m5s movimento cinque stelle 5 cina huawei virginia raggi giuseppe conte davide casaleggio angelo tofalo zte

MOVIMENTO 5G: COME MAI OGNI QUALVOLTA C'ERA DA APRIRE UN CENTRO DI RICERCA FINANZIATO DAI CINESI, A TAGLIARE IL NASTRO C'ERANO SEMPRE ESPONENTI DEL MOVIMENTO 5 STELLE? – I COLOSSI HUAWEI E ZTE SONO STATI ESCLUSI DALLE GARE PER IL 5G MA ORMAI SONO PARTITI ALL'ASSALTO DELLE UNIVERSITÀ – GLI ATENEI HANNO UN DISPERATO BISOGNO DI FONDI CHE LO STATO NON FORNISCE. E QUINDI ARRIVA LA POTENZA DI FUOCO CINESE. CHE PERÒ NON È GRATIS… -  L'INTELLIGENCE IN ALLARME

Giuliano Foschini e Giovanna Vitale per www.repubblica.it

 

XI JINPING GIUSEPPE CONTE

Davanti c'è una strada che si stringe. Sul retro, invece, si vede una porta che non accenna a chiudersi. C'è un capitolo che agita, da qualche settimana, un pezzo della nostra intelligence. Ed è il rapporto che l'Italia ha scelto di avere con una delle potenze mondiali: la Cina. Dopo gli ultimi anni in cui si erano registrate grandi aperture - non ultimo nei due governi a guida Giuseppe Conte - il governo Draghi ha indicato una strada molto chiara con due scelte.

 

zte huawei

La gara per il 5G del Viminale che di fatto ha escluso - almeno per il momento (sulla vicenda si è aperto un contenzioso legale) - quelle società che utilizzavano tecnologia cinese, Huawei e Zte, spianando la strada a Tim. E l'apertura di un dossier sulla vendita di una società di droni militari (Alpi Aviation) da parte di due aziende legate, si è scoperto poi, al governo cinese. L'indicazione è chiara: il mercato è libero. Ma tutti devono rispettare le regole, una su tutte: non ci può essere alcuna ingerenza di Pesi esteri, men che meno non alleati Nato, nella nostra sicurezza nazionale.

 

HUAWEI POLITECNICO MILANO

Sta accadendo, però, che le aziende asiatiche abbiano scelto una strada alternativa. Meno appariscente, ma altrettanto importante e fruttuosa: intensificare scambi e partnership con le nostre università, incrementando progetti e centri di ricerca.

 

Il tutto senza alcuna regolamentazione, tant'è che neppure il ministero per l'Università e la Ricerca possiede una mappa di tali "alleanze". Che, pure, sono importanti: Huawei è il principale sponsor di una collaborazione sul 6G tra l'University of Electronic Science and Technology of China e il Politecnico di Milano. E, proprio grazie agli accordi con gli atenei italiani, è già dentro il progetto del cloud europeo su cui Bruxelles aveva alzato le barricate.

DAVIDE CASALEGGIO HUAWEI

 

L'allarme oltreconfine

Il dibattito sui rischi connessi a centri di ricerca, accademie e think tank finanziati dalla Cina e dalle aziende legate al partito comunista cinese, in Europa è centrale da tempo. L'Italia invece fin qui, almeno con la politica (l'intelligence ci lavora da tempo), è rimasta afona. Eppure la questione esiste. In un paper sulla "Cooperazione Cina-Italia nell'istruzione superiore" pubblicato in ottobre da Nicola Casarini, responsabile di ricerca per l'Asia orientale presso l'Istituto Affari Internazionali, si parla delle "sponsorizzazioni universitarie da parte di aziende cinesi, come Zte e Huawei, fino al punto di suscitare interrogativi sulle implicazioni per l'interesse nazionale dell'Italia e la sicurezza dei suoi alleati occidentali".

NICOLA CASARINI

 

Casarini segnala come in altri Paesi "la collaborazione in campo scientifico-tecnologico è stata sottoposta a uno scrutinio sempre più rigoroso". Mentre in Italia poco o nulla si è fatto. Spiega il professore a Repubblica: "I nostri atenei sono afflitti da un'endemica penuria di fondi e il fatto che ne arrivino da aziende offre la possibilità di portare avanti progetti che altrimenti non si potrebbero realizzare. Il rovescio della medaglia è che non si tratta di beneficenza: la Cina vuole in cambio tecnologia e know how senza troppi controlli".

 

Le reti di Huawei e Zte

La collaborazione più antica di Huawei è quella con l'Università di Cagliari. L'intesa più recente ha invece dato vita all'Innovation Lab inaugurato a ottobre nel parco tecnico-scientifico dell'università di Pavia, con un investimento di 1,7 milioni. In Italia Huawei ha creato 5 Innovation Center con altri operatori di Tlc e un Joint Innovation Center con la Regione Sardegna.

 

HUAWEI UNIVERSITA CAGLIARI

Risale invece al 2004 la scelta di aprire a Segrate il suo Global Research & Development Center, che oggi è uno dei più importanti hub di innovazione del gigante di Shenzen fuori dalla Cina, grazie al contributo di 100 ricercatori e alla collaborazione con 15 atenei italiani. Zte, invece, in Italia è presente a Milano, Torino e Roma, dove sta realizzando reti 5G e smart city in alcune città insieme con Wind Tre e Open Fiber. Ha in piedi accordi con l'università de L'Aquila, Tor Vergata e Torino.

 

thomas miao con virginia raggi all'inaugurazione del nuovo ufficio huawei di roma 5

L'otto febbraio 2018 i vertici della società hanno firmato un memorandum d'intesa con il Campidoglio (guidato dalla grillina Virginia Raggi) per il progetto Roma 5G. In base al contratto, Zte avrebbe partecipato al progetto pilota della futura rete di ultima generazione e della tecnologia della rete wireless, nonché allo sviluppo dell'infrastruttura necessaria ai servizi di una smart city digitale. Curiosità: ogni qualvolta c'era da aprire un centro di ricerca finanziato da Huawei o Zte in Italia, a tagliare il nastro si son sempre presentati parlamentari o sottosegretari del Movimento 5 Stelle. Dai 5G ai 5S, potrebbe non essere soltanto una questione di consonanti.

LUIGI DI MAIO THOMAS MIAOIL TWEET DI DEANNA LORRAINE SU CASALEGGIO LOBBISTA DI HUAWEI

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?