SCOTTATO DA ALFANO, IL CAV CANDIDA DUDU’ – BERLUSCONI SCEGLIE SOLO FEDELISSIMI NELLE LISTE, PENSANDO SOPRATTUTTO AL PAREGGIO ALLE ELEZIONI: VIA TESTE CALDE E CAZZARI. RIDIMENSIONATA PURE FORZA GNOCCA - SALVINI E LA MELONI S'ALLINEANO 

 

Francesco Verderami per il ‘Corriere della Sera’

 

berlusconi con dudu

I resoconti sulla stesura delle liste sono simili per tutti i partiti, descrivono la concitazione e la confusione di chi è chiamato a scegliere e di chi è condannato a subire quelle scelte, evocano l' immagine dell' elicottero americano che lascia il tetto dell' Ambasciata di Saigon. Raccontano la fine della Seconda Repubblica. Ed è evidente la preoccupazione collettiva dei leader per l' ignoto, per quanto cioè potrà accadere il 5 marzo. Perciò tutti hanno orientato la selezione dei candidati sul profilo della fedeltà. L' hanno fatto Renzi, Di Maio, D' Alema, e l' hanno fatto anche Berlusconi e Salvini.

 

I capi del centrodestra avevano stipulato per tempo un accordo preliminare: decisa la suddivisione numerica dei collegi uninominali, ognuno avrebbe riempito le caselle di propria pertinenza in autonomia. Una sorta di Yalta che ha avuto come unica variabile la collocazione degli esponenti di Noi con l' Italia. Per il resto i soci fondatori della coalizione si sono concentrati sugli equilibri interni ai rispettivi partiti: tanto basta per capire quale sia la natura dell' alleanza e quali siano le sue prospettive, nel caso in cui non ottenesse la maggioranza dei seggi.

 

SALVINI MELONI BERLUSCONI

Se in Forza Italia non è più la stagione dei «professori» e nemmeno quella delle starlette, è perché Berlusconi aveva dato un unico criterio alla «commissione» che poi ha redatto le liste: «Non voglio teste calde». È l' ora della conservazione, è l' epoca del catenaccio. Tutti si blindano in vista di uno zero a zero nelle urne che poi andrà gestito nelle Camere. Come agli altri leader, anche al Cavaliere servivano «figure di riferimento»: uomini azienda e dirigenti di partito pronti ad assecondare all' occorrenza repentini cambi di rotta.

 

La parola d' ordine del «rinnovamento» è stata accantonata. In fondo così han fatto tutti: per evitare pericoli sono stati evitati nomi altisonanti, personalità eccentriche. E poco importa se - con la prospettiva di un pareggio al momento scontato - ci sia il rischio di non attirare al voto gli astensionisti. L' obiettivo è ottimizzare il risultato tra gli elettori seriali. Nel centrodestra ce n' è la prova, se è vero che Berlusconi aveva invitato gli alleati della quarta gamba ad aggiustare il simbolo: «State sbagliando, dovreste mettere lo scudo-crociato più grande. Prendereste più voti tra i nostalgici della Dc».

 

CARLO CALENDA EMMA BONINO

Sebbene il Cavaliere sia consapevole che Noi con l' Italia «finirà per pescare anche nel mio elettorato», il calcolo è fatto guardando alle larghe intese. Analizzando infatti gli amatissimi sondaggi, Berlusconi ha stimato che - in base al trend - tra Forza Italia, Pd e centristi di destra e di sinistra, mancherebbero solo una ventina di seggi allo scopo. Si vedrà. Nel frattempo fioriscono esegeti della grande coalizione dappertutto: ieri è stata la volta della Bonino e della Lorenzin. Ma indirettamente anche Salvini l' ha accreditata, per lucrare consensi al suo partito: «Se non vince la Lega, sarà un disastro».

 

BERLUSCONI NUOVA SEDE FORZA ITALIA A SAN LORENZO IN LUCINA

Ormai è un derby interno all' alleanza, visto che le analisi di ricerca concordano nel sostenere che il centrodestra ha raggiunto il massimo e da questo momento ci potranno essere solo spostamenti di voti tra i partiti che ne fanno parte. Ecco il motivo del nuovo scontro tra il Cavaliere e il capo del Carroccio. Che poi l' intesa tra forzisti e democratici sarebbe già nata nelle liste. Liberi e uguali - pure desideroso di avere un posto al tavolo di un «gabinetto del presidente» - denuncia il Pd di aver candidato in Lombardia «la meglio gioventù del centrodestra». E persino esponenti azzurri umbri - esclusi dalle candidature - additano nella loro regione la presenza di «renziani» tra le file berlusconiane.

bersani franceschini

 

Gli ultimi focolai di protesta in Forza Italia si vanno spegnendo, tra efferatezze e colpi bassi che ricordano quelli accaduti nel Pd. A quanti non hanno trovato posto sull' elicottero, Berlusconi ha fatto pervenire lo stesso messaggio: «Sono addolorato ma il tuo sacrificio verrà ricompensato quando andremo al governo». Sì, ma quale?

 

E davvero il criterio della fedeltà pone i leader, tutti i leader, al riparo dei colpi di mano? Se il 5 marzo incute timore, è perché - come disse il dem Franceschini in un' intervista di qualche anno fa - «la fedeltà regge se c' è un progetto politico che la sostiene». I numeri non sono tutto.

 

franceschini renzi1

L' esempio più lampante risale alla legislatura appena terminata: fu Bersani a fare le liste del Pd nel 2013, ma dopo la «non vittoria» e il fallimento della sua linea per un «governo del cambiamento» con i grillini, i gruppi parlamentari a maggioranza fedeli al segretario uscente ci misero poco per diventare fedeli al segretario entrante. L' elicottero è decollato: destinazione ignota.

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