draghi scholz

“SCHOLZ, QUAL È IL VOSTRO PROBLEMA?” DRAGHI CHIEDE CHIARIMENTI AL CANCELLIERE TEDESCO SULLE DEROGHE PREVISTE PER BERLINO RIGUARDO AL BLOCCO DEGLI ACQUISTI DEL PETROLIO RUSSO - LA MOSSA DEL CAPO DEL GOVERNO È APPARSA PER LO PIÙ DIPLOMATICA: “OGNUNO CERCA DI PORTARE ACQUA AL SUO MULINO, SCHOLZ HA SPIEGATO LE ESIGENZE DI ALCUNE RAFFINERIE NEI TERRITORI DELL'EX GERMANIA EST, DRAGHI HA VOLUTO SOTTOLINEARE UN PRESUNTO PRIVILEGIO DELLA GERMANIA” – IL NUOVO FRONTE E’ L’INGRESSO DELL’UCRAINA NELL’UE. DRAGHI RICORDA “L'OBIEZIONE DI QUASI TUTTI I GRANDI STATI UE, SE NON TUTTI, ESCLUSO L'ITALIA”

M. Gal. Per il Corriere della Sera

 

draghi scholz

Mario Draghi ne accenna quasi di sfuggita in conferenza stampa il giorno dopo, a metà pomeriggio, al termine del Consiglio europeo: «Il cancelliere tedesco è stato molto sincero, ha spiegato con molta chiarezza le ragioni del suo Paese sull'embargo del petrolio russo». Quello che il capo del governo italiano non dice è che è stato lui stesso a chiedere chiarimenti a Scholz, prima della chiusura dell'accordo sul blocco delle importazioni di petrolio, al tavolo del vertice, intorno a mezzanotte di lunedì: «Mi fai capire bene qual è il vostro problema?», è stata la domanda del presidente del Consiglio rivolta al cancelliere.

 

URSULA VON DER LEYEN OLAF SCHOLZ MARIO DRAGHI

La voglia di capire di Draghi («Io ho fatto solo domande»), e anche l'implicita allusione ad un presunto privilegio ottenuto dai tedeschi, era proprio sul blocco degli acquisti del petrolio russo. Deroghe per Ungheria e Repubblica Ceca, che non hanno sbocchi sul mare, deroghe al momento indefinite nel timing, ma anche per Polonia e Germania, che hanno sbocchi sul mare ma che possono usufruire dello stesso oleodotto, il più lungo del mondo, in tutto quattromila chilometri, nella diramazione Nord, ed avere appunto una deroga.

 

È anche vero che i tedeschi, rimarcano fonti della loro delegazione, hanno messo nero su bianco una promessa, «per evitare insinuazioni dei nostri amici» presenti, e cioè che entro la fine dell'anno, o all'inizio del 2023, comunque saranno in grado di terminare gli acquisti dall'oleodotto Druzhba. È un allegato, formale, ufficiale, alle conclusioni del Consiglio europeo.

 

olaf scholz mario draghi

Ma Draghi ha comunque insistito, chiedendo le ragioni della mancata, immediata ed esplicita esclusione di Berlino. A chi lo racconta al Corriere , la mossa del capo del governo è apparsa per lo più diplomatica: «Ognuno cerca di portare acqua al suo mulino, Scholz ha spiegato bene le esigenze di alcune raffinerie nei territori dell'ex Germania Est, Draghi ha voluto sottolineare un presunto privilegio della Germania, alla fine è sembrato a tutti uno scambio di favori. I tedeschi hanno dato il via libera al testo sul price cap e noi abbiamo rimarcato quello che hanno ottenuto loro». Una veloce partita a scacchi, risolta nel reciproco interesse.

 

 

IL VIA ALLE SANZIONI MA IL NUOVO FRONTE UE È L'INGRESSO DI KIEV

Francesca Basso per il Corriere della Sera

 

olaf scholz mario draghi 1

Il giorno dopo l'accordo di principio raggiunto dai leader Ue sul sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca per l'invasione dell'Ucraina cominciano a delinearsi i dettagli. «I testi giuridici sono già stati avviati e potrebbero essere posti all'attenzione del Coreper (la riunione degli ambasciatori degli Stati membri presso la Ue, ndr ) già domani (oggi, ndr ), o comunque nelle prossime ore», ha spiegato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel al termine della due giorni di summit straordinario che ha visto i leader Ue discutere di come sostenere l'Ucraina finanziariamente, militarmente e politicamente, di energia per raggiungere l'indipendenza dalle fonti fossili russe, di sicurezza alimentare per scongiurare nei prossimi mesi una carestia che rischia di colpire milioni di persone se i cereali bloccati nei silos in Ucraina non saranno fatti uscire dal Paese e di difesa comune per investire «meglio, insieme ed europeo» i nuovi fondi che i governi hanno deciso di spendere in sicurezza e difesa a livello nazionale.

 

olaf scholz mario draghi 9

L'embargo Ue sulle importazioni di petrolio russo via mare partirà tra otto mesi e non a fine anno come inizialmente era stato detto. Saranno poi concesse alcune esenzioni alla Repubblica Ceca per 18 mesi (sui prodotti petroliferi) e fino al 2024 per la Bulgaria. Non è invece stata indicata una data per la deroga che riguarda l'oleodotto Druzhba che, passando attraverso l'Ucraina, poi si divide in due: il ramo nord porta il greggio russo a Polonia e Germania e quello sud a Ungheria e Slovacchia. «Il Consiglio europeo - si legge nelle conclusioni finali - tornerà sulla questione dell'eccezione per il greggio consegnato tramite oleodotto il prima possibile».

 

draghi e i ministri applaudono zelensky

Le difficoltà per raggiungere un accordo su questo pacchetto fa pensare che prima di affrontare la questione gas ci vorrà ancora tempo anche se è già iniziato il pressing dei Paesi Baltici e della Polonia (a cui la Russia ha già tagliato le forniture insieme a Bulgaria, Finlandia, Olanda e a breve a Danimarca). Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto di non voler «escludere nulla» per il futuro. Ma Michel ha mostrato cautela e ha sottolineato il peso economico del quinto e sesto pacchetto di sanzioni con lo stop a carbone e petrolio russi più le misure finanziarie. Cauta anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che ha ricordato che RePowerEu ha l'obiettivo di eliminare in modo strutturale la dipendenza dal gas russo. «Ora le sanzioni mordono forte l'economia russa», ha sottolineato.

 

Adesso l'impegno è evitare che le sanzioni siano aggirate. Chiuso un vertice si guarda già a quello del 23 e 24 giugno che si preannuncia complicato. Sul tavolo ci sarà la domanda dell'Ucraina per ottenere lo status di Paese candidato per l'adesione all'Ue. Il dibattito, ha spiegato una fonte Ue, sarà difficile perché si intreccia con l'attesa che stanno vivendo da anni i Balcani occidentali.

 

volodymyr zelensky a kharkiv 7

Il premier Mario Draghi ha spiegato in conferenza stampa che «lo status di candidato trova l'obiezione di quasi tutti i grandi Stati Ue, se non tutti. Escluso l'Italia». Sul tavolo ci sarà anche la proposta del presidente Macron di creare una Comunità politica europea, che potrebbe essere il punto di arrivo ad esempio per Moldavia e Georgia. Il terreno è molto scivoloso.

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