‘’SEVIZI’’ SEGRETI - FRA OGGI E DOMANI LA CASSAZIONE DARÀ IL SUO VERDETTO SUL SEQUESTRO DI ABU OMAR, L’IMAM CHE VENNE PRELEVATO DALLA CIA A MILANO, PORTATO IN EGITTO, TORTURATO E RILASCIATO DOPO DUE ANNI - SOTTO ACCUSA 22 AGENTI SEGRETI, DI CUI 19 SONO STATI GIÀ CONDANNATI IN APPELLO - UNO DI LORO, SABRINA DE SOUSA ATTACCA GLI EX VERTICI DELLA CIA E CONDOLEEZA RICE, CHE SAREBBE STATA A CONOSCENZA DI TUTTO…

Leo Sisti per il "Fatto quotidiano"

Il verdetto finale sul sequestro di Abu Omar. Oggi, venerdì 13, e domani, sabato 14 luglio: due giorni di fuoco. La Corte di Cassazione si pronuncia sulla vicenda dell'imam egiziano, prelevato da agenti della Cia nel febbraio 2003 in una via di Milano e trasferito in aereo in una prigione del suo Paese, qui torturato e, dopo 2 anni, rilasciato come se nulla fosse.

Dei 22 spioni autori del rapimento, 19 sono stati condannati in appello, mentre tre, salvati dall'immunità diplomatica in primo grado, saranno di nuovo alla sbarra in ottobre (tra questi l'ex numero uno in Italia, Jeff Castelli). Al vaglio dei giudici anche la posizione dei vertici del Sismi, l'ex controspionaggio militare, Niccolò Pollari e Marco Mancini, accusati di complicità, poi assolti grazie al segreto di Stato.

Il Fatto Quotidiano ha raccolto la reazione di uno tra i 22 protagonisti di quella rendition (consegna): Sabrina De Sousa, sette anni di carcere sulle spalle. L'appuntamento è fissato per le tre del pomeriggio di un giorno di giugno, a Washington. Le indicazioni per raggiungere il bar "Busboys and Poets", precisissime: "Prendi la linea verde della metropolitana, scendi alla stazione U, esci sulla Tredicesima strada, cammina fino alla Quattordicesima, gira a destra". Entro. Suona il cellulare: "Lì è troppo affollato, vieni all'Eaton, dall'altra parte della strada". Locale ampio, quadri etnici alle pareti. Sabrina De Sousa mi aspetta in un angolo, seduta su un divanetto.

La riconosco subito, lunghi capelli neri, vestito scuro a disegni floreali, olivastra di carnagione (è di origine indiana), dimostra meno dei suoi anni (57 a novembre). Sta bevendo una limonata, sorride, non sembra preoccupata. La tv franco-tedesca Arte ha girato un documentario sulla vicenda: "Il Congresso americano ne esce male".

Il Congresso? "Sì, io e il mio avvocato Mark Zaid abbiamo chiesto a varie commissioni di indagare sulle ragioni di quell'operazione. Richiesta ignorata. Eppure Abu Omar (prima del sequestro, ndr) era già nel mirino della polizia. Allora perché è stata organizzata la rendition?". Nega di avervi preso parte: "Quel giorno ero a sciare a Madonna di Campiglio. Non ho pianificato niente".

Sabrina De Sousa, "the tiger", è arrabbiata. Fa spallucce quando le ricordo un'e-mail rintracciata nel pc di Bob Lady, boss della stazione Cia di Milano, condannato a nove anni, e a lui inviata da Suzan Czaska, che cita una "Sabrina", identificata poi dal pm Armando Spataro nella stessa De Sousa, ritenuta coinvolta fino in fondo.

Si difende: "C'è solo quello, un nome". Non è vero. Ci sono altre prove. Rifiuta comunque il suo ruolo nella Cia, la "factory" di Langley. Eppure le sarebbe bastato confessare. E la sua situazione processuale sarebbe stata più soft e la sentenza meno dura. Troppo tardi. Se la Cassazione confermerà quei 7 anni, per De Sousa sarà l'inferno. Costretta a non uscire più dagli Stati Uniti per evitare di essere arrestata nel resto del mondo: "Non potrò più vedere mia madre, anziana, sta in India".

Aveva già tentato nel 2008 di raggiungerla, ma le era stato vietato. Sospira: "Ho dovuto dare le dimissioni, dopo 11 anni di servizio al Dipartimento di Stato. E non avrò così la pensione". Poi si lancia in una serie di j'accuse: "I veri responsabili siedono nei board di società, vivono vite comode, possono viaggiare". Sono tutti ex della Cia: dal direttore George Tenet a Stephen Kappes, l'uomo delle "covert operations ", cioè gli affari sporchi, fino a Jeff Castelli. Domanda. Condoleezza Rice, già segretario di Stato, e, prima, del National Security Council (Nsc) ha dato via libera?

"L'Italia è un alleato della Nato. Credo che l'approvazione sarebbe dovuta venire proprio dall'Nsc allora diretto da lei. Secondo il giornalista americano Matt Cole, Rice avrebbe avuto l'intenzione di avvertire Bush (l'ex presidente George W., ndr). Del resto Michael Scheuer, ex funzionario Cia, ha descritto (su la Repubblica nel 2005, ndr) qual era la procedura di ogni rendition.

Jeff Castelli, il presunto cervello, sarebbe stato l'unico dirigente, tra i senior, a poter inoltrare il progetto ai suoi capi di Washington: per avere il disco verde... E loro l'avrebbero dato. Il blitz - continua De Sousa - avrebbe potuto essere fatto se l'Nsc avesse concesso il suo ok. In seguito Washington avrebbe stanziato fondi e risorse per l'esecuzione. Il che avrebbe tirato in ballo la Difesa per l'uso delle basi aeree estere e il rapporto con l'Egitto. Infine, il Congresso avrebbe autorizzato il finanziamento". De Sousa non si rassegna.

Ha perso una causa civile contro Dipartimento di Stato e Cia, ma annuncia di interporre appello, anche se lei, per Langley, non esiste più, cancellata. Le rimane l'amarezza del commento di un avvocato del Senate Select Committee on Intelligence: "Se non è soddisfatta, se ne vada in India". E la delusione per tutte quelle lettere spedite alla Rice, per spuntare l'immunità diplomatica in cambio dei suoi servizi all'ambasciata Usa di Roma e al consolato di Milano. Inutile. Silenzio assoluto. Ora l'ultima parola è alla Cassazione.

 

ABU OMAR jpegAbu Omar Abu Omarnicolo pollarimarco mancini sismi02 lapSABRINA DE SOUSA CONDOLEEZA RICECIA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…