SENATORE LOTITO! - MIRACOLI DEL PATONZA: IL PRESIDENTE DELLA LAZIO SI CANDIDA IN CAMPANIA - LA CONDANNA IN PRIMO GRADO A UN ANNO E TRE MESI PER CALCIOPOLI GLI PARE “UN ERRORE CHE SARÀ RICONOSCIUTO PRESTO” - NEL CURRICULUM ANCHE 35 GIORNI AL GABBIO PER TANGENTOPOLI: “INNOCENTISSIMO. PREGAVO. E FACEVO PREGARE I MIEI COMPAGNI. ALCUNI LI HO CONVERTITI” – “IO “LOTIRCHIO”? SONO PER UN CALCIO MORALIZZATORE”…

Andrea Malaguti per "la Stampa"

«Dico, ma lei lo sa perché ho portato Petkovic a Roma?». In effetti no. «Perché è alto e grosso. Incute timore. E poi parla otto lingue. Ma soprattutto perché ha lavorato alla Caritas. E io ho una visione noumenica dell'esistenza, mica fenomenica». Scusi? «La moralità, non capisce?, quella è la mia stella polare, mica la scienza».

Ci sono molti modi inutili per manipolare Kant e il suo dualismo, ma nessuno lo sa fare con la sicurezza spiazzante del presidente della Lazio Claudio Lotito, candidato in pectore per il Pdl in Campania e re della Salernitana e di Salerno, dove, dopo aver rifondato la squadra, si è guadagnato il nomignolo di Lot-idolo. La piazza lo adora, ipnotizzata dall'universo parallelo del presidente in cui Manzoni e Socrate si fondono per trovare la quadratura impossibile del cerchio della vita. Champions League e politica, impresa e tribunali nella più irresistibile delle lavatrici arcitaliane.

«Il nostro è un Paese di "prenditori" e "magnager", ma per me conta solo la Polis». E gli inciampi giudiziari, presidente? «Ingiustizie. Presto sarà chiaro. So che è il Signore a scegliere la mia strada». Perciò Berlusconi lo adora. Come li batti due Unti dall'Altissimo?

L'uomo, mascella larga, occhi piccoli e duri, sposato con Cristina Mezzaroma (rampolla di una delle più potenti famiglie di costruttori romani), è capace e ambizioso. E di certo fuori dal comune. «Ho risanato la Lazio in tre anni. E la Salernitana, che era defunta, l'ho riportata in testa alla Lega Pro. Agli italiani direi: fino al 2015 mangeremo pane e acqua, poi sulle tavole tornerà il filetto. Dare una scadenza è importante. Io la penso come Manzoni: l'utile per scopo, il vero come soggetto, l'interessante per mezzo». C'è nesso? Chi può saperlo.

Nella villa all'inizio dell'Appia Antica - parco spettacolare e ufficio Luigi XVI con affreschi di Baratta alle pareti - Lotito Claudio, nato a Roma il 9 maggio del 1957, dunque Toro, gestisce un impero che si occupa di pulizia, manutenzione e sicurezza privata dando lavoro a seimila persone. «Troppa burocrazia. Io sono per tutelare l'occupazione, non il posto. Sono per il merito. E ho una visione paternalistica del lavoro». Paternalistica? «Da padre, non autoritaria. Certo, il collaboratore deve riconoscere la mia autorevolezza».

Va a letto tardissimo, si alza alle sei, lavora fino a mezzanotte usando quattro cellulari e per rilassarsi va con le guardie del corpo (ha due scorte, una pubblica e una privata) in un localino di via del Corso per giocare a carte. «Chi sono i guardoni che lo dicono? Gioco a scopa qualche volta, tutto qui. In Italia il successo è imperdonabile. Se ti realizzi ti attaccano. Ma io sono bravo. So fare. E la cultura è stata la mia unica bussola».

Diploma al classico, laurea in pedagogia e buone relazioni. Soprattutto con la pubblica amministrazione. Tra i suoi clienti la Regione, la Provincia di Roma, l'Azienda ospedaliera Spallanzani e anche la Guardia di Finanza. Ecumenico, trasversale, irresistibile. «Gli affari migliori li ho fatti con la sinistra».

Fino al 2004, quando acquistò la Lazio grazie a una rateazione fiscale da record del mondo (24 anni) era noto alle cronache solo per una storia legata a tangentopoli. Trentacinque giorni in galera. «Carcerazione preventiva. Innocentissimo. Pregavo. E facevo pregare i miei compagni. Alcuni li ho convertiti». Piazzista di Dio. O, come sostiene lui, un monaco del lavoro. Ma se porti il saio devi suonare la campana ogni giorno. «All'inizio i tifosi della Lazio mi chiamavano Lotirchio, credevano di intimidirmi. Ma io sono per un calcio moralizzatore, didascalico».
La condanna in primo grado a un anno e tre mesi per Calciopoli gli pare un dettaglio. «Un errore che sarà riconosciuto presto».

La prima volta che si presentò in Lega lo presero per una specie di Wanda Marchi che aveva ingoiato un vocabolario di latino. Da quando ha cominciato a vincere spendendo è diventato un punto di riferimento. «Fossi al governo approfondirei la riforma delle pensioni e obbligherei chi amministra la cosa pubblica al pareggio. Chi non è all'altezza fuori». Duro, ma giusto.

Su di lui gira un'infinità di leggende. Le ignora tutte. Tranne una. Quella secondo la quale avrebbe pagato una cena da duecento euro in un prestigioso ristorante della Capitale con due biglietti della tribuna Montemario. «Inconcepibile». Il telefono squilla, lui si alza, «carissimo», inizia un discorso bizantino di trenta minuti e si congeda lasciando vagare lo sguardo nell'ufficio che sembra Versailles. «Sono un uomo libero. Indipendente. Gioco per Berlusconi? No. Gioco per il Paese». Lotito, Lotirchio, Lot-idolo, Loitaliano luci e ombre, il bene e il male, il filosofo creativo convinto che le coincidenze siano l'ultimo rifugio degli uomini senza fantasia. «Quando mi guardo intorno penso: Dio mi ha aiutato. Ma sono stato bravo». Primus inter pares. Primus e basta.

 

 

Claudio LotitoClaudio LotitoClaudio LotitoCLAUDIO LOTITO CLAUDIO LOTITO CLAUDIO LOTITO E MIRO KLOSE CLAUDIO LOTITO CRISTINA MEZZAROMA IN LOTITO cristini mezzaroma e claudio lotito - Copyright Pizzi

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO