david rockefeller

CON I SOLDI DEL NONNO ERA DIVENTATO IL PADRONE DI MANHATTAN. ROCKFELLER SALVO’ NEW YORK DAL FALLIMENTO – GRANDE AMICO DI GIANNI AGNELLI, FU LO SPONSOR DI KISSINGER - FINANZIO’ CUBA, L’ARGENTINA, LA GRECIA - DICEVA: "GLI STATI NON FALLISCONO MAI…"

 

Vittorio Zucconi per la Repubblica

 

agnelli rockfelleragnelli rockfeller

Nel silenzio della notte, nella solitudine del castello da quaranta stanze costruito dal nonno sulle rive del fiume Hudson, si è spento nel sonno a 101 anni l' uomo che sapeva tutto e non diceva niente, il banchiere che portava il nome che per un secolo il mondo aveva mormorato tremando: David Rockefeller.

 

john d rockfellerjohn d rockfeller

Ormai più personaggio da racconti mitologici e da cartoni animati satirici come i "Simpson" che lo avevano incluso fra le loro caricature, con lui scompare non soltanto l' ultimo erede della dinastia fondata dal nonno John con la sua Standard Oil all' alba del secolo scorso, ma l' ultimo "grande vecchio" di un tempo che la sua famiglia e lui avevano dominato, dopo averlo plasmato. Oltre ogni leggenda - come la storia falsa dei sette trapianti di cuore che avrebbe ricevuto - oltre il complottismo che lo vedeva dietro ogni colpo di Stato, rivoluzione, cambio di regime, è lecito dire che nessun altro privato ha avuto tanta influenza politica quanto David Rockefeller.

 

L' essere nato come sesto figlio di John Davidson, che dal padre John aveva ereditato una fortuna calcolata a oltre 300 miliardi di dollari di oggi, essere cresciuto in una casa di sette piani sulla 54esima strada di Manhattan, la più alta abitazione privata di New York dalla quale usciva bambino per schettinare sui marciapiedi di Park Avenue seguito da una limousine con l' autista nel caso cadesse e si facesse male, ha certamente aiutato il futuro presidente della Chase Manhattan Bank a considerare il mondo come il proprio campo giochi privato.

ROCKFELLER CENTER ROCKFELLER CENTER

 

Ma i miliardari e i banchieri a New York sono comuni come i venditori arabi di falafel. L' unicità del bambino che pattinava con l' autista e che guardava ammirato il nonno che - mi disse lui in un' intervista per La Stampa nel suo ufficio al Rockefeller Center - «masticava il latte venti volte» per renderlo più digeribile, fu di capire che la ricchezza era il mezzo, non il fine. Era lo strumento per farsi aprire le porte di tutti i palazzi del potere, dall' Egitto di Sadat al Cremlino di Breznev come a quello di Eltsin e all' amicizia saldissima con Gianni Agnelli, il suo principale referente in Italia fino alla scomparsa. Aveva un "Rolodex", un agenda con gli indirizzi privati e i telefoni diretti di 15 mila pezzi grossi nel mondo, che lui conservava in una stanza chiusa a chiave.

 

david rockfeller david rockfeller

La sua politica era il soft power, il potere morbido e irresistibile del danaro, senza titoli nè portafogli, oltre a qualche consulenza per varie amministrazioni americane, tranne quella di Jimmy Carter, che lui disprezzava. Il suo messaggio, che negli anni '70 portò la sua Chase quasi al fallimento fu una scoperta che avrebbe rivoluzionato i rapporti fra Stati: «Le nazioni non fanno fallimento », aveva teorizzato e la sua banca aveva inaugurato un' epoca di prestiti privati a Stati e governi che sarebbe divenuta, decenni più tardi, la slavina di default, di crediti tossici, da Cuba all' Argentina alla Grecia.

 

henry kissingerhenry kissinger

Ma la ragnatela di complicità e di necessità che lui esercitava nella discrezione era molto diversa dall' esuberante esibizionismo del fratello Nelson che divenne vice presidente di Gerald Ford prima di morire d' infarto in compagnia di una sconvolta segretaria. Preferiva mimetizzarsi in organizzazioni internazionali come la leggendaria "Commissione Trilaterale", che lui finanziava e pilotava attraverso il fedelissimo consigliere e stratega, un giovane emigrato tedesco che avrebbe fatto immensa carriera grazie alla "Rockefeller Connection", Henry Kissinger.

 

Non aveva bisogno di una "Commissione" per esercitare quell' influenza che gli sarebbe bastata una telefonata per sfruttare, ma la Trilaterale era la copertura strategica, la scenografia intellettuale per promuovere la sua visione di un mondo globalizzato fra Europa, Asia e Americhe, controllato dall' ufficio al 36esimo piano del Rockefeller Center, tra capolavori d' arte moderna che collezionava e prestava al Museum of Modern Art, il Moma. Creato dalla madre, Abigail, negli anni '20.

rockfellercenter natalerockfellercenter natale

 

E soprattutto, prima di tutto, David Rockefeller, che vide il proprio figlio ucciso precipitato ai comandi del proprio aereo mentre volava per partecipare alla festa del suo 99esimo compleanno in una tragedia tanto simile alla fine di John John Jennedy, era Manhattan. Era l' espressione in carne e ossa della città che per tutta la sua vita da adulto ha dominato, promosso e salvato dalla bancarotta nel 1974, quando il Comune restò senza un cent e fu lui, tessendo la propria rete, a trovare i due miliardi - decine di oggi - necessari per riportarla a galla.

 

ROCKFELLER BUSHROCKFELLER BUSH

Viveva, respirava e trasmetteva l' affascinante, misteriosa prepotenza planetaria di quella skyline che aveva contribuito a creare, sviluppando con prestiti e investimenti la zona dove sarebbero state costruire le Torri del Trade Center. Si dice che abbia lasciato, lui vedovo da anni, più di tre miliardi di dollari in eredità ai cinque figli, in fondo una miseria rispetto alle fortune lasciate dal nonno che masticava il latte, ma la sua vera eredità, la religione della globalizzazione, è in bancarotta. C' è ora il nuovo pontefice del protezionismo e dal nazionalismo, al comando. Il tempo dei Rockefeller è finito in quella stanza da letto, ieri notte, sulle colline sopra lo Hudson.

 

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