TE LA DO IO LA MANOVRA! - CONTRO POSSIBILI LIBERALIZZAZIONI LE LOBBY SI SONO ATTREZZATE PER SALVARSI LE CHIAPPE - GLI AVVOCATI HANNO MANTENUTO IL LORO ORDINE - L’AUMENTO DELL’IVA FAVORISCE QUELLE CATEGORIE CHE NON HANNO QUESTA IMPOSTA SULLE PRESTAZIONI (COME I MEDICI) - FARMACISTI E NOTAI HANNO IMPEDITO LE LIBERALIZZAZIONI NEI RISPETTIVI AMBITI - E IL CETRIOLO A CHI VA? DIPENDENTI PUBBLICI E TASSISTI…

Mario Ajello per "il Messaggero"

Professioni che vincono. Categorie professionali che perdono. A chi è andata bene. A chi è andata male. I fortunatissimi, ma sarebbe meglio dire i meglio rappresentati in Parlamento, sono gli avvocati (e insieme a loro i notai e i medici). Prima, agli inizi dell'iter delle varie manovre, hanno salvato il proprio ordine professionale. Adesso i 134 deputati e senatori che provengono dalla professione forense e in gran parte la svolgono ancora possono essere soddisfatti, anche se alcuni si lamentano, per lo sconto che da lobbisti di se stessi sono riusciti ad auto-applicarsi. Facendo scendere, da 2.700 euro a una media di 1.500 euro mensili, il taglio dell'indennità dei parlamentari che percepiscono altri redditi da lavoro autonomo, superiori a 9.847 euro netti.

L'avvocato berlusconiano Maurizio Paniz protesta: «Dopo i tagli, prenderò 300 euro al mese di indennità». Ma guadagna benissimo come principe del foro, e poi di stipendio complessivo da deputato gli restano, al netto di quei 300 euro che dice di perdere, circa 11.700 euro. Paniz e influenti colleghi pidiellini come lui, da Francesco Paolo Sisto a Franco Mugnai, hanno lavorato molto bene - anche in maniera bipartisan - suggerendo, premendo, insistendo nel merito delle varie norme che riguardano il settore loro e di tanti colleghi della sinistra.

Poi ci sono i medici. E' un mondo che può vantare un grande paladino a Palazzo Madama: Antonio Tomassini, presidente della commissione sanità. L'aumento dell'Iva favorisce quelle categorie che non hanno questa imposta sulle loro prestazioni e i medici sono in cima alla lista. Insieme agli assicuratori che prima avevano un'ottima interlocuzione con il senatore Pedrizzi, ex presidente della commissione finanze poi diventato direttore affari istituzionali dell'associazione nazionale imprese assicurative.

Ma forse il più maestoso trionfatore nella partita della manovra è il senatore Luigi D'Ambrosio Lettieri, presidente della commissione sanità. Da super-farmacista, e presidente dell'ordine dei farmacisti della provincia di Bari dal 1996 (cinque mandati consecutivi) e vice-presidente della federazione degli ordini dei farmacisti italiani, s'è battuto più di tutti gli altri in favore dei farmacisti. Che hanno incassato, a dispetto delle lenzuolate liberalizzatrici a suo tempo fatte approvare da Bersani, l'annacquamento di quella norma che impediva di aprire farmacie troppo vicine ad altre farmacie.

Prima si poteva aprire un esercizio commerciale di questo tipo senza troppi limiti di distanza: ora gli spazi aumentano. Un vincolo di autodifesa dell'esistente, ecco. Lo stesso che anche i notai - non si può aprire uno studio di notaio troppo vicino ad un altro notaio - sono riusciti a ottenere. Del resto l'ottimo senatore Pastore, notaio abruzzese e parlamentare molto stimato, pur non essendo della commissione bilancio, quella che ha cucinato la manovra in queste settimane, vi ha partecipato come sostituto di un collega.

I farmacisti festeggiano la norma che salva il numero chiuso dei loro negozi e la sconfitta delle parafarmacie, e D'Ambrosio Lettieri può legittimamente diventare il grande idolo popolare dei propri colleghi. Al contrario, non ringraziano nessuno - anzi sono viola di rabbia, a cominciare dagli alti dirigenti del Senato - i dipendenti pubblici di rango che pagano il contributo di solidarietà da cui sono invece stati esentati i loro colleghi del settore privato.

Ma veniamo ai calciatori. Non hanno trovato un santo nel Paradiso governativo - anzi, lì dentro Calderoli ha guidato la crociata intitolabile: «Più tasse per Totti» - e neppure in quello parlamentare. Risultato: il ritorno del contributo di solidarietà del tre per cento oltre i trecento milioni di euro costerà caro proprio a Totti (pagherà 250.000 euro) e ancora più caro a Ibrahimovic (531.00 euro) o all'interista Sneijder (351.000) o allo juventino Buffon (351.000) o al rossonero Robinho (291.000). E' mancato, nei corridoi del Palazzo, qualcuno che s'è preso cura dei loro interessi? Forse sì, o forse era impossibile risparmiare sacrifici a ricconi di questo calibro.

«Ma le assicuro - dice Elio Lannutti, difensore dei consumatori e senatore dell'Idv che per giorni s'è piazzato con i suoi emendamenti davanti alla commissione bilancio - che ho visto tanti lobbisti, in occasione di questa manovra e anche di quelle precedenti, circuire relatori e capigruppo». Lui stesso, il Lannutti, ha presentato un emendamento per alzare l'Iva sulle bibite gassate - «Fanno male, ingrassano, e infatti Sarkò in Francia le ha fiscalmente mazzolate» - e questo è stato il risultato prima che venisse respinto: «Mi sono arrivate una valanga di telefonate dalle aziende del ramo. Di questo tenore: ma senatore Lanutti, che cosa sta combinando....».

Mentre la manovra era in cottura, i tassisti erano infuriati e gridavano contro la «deregulation sfrenata che si vuole imporre al nostro settore». Il loro super-rappresentante, Loreno Bittarelli, fino alla fine ha lanciato appelli al Senato: «Auspichiamo che l'emendamento di Angelo Maria Ciccolani, membro della commissione bilancio, venga condiviso e approvato». Così è stato. E così prescrive adesso la manovra: l'abrogazione delle restrizioni di accesso ad alcune attività economiche non si applica ai «servizi di taxi e noleggio».

 

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