LA DOPPIA MORALE DEMOCRAT - SE ANTONIO GENTILE, CHE NON ERA NEANCHE INDAGATO, SI È DIMESSO, COSA FARANNO GLI IMPRESENTABILI DEL PD? - L’OPPOSIZIONE PIDDINA, DA BINDI A CIVATI, FA PRESSING SU RENZI

Monica Guerzoni per ‘Il Corriere della Sera'

«Mi sono rotto le scatole di questa storia! È una non notizia, una cosa di diciotto maledetti mesi fa. Un avviso è un avviso, punto. Se invece per voi un avviso di garanzia è una anticipata sentenza di condanna... Ma chi lo decide, i Cinquestelle? I giornali? È una situazione aberrante».

Il tono è pacato, ma l'umore di Umberto Del Basso De Caro è nero come la pece. Il senatore del Pd non ne può più di ripetere che non lascerà la poltrona di sottosegretario alle Infrastrutture per l'inchiesta sui fondi regionali campani. Perché mai dovrebbe mollare, visto che nessuno glielo ha chiesto? «Renzi non mi ha chiamato e dal partito non si è fatto sentire nessuno...».

Il caso degli esponenti del Pd approdati al governo a dispetto di qualche grana con la giustizia agita l'albero dei democratici, ma all'apparenza è solo un stormir di foglie. E il motivo sta tutto nel ragionamento di un deputato della minoranza: «Con tutti i casini che abbiamo ci mettiamo a spararci addosso? Non possiamo fare la caccia alle streghe in casa nostra». No, la caccia alle streghe non c'è. E però le dimissioni di Antonio Gentile - il senatore del Nuovo centrodestra che ha lasciato la seggiola alle Infrastrutture, pur essendo l'unico non indagato tra i cosiddetti impresentabili - hanno aperto una breccia in Parlamento.

Nel Pd si parla sottovoce di «doppia morale». Molti si chiedono perché Francesca Barracciu, accusata di peculato nell'inchiesta sui rimborsi spese ai consiglieri regionali, abbia dovuto lasciare la corsa alla presidenza della Sardegna e però possa sedere al governo. E che dire di Filippo Bubbico e Vito De Filippo? Tra legge elettorale ed emergenze economiche Matteo Renzi ritiene di avere altre priorità e nel suo staff c'è la sensazione diffusa che il problema dei fondi ai gruppi consiliari sia «una questione minima».

Gianni Cuperlo difende i quattro indagati e sfida Grillo: «È paragonabile ciò che ha fatto Bubbico con quello che ha fatto Gentile?». Ma intanto il malessere cresce. Rosy Bindi chiede di aprire «una riflessione» e rimprovera al premier-segretario di aver usato «due pesi e due misure».

Per la ex presidente del Pd il caso «meno limpido» è quello dell'eurodeputata sarda, che dovrà spiegare come ha usato 33 mila euro di soldi pubblici. «Non mi piace l'idea che possa esserci una vetrina e un retrobottega» attacca la presidente dell'Antimafia e spiega che, nella sua metafora, la vetrina è la campagna elettorale per la Sardegna e il retrobottega è il governo del Paese. Ma Barracciu ha detto al Corriere che il Pd «è un partito garantista, il codice etico non esclude che ci si possa candidare in caso di avviso di garanzia»...

E due, pure Barracciu quindi non molla. La Bindi però non ha finito e critica anche il sottosegretario Del Basso De Caro, il quale secondo Repubblica non intende lasciare il governo per 500 euro al mese. «Per quasi cinque milioni di italiani quella cifra equivale all'assegno di pensione» lo sferza Bindi e consiglia agli indagati «un po' più di attenzione alle giustificazioni che accampano».

E qui bisogna ascoltare la replica di Del Basso De Caro, l'avvocato che a suo tempo difese Bettino Craxi: «Forse non mi sono spiegato bene, non sono così stupido. I consiglieri regionali indagati sono 53 su 60 e se ci avessero detto che dovevamo rendicontare quei soldi lo avremmo fatto. Che problema c'era a rendicontare 500 euro al mese per le spese del collegio elettorale?».

Eppure, persino i garantisti tradiscono un certo imbarazzo. Ecco Gero Grassi, area ex popolare: «In linea generale è sempre preferibile che l'indagato faccia un passo indietro, ma la decisione è frutto della sensibilità personale». E Pippo Civati: «Renzi ci deve una spiegazione, sta a lui metterci la faccia».

Filippo Bubbico non farà alcun passo indietro. E tre. Il senatore che fece parte della squadra dei «saggi» del Quirinale spiega serafico di essere stato rinviato a giudizio a Potenza per concorso in abuso di atti d'ufficio: da presidente della Basilicata spese 23.869 euro per una consulenza esterna. Un decennio dopo, lo rifarebbe? «Si, era la persona giusta per quell'incarico - risponde orgoglioso - Se decideranno che è un reato mi prenderò la pena, ma dovranno spiegarmi il motivo. C'è sempre un giudice a Berlino». Non lascia, dunque? Bubbico ride: «E per quale motivo? Sono assolutamente tranquillo».

Tranquillo come mai prima è anche Vito De Filippo, sottosegretario alla Salute. Deve rispondere di peculato per aver acquistato 2300 euro di francobolli, parte dei quali non risultano rendicontati, quando era «governatore» della Basilicata. «È una vicenda che si commenta da sé, nelle sue dimensioni e nella sua dinamica - sorride amaro l'unico lettiano del governo Renzi - Ma davvero pensate che un presidente della Regione si vada a comprare i francobolli da solo?».

 

antonio gentile antonio gentile jpegFRANCESCA BARRACCIU massimo de caroFilippo Bubbico

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...