maurizio landini

SINISTRATI – LANDINI DICE CHE NON VUOLE CANDIDARSI MA IL 57% È A FAVORE DELLA SUA LINEA ANTI-RENZIANA E UN “PARTITO FIOM” È ACCREDITATO DEL 10% – SENZA CONTARE I VOTI CHE POTREBBERO ARRIVARE DA UNA MINI-SCISSIONE NEL PD

 

Antonio Signorini per “Il Giornale”

 

Matteo Renzi Maurizio LandiniMatteo Renzi Maurizio Landini

Il partito anti premier ancora non c'è, ma quel poco che si intravede assomiglia paurosamente a una estremizzazione di quello che Matteo Renzi vorrebbe fare al suo Pd: tutto ruota attorno al capo e l'organizzazione, se c'è, è liquida. A sinistra del Pd, per il momento, siamo allo stato gassoso. C'è un leader riconosciuto e consacrato dai sondaggi, ma che al momento è recalcitrante. Maurizio Landini, leader della Fiom che ha fatto uscire i metalmeccanici della Cgil dal ghetto antagonista, lanciandoli nell'Olimpo mediatico. Senza peraltro cambiare linea.

 

Ci sono tanti aspiranti dirigenti, consiglieri regionali e parlamentari. Poi, soprattutto, tanti sondaggi favorevoli, che scatenano gli appetiti. Giorni fa, quello dell'Istituto Piepoli, secondo il quale il 57 per cento degli italiani è a favore della linea Fiom (e quindi di quella della Cgil guidata da Susanna Camusso) e solo il 40% approva la linea Renzi. Ieri, uno decisamente diverso realizzato dall'istituto demoscopico Ixè, in esclusiva per Agorà, ha assegnato alla Leopolda di Renzi il 27% dei consensi degli elettori totali e il 46% di quelli Pd. La manifestazione del 25 ottobre della Cgil, monopolizzata mediaticamente da Landini, ha raccolto il 21% del totale e, addirittura, il 19% degli elettori democratici. Cioè ancora meno della media totale. La maggioranza degli italiani, il 52% (e il 35% degli elettori Pd), non si è riconosciuto in nessuna delle due manifestazioni.

landini a romalandini a roma

 

In sostanza, il «partito di Landini», se esiste si muove sui piccoli numeri. Ma alla truppa autoproclamata del leader a sua insaputa, ha aspirazioni minime e interessa soprattutto la sopravvivenza parlamentare. Assicurata secondo alcuni sondaggi. Piepoli gli attribuisce intenzioni di voto pari al 10%, su una soglia che è attualmente al 4,2% e sale all'8% con l'Italicum nel caso in cui la lista Landini corresse da sola (4,5% in coalizione).

 

Abbastanza per richiamare i partitini della sinistra, a partire da Sel, che diventerebbe il nucleo del partito Fiom e che oggi è accreditata dai vari istituti al 2%. Poi Rifondazione comunista (tra l'1% e l'1,5%). C'è poi il pezzo di Partito democratico che potrebbe lasciare il Nazareno per la nuova formazione. Stefano Fassina, Gianni Cuperlo e anche Filippo Civati, che per la verità dentro il Pd ancora raccoglie più consensi del sindacalista. Potrebbero portarsi dietro dei voti democratici, magari il 20% e ridimensionare il successo di Renzi.

landini a milano al corteo contro il vertice ue landini a milano al corteo contro il vertice ue

 

Condizionale più che obbligatorio in questo caso. Perché la storia politica recente dice che gli ex sindacalisti, o i sindacalisti che scendono in campo mentre sono in attività, non hanno mai fortuna in politica. Tantomeno se si presentano come leader. Stella polare per Landini, raccontano sindacalisti Fiom, è la vicenda di Sergio Cofferati. Due milioni di persone portate in piazza, sondaggi alle stelle, un consenso che diede alla testa alla sinistra di quegli anni (dal 2002 al 2004) tanto da interrompere il timido processo di modernizzazione dell'ex Pci. Il 70% dei militanti del partito lo voleva leader, ma la sua discesa in campo non è stata un successo.

landinilandini

Lo ammette implicitamente anche lui quando «sconsiglia vivamente» l'ex collega «di entrare in politica perché l'Italia ha bisogno di un sindacato forte con rappresentanti come lui. Le vicende della politica non si possono risolvere in piazza». Praticamente un'autocritica. Guglielmo Epifani è stato segretario Pd, ma la sua carriera politica non si può definire di successo. Poi, passando alla Cisl, Sergio D'Antoni. Per un po' si pensava dovesse aggregare il centro politico morente. Più tardi, la cosa bianca, che vedeva un pezzo di sindacalismo Cisl coinvolto, non è arrivata a niente. E anche Franco Marini, arrivato a fare il segretario del Ppi, ha mancato la sua partita politica più importante con il Quirinale. Ce n'è abbastanza per scoraggiare Landini. Sempre che qualche aspirante parlamentare non lo convinca del contrario e lo usi come taxi per un seggio da senatore o deputato.

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?