1- IL SEGRETARIO DELLA LEGA SAREBBE NEL MIRINO DEI PM DI NAPOLI PER LE TELEFONATE CON ORSI, CHE LO RINGRAZIA PER LA NOMINA A CAPO DI FINMECCANICA 2- ORSI OFFRE A MARONI (CHE DECLINA) LA SUA CASA A CORVARA PER LE VACANZE DI NATALE 3- WOODCOCK & CO. NON HANNO DIGERITO IL TRASFERIMENTO A BUSTO ARSIZIO DELL’INCHIESTA FINMECCANICA (IL PRESIDENTE è ACCUSATO DI AVER PAGATO 10 MLN € ALLA LEGA) 4- SE BOBO SARà ISCRITTO, RISCHIA LE ELEZIONI IN LOMBARDIA. E LA GUIDA DEL CARROCCIO 4- ANCHE ORSI è MOLTO IMPEGNATO A RIFARSI UN’IMMAGINE. VEDASI LA LETTERA-PAPIRO INVIATA AL “SOLE” PER SMENTIRE DUE RIGHE DI UN ARTICOLO INNOCUO 5- UN ALTRO COLPO GIUDIZIARIO SUL RAPPORTO LEGA-FINMECCANICA FAREBBE ESPLODERE ENTRAMBI

1- INCHIESTA FINMECCANICA, MARONI INDAGATO?
Da "La Provincia - Quotidiano di Cremona e Crema"

Il segretario della Lega Nord ed ex ministro dell'Interno Roberto Maroni starebbe per essere iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Napoli nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte tangenti di Finmeccanica. Alla base ci sarebbero le intercettazioni di sue conversazioni telefoniche con l'amministratore delegato e presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi che lo ringraziava per il posto ottenuto e gli offriva la sua casa di Corvara, in Val Badia sulle Dolomiti, per trascorrervi le vacanze natalizie (invito peraltro declinato).

Orsi ha a sua volta sempre negato di aver versato somme illegali alla Lega Nord o ad altri soggetti. L'indiscrezione, se confermata, potrebbe incidere sulla candidatura di Maroni alla presidenza della Regione Lombardia, candidatura ben vista anche dall'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e da parte del Pdl. leri Maroni ha incontrato il presidente uscente della Regione Roberto Formigoni, nell'ufficio di quest'ultimo a Palazzo Lombardia.

Il nodo delle alleanze per le regionali resta ancora, infatti, da districare. Il tentativo del governatore uscente di ipotizzare un candidato comune gradito da tutto il centrodestra ma espresso dal Pdl si è scontrato con la determinazione della Lega a proseguire con la candidatura proprio di Maroni. In alternativa, a parte leghista si vedrebbe solo la possibilità di primarie di coalizione (benchè il tempo stringa), ma non quella di un candidato 'terzo' su cui in questi giorni si è vociferato in Regione.

Nel colloquio ci sarebbe Stato uno scambio di opinioni anche sulla possibilità di ricostruire una alleanza a livello nazionale, che Formigoni vedrebbe utile per contrastare l'asse di centrosinistra che regge la candidatura di Pier Luigi Bersani mentre per Maroni resta difficile almeno finchè il Pdl sosterrà il governo Monti.


2- LEGA: MARONI, ALLEANZA CON TREMONTI ANCHE A POLITICHE
(ANSA) - Maroni ha sottoscritto il manifesto di Giulio Tremonti, con il quale ha "deciso l'accordo per le elezioni in Lombardia, che viene fatto anche per le prossime elezioni politiche". E' quanto annunciato dallo stesso Maroni stamane in conferenza stampa a Milano.


3- LEGA: MARONI; D'ACCORDO CON ZAIA, CORREREMO DA SOLI
(ANSA) - "Condivido quello che ha detto Zaia, e cioé che correremo da soli. Non possiamo allearci con un partito che sostiene il governo Monti, noi siamo all'opposizione e ad oggi è questa la strada che seguiremo". Lo ha detto oggi a Udine il segretario federale della Lega Nord Roberto Maroni.


4- LA MANIFATTURA AL BIVIO TRA LE VECCHIE ZAVORRE E I MERCATI GLOBALIZZATI - DALL'ILVA A FINMECCANICA: IL RISCHIO DI PERDERE I GRANDI PRESIDI HI-TECH
Paolo Bricco per "Il Sole 24 Ore"

(...)

C'è, poi, il tema del posizionamento internazionale di quel (poco) che resta della nostra grande industria. Per esempio, Finmeccanica, uno degli ultimi presidi della nostra manifattura hi-tech, per di più in un settore strategico come l'aerospazio.

Uno snodo insieme delicato e robusto che rappresenta, sullo scacchiere globale, l'interesse nazionale, con il suo patrimonio tecnologico diretto e indiretto, dato che il capitale di innovazione di Finmeccanica si promana su molte filiere industriali. Un'azienda che non può essere lasciata "sola" e debole, con un management senza agibilità di manovra e senza certezze. La questione dell'identità industriale si intreccia con la questione della politica industriale. Fra le mille crisi, la più grave è quella dell'Ilva, con gli effetti devastanti che una chiusura dell'acciaieria di Taranto provocherebbe.
(...)


5- I TAGLI ALLE ALI DELL'AEROSPAZIO
Giuseppe Orsi al "Sole 24 Ore"

Gentile Direttore, ho letto con vivo interesse l'articolo di Paolo Bricco «Ilva e Finmeccanica: i pivot italiani da tutelare. La manifattura al bivio tra vecchie zavorre e mercati globalizzati», apparso sul Sole 24 Ore il 30 novembre. E sarei lieto di intervenire in questo importante dibattito sulle prospettive dell'industria manifatturiera italiana, in particolare nell'orizzonte di medio-lungo termine a cui tutti guardiamo con crescente attenzione vista la prolungata crisi economica che stiamo attraversando.

Ritengo che l'industria italiana si trovi realmente a un punto di non ritorno. Questo vale sia per i pochi grandi gruppi manifatturieri rimasti nel Paese, tra i quali Finmeccanica, sia per le decine di migliaia di piccole e medie imprese che continuano a fare la ricchezza dell'Italia e la cui diffusione capillare sul territorio rappresenta una delle più importanti risorse su cui il Paese può ancora contare. Sono infatti le Pmi che consentono all'Italia di confermarsi, nonostante la crisi, seconda nazione manifatturiera in Europa, dopo la Germania.

Benché vi siano molti lacci e lacciuoli, giustamente richiamati da Bricco, ad ostacolare lo sviluppo delle aziende italiane, dando ai nostri concorrenti stranieri vantaggi significativi, oggi l'industria manifatturiera italiana di ogni dimensione riesce ancora ad imporsi a livello internazionale grazie alle proprie eccellenze, in particolare dove c'è l'esigenza di capacità manifatturiera qualificata e attenta all'innovazione tecnologica. Delle tre componenti necessarie per la creazione di un prodotto - costo del lavoro, capitale e tecnologia - solo quest'ultima costituisce ancora un fattore competitivo favorevole alla nostra industria, incluse le Pmi: su questo aspetto, dunque, l'industria manifatturiera italiana deve basare sempre di più la propria competitività. Finmeccanica è impegnata con grande determinazione ad innovare il proprio patrimonio tecnologico, i propri prodotti, i metodi di produzione, la propria supply chain, per attuare il nuovo indirizzo strategico approvato un anno fa dal consiglio di amministrazione, che punta ad uno sviluppo "sostenibile" del Gruppo per farne un leader mondiale nell'alta tecnologia.

Il nostro futuro non si baserà più soltanto sulle pur importanti produzioni per il settore della difesa, ma sarà focalizzato anche su alcune aree strategiche in cui Finmeccanica ha, o può raggiungere, posizioni di leadership sfruttando per il mercato civile le tecnologie originariamente sviluppate per il militare. Penso alle opportunità della cybersecurity a protezione delle infrastrutture critiche, alla gestione delle moderne città attraverso tecnologie smart, alle comunicazioni satellitari, alle necessità di una mobilità intelligente: tutte aree soggette a grande sviluppo, nelle quali Finmeccanica può giocare un ruolo determinante per una effettiva modernizzazione del Paese.

Raggiungere questo obiettivo è possibile, a patto che maturino condizioni di contesto chiare e precise, animate dalla consapevolezza che le attività di ricerca e sviluppo rappresentano il motore indispensabile per creare innovazione tecnologica in Italia, in generale, e nel nostro settore, in particolare. L'industria aerospaziale ed elettronica italiana, civile e militare, rappresenta oggi uno dei principali settori manifatturieri strategici per lo sviluppo del Paese: ha un giro d'affari superiore ai 13 miliardi di euro annui, di cui oltre il 50% esportato; ha più di 50mila addetti, altamente specializzati, tra cui 10mila ingegneri; investe in Ricerca e Sviluppo circa il 12% del proprio fatturato; dispone di un indotto qualificato di oltre 150mila persone e di una presenza capillare in quasi tutte le regioni italiane.

Tuttavia, il rischio di una significativa recessione per questo comparto industriale è molto concreto, in un contesto di mercato nel quale i concorrenti internazionali continuano a ricevere dai rispettivi governi un sostegno attivo e strutturato, fatto di interventi sistematici di supporto alla ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e programmi.

Tale supporto, che potrei definire di "partenariato strutturale", è stato sempre assicurato dai governi delle nazioni più avanzate alle proprie industrie dell'aerospazio, difesa e sicurezza, nella consapevolezza che un settore strategico come questo necessita di investimenti in ricerca e sviluppo che, per dimensioni e tempi di ritorno, non sono sostenibili dall'industria in maniera autonoma. Tale settore rappresenta, peraltro, una delle filiere produttive con i maggiori tassi di ritorno degli investimenti sia in termini economico-finanziari, sia di mantenimento delle competenze tecnologiche e di livelli occupazionali qualificati.

Basti considerare che il moltiplicatore della domanda aggregata degli investimenti in sistemi di difesa è pari a 1,83, il più elevato tra quelli relativi alla spesa pubblica; 1 euro di investimenti in ricerca e sviluppo genera 6-7 euro di Pil; 10 milioni di euro creano 300 nuovi posti di lavoro, altamente qualificati. Al pari degli altri grandi Paesi europei, anche l'Italia si è dotata a suo tempo di una specifica legge, la 808/85, dimostratasi un importante strumento di sostegno alla R&S nel settore aerospaziale ed elettronico. Questa legge, finanziata dal ministero dello Sviluppo economico, ha garantito interventi dell'ordine di 400-500 milioni di euro l'anno, il 30% dei quali destinati alle Pmi, ed è riuscita ad attivare ulteriori investimenti, da parte delle imprese, pari ad almeno il 45% di quelli pubblici, consentendo così all'industria nazionale di sviluppare nuove tecnologie che hanno contribuito in maniera decisiva al successo dell'industria italiana, e di Finmeccanica, in questo settore. Tra queste, lo sviluppo di materiali compositi per le costruzioni aeronautiche, di sistemi avanzati ad ala rotante, di radar per il controllo del traffico aereo e navale, di velivoli e sistemi di addestramento avanzato.

La vendita di prodotti basati su queste tecnologie ha generato per Finmeccanica un fatturato, in gran parte di esportazione, pari a circa dieci volte l'investimento in ricerca e sviluppo. Nel 2012 la legge 808/85 non è stata rifinanziata, interrompendo così, per la prima volta in oltre vent'anni, un'azione costante di "partenariato strutturale" tra Stato e imprese che aveva dato riscontri altamente positivi in termini di tecnologia, sviluppo, occupazione e innovazione. Pur in assenza di tale fondamentale finanziamento, Finmeccanica ha continuato ad investire, nei limiti sostenibili dal proprio conto economico, per proseguire programmi di ricerca avviati negli anni passati e per avviarne di nuovi.

Vi è ora il rischio concreto di vanificare queste attività di ricerca e sviluppo già avviate, non solo da Finmeccanica, ma dall'intero comparto industriale dell'aerospazio e difesa italiano, in quanto il rifinanziamento della Legge 808/85 non è previsto nell'ambito del Ddl relativo alla Legge di Stabilità 2013: sarebbe il secondo anno consecutivo senza finanziamenti della R&S. In un momento tanto delicato per la nostra economia, il mancato finanziamento della ricerca equivale a minare alla radice una delle poche avanguardie tecnologiche presenti in Italia, che al contrario dovrebbe essere rafforzata proprio in un periodo di crisi, per trovarsi pronta, con prodotti più competitivi, nel momento della ripresa.

Così come accade in altri Paesi (Germania, Regno Unito, Francia), le cui industrie del settore sono nostre concorrenti su tutti i mercati del mondo, pronte a cogliere ogni occasione di espansione che un nostro indebolimento competitivo potrebbe aprire sul mercato. Questo significherebbe fermare il processo di miglioramento continuo che qui, come e più che in altri settori dell'economia, continua a garantire all'industria italiana la possibilità di essere leader credibile nel settore dell'alta tecnologia, su molti mercati e in tutti i continenti. Equivarrebbe, inoltre, a rendere sempre più precaria un'occupazione altamente qualificata, riducendo il patrimonio tecnologico del Paese e costringendo Finmeccanica a ridimensionare in modo significativo il proprio perimetro di competenze, fino ad intaccare il core business.

Al contrario, basterebbe rifinanziare la legge 808 con 50 milioni di euro all'anno (con impegno di spesa di 15 anni) per garantire all'industria italiana dell'aerospazio e dell'elettronica, quindi anche a Finmeccanica e al suo indotto, il supporto necessario per proseguire lo sviluppo di progetti innovativi che permetterebbero di continuare ad eccellere nel mondo, assicurando decine di migliaia di posti di lavoro altamente qualificati ai nostri giovani.

Siamo consapevoli che il momento è tutt'altro che facile, che vi sono risorse limitate e che bisogna competere sempre più duramente per vincere sui mercati. Siamo tutti impegnati per rispondere alla continua sfida attraverso la nuova Finmeccanica che stiamo costruendo: una Finmeccanica più sostenibile, più trasparente, più competitiva, maggiormente inserita nelle tante comunità di tutto il mondo dove operano, con professionalità e intelligenza, i nostri 68.000 dipendenti. Dipendenti che, come il sottoscritto, non si sentono né "deboli" né "soli", ma che vorrebbero giocarsi le loro capacità ad armi pari con i concorrenti degli altri Paesi.

Giuseppe Orsi, presidente e amministratore delegato di Finmeccanica

 

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