LA CASSAZIONE SUL CASO DIAZ FA PIAZZA PULITA DEL VERTICE E C’E’ CHI GODE: “NON HANNO DECAPITATO LA POLIZIA, MA LA PARTE MALATA” - TRA GLI INTERDETTI DAI PUBBLICI UFFICI C’E’ FRANCESCO GRATTERI, CAPO DELL’ANTICRIMINE E DESTINATO A PRENDERE IL POSTO DI MANGANELLI - MA ADESSO SI PREPARANO GIORNI DIFFICILI. C’È IN BALLO IL RISARCIMENTO MILIONARIO ALLE VITTIME…

Ferruccio Sansa per "il Fatto Quotidiano"

Non hanno decapitato la polizia, scrivilo. Hanno decapitato la parte malata. Tanti poliziotti, la maggioranza, oggi devono essere sollevati. Ma il terremoto non lo hanno provocato i magistrati. No, sono stati quei vertici della polizia, quei governi, tutti, che hanno promosso persone accusate di reati gravissimi. Il terremoto che oggi colpisce i vertici della polizia è colpa loro. Oggi si sfalda il gruppo dirigente vicino a Gianni De Gennaro e, purtroppo, anche al suo successore Antonio Manganelli, che non c'era in quei giorni di Genova, ma poi, sì, che c'era... eccome".

È un fiume in piena l'alto dirigente della polizia che parla dietro la promessa di anonimato. Ma ieri sera i telefonini di migliaia di poliziotti erano impazziti. Lo si può capire, da oggi cambia tutto: la sentenza della Cassazione, come ha detto chiaramente il ministro Anna Maria Cancellieri, modifica equilibri di potere, blocca le carriere di personaggi lanciatissimi.

IL RUOLO DELLO SCO
Un nome su tutti: Francesco Gratteri, arrivato a essere capo della Direzione Centrale Anti-crimine, che molti già vedevano pronto al grande salto ai vertici della polizia, al posto di Manganelli. Non andrà così. Certo, nessuno andrà in carcere . Ma resta la pena che ai condannati forse faceva ancor più paura: l'interdizione dai pubblici uffici. In pratica che cosa succederà? I dirigenti dovrebbero essere sospesi dal servizio. O chissà, magari si potrebbe tentare una via d'uscita sul filo del diritto: si potrebbe chiedere la sospensione della pena accessoria - l'interdizione, appunto - sostenendo che anch'essa rientri nell'indulto.

Ma se anche la via da un punto di vista giudiziario si rivelasse praticabile, non sembrerebbe onorevole. Il ministro Cancellieri pare far intendere che non la avallerà. Gratteri che all'epoca dei fatti era direttore dello Servizio Centrale Operativo nel corso degli anni è volato fino alla guida della Direzione Centrale Anticrimine. Nonostante quell'accusa di falso aggravato che in appello gli era valsa una condanna a quattro anni di reclusione e cinque di interdizione.


Difficile pensare che possa restare al suo posto, a occuparsi dei grandi segreti dello Stato, Giovanni Luperi, anche lui condannato per falso aggravato. Luperi che dodici anni fa era vicedirettore dell'Ucigos e che ha continuato come se nulla fosse la sua carriera fulminante fino a diventare capo-analista dell'Aisi (il servizio segreto interno).

Il terzetto dei condannati eccellenti si completa con Gilberto Caldarozzi, all'epoca vice-direttore dello Sco e oggi direttore del Servizio Centrale Operativo . Caldarozzi è stato condannato a 3 anni 8 mesi per falso aggravato e, anche lui, all'interdizione dai pubblici uffici. "La grande responsabilità dei nostri vertici è stato proprio questa: aver premiato gli accusati. Di più, averli portati nei punti di massima responsabilità della polizia, così oggi il nostro corpo rischia un colpo tragico da questa condanna. Ma sarà uno shock salutare, che sana almeno in parte la ferita del G8 e ricostruisce il nostro rapporto con i cittadini", sostiene ancora l'alto dirigente sentito a botta calda.

GLI INCHINI DEL PALAZZO
Dopo le violenze inaudite del 2001, nemmeno una parola di scuse è mai arrivata alle vittime. E intanto a tutti i livelli i protagonisti delle inchieste sono andati avanti. Fino a ieri sera. Gente cui venivano appuntate stellette, investigatori che maneggiavano le inchieste più delicate del nostro Paese.

Prendete Filippo Ferri, figlio di Enrico (l'ex ministro socialdemocratico) e fratello di Cosimo Ferri, magistrato in massima ascesa (è leader della corrente di centrodestra Magistratura Indipendente), insomma una famiglia sulla cresta dell'onda. Filippo da quei giorni terribili di Genova è sempre stato promosso e oggi dirige la squadra mobile di Firenze. Ieri è stato condannato in via definitiva a tre anni e otto mesi di reclusione per falso aggravato nonché all'interdizione dai pubblici uffici (assolto in primo grado e poi prescritto per arresto arbitrario).

Fabio Ciccimarra da commissario a Napoli è diventato capo della squadra mobile dell'Aquila, una città delicatissima per la tragedia del sisma e per le inchieste che stanno maturando sulla ricostruzione e le infiltrazioni mafiose. Condannato anche Spartaco Mortola che dalla Digos di Genova è diventato capo della Polfer di Torino (3 anni e 8 mesi). E condannato, val la pena ricordarlo, anche Vincenzo Canterini, non più in servizio, ma all'epoca dei fatti comandante del VII nucleo mobile.

Sembravano tutti predestinati a raggiungere i vertici della polizia. Una carriera avallata o tacitamente accettata da tutti i governi e i ministri che si sono succeduti in questi anni al Viminale: Claudio Scajola (Berlusconi II), Giuseppe Pisanu (Berlusconi II e III), Giuliano Amato (Prodi II) e Roberto Maroni (Berlusconi IV). Ma adesso si preparano giorni difficili. E non soltanto per la condanna pena-le. C'è in ballo il risarcimento milionario alle vittime: c'è chi parla di circa sei milioni. "Adesso ci sono dei nomi, dei condannati - conclude l'alto dirigente - e dovrebbero essere loro a pagare".

 

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