovatori" del Pdl per costruire un nuovo centrodestra popolare più o meno depurato dal Cavaliere.

Sono da poco passate le sette di sera quando inaspettatamente il comunicato degli "innovatori" lampeggia sui monitor delle agenzie. Come pretesto gli alfaniani prendono le parole di Cinzia Bonfrisco che aveva dato del «campione di tradimento» a Quagliariello e aveva attaccato la manovra.

Ma la nota va chiaramente contro i falchi che si annidano tra i "lealisti", da Capezzone a Bondi, che hanno ripreso a martellare sulla politica economica dell'esecutivo. «Non è tollerabile che i toni e il linguaggio del dibattito politico dentro il Pdl degradino fino al livello utilizzato nei confronti del ministro Quagliariello», è l'incipit della nota che torna a far spirare venti di guerra nel partito di Berlusconi.

«Non è più possibile aggiungono - tollerare la critica distruttiva e permanente alla Legge di Stabilità e all'operato del governo di cui cinque nostri ministri fanno parte e a cui abbiamo riconfermato la fiducia tre settimane fa su indicazione dello stesso Berlusconi. Il confronto nel partito deve riacquistare correttezza, altrimenti i richiami all'unità suonerebbero come moneta falsa dietro la quale si cela la volontà di determinare una incompatibilità di fatto».

Tra le 24 firme spiccano quelle di Formigoni, Giovanardi, Augello, Azzollini (presidente della Commissione bilancio del Senato) e Sacconi. Contro di loro si scagliano subito i falchi Galan e Bondi. Quest'ultimo chiede ad Alfano e al capogruppo Schifani (che si è
posizionato con il segretario) di disconoscere il contenuto della nota. «Non dubito che vorranno stigmatizzare la gravissima dichiarazione espressione di una corrente organizzata che pretende di limitare il confronto all'interno del partito sulla manovra».

Ma da Alfano e Schifani arriva solo silenzio. Alfano ieri era ad Agrigento per il ricordo delle vittime di Lampedusa insieme al titolare della difesa Mario Mauro, grande regista insieme a Casini del ritorno a una Dc in versione sezione italiana del Partito popolare europeo. Se il Pdl resta sull'orlo della rottura, oggi e domani a vivere il redde rationem sarà Scelta Civica, scossa dalle dimissioni a sorpresa di Monti.

I cui fedelissimi, si parla di Della Vedova, Lanzillotta e Ichino, hanno fatto circolare un documento da mettere ai voti nel direttivo di oggi e all'assemblea dei gruppi di domani nel quale chiedono la cacciata dell'Udc di Casini e la testa di Mario Mauro. In teoria al Senato i cattolici hanno i voti per fare un gruppo e relegare nel misto i montiani, ma alcuni senatori riluttanti potrebbero rientrare nei ranghi e far vincere l'ex premier.

Casini vuole uscire subito, Mauro e Olivero chiedono un trattato di pace talmente oneroso per i montiani che gli consegnerebbe il partito in attesa della fusione con parte del Pdl. Altrimenti usciranno da Sc con il maggior numero possibile di parlamentari. E la nota dei 24 senatori del Pdl da molti viene letta anche come un colpo battuto per dar forza ai popolari di Sc nella scalata al partito o nella formazione di gruppi autonomi

 

CASINI E MONTI EDOARDO BARALDI casini monti CASINI BERLUSCONI MONTI Mario Mauro e Maurizio Lupi LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI ROBERTO FORMIGONI Roberto Formigoni ALFANO BERLUSCONI GIOVANARDI gasp60 berlusconi giovanardi

Ultimi Dagoreport

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…