renzi pd

SILURATO L’INCIUCIONE SULLA LEGGE ELETTORALE, RENZI IL BULLO SI RITROVA CON IL CERINO IN MANO PERCHÉ NON SI POTRÀ VOTARE A SETTEMBRE E PER QUANTE CAPRIOLE TENTI DI FARE, PER LUI E IL PD SARÀ IMPOSSIBILE SOTTRARSI ALLA MANOVRA D'AUTUNNO LACRIME E SANGUE

1 - E LA STANGATA D' AUTUNNO LO METTERÀ KO

Maurizio Belpietro per “la Verità”

 

RENZIRENZI

Tutto come previsto: Beppe Grillo, aiutato da un bel numero di franchi tiratori che non vogliono accorciare la legislatura e rinunciare allo stipendio, alla fine ha fatto saltare il banco, lasciando il cerino acceso nelle mani di Matteo Renzi. E ora l' ex presidente del Consiglio invece di tornare a Palazzo Chigi, come ardentemente desidera, rischia solo di scottarsi. Anzi, di bruciarsi.

 

L' avevamo previsto in un articolo della scorsa settimana, allorquando avevamo sconsigliato Silvio Berlusconi dal partecipare all' inciucio elettorale. Attento, avevamo scritto allertando il Cavaliere, se il capo dei 5 stelle fa quello che lei fece quasi vent' anni fa con Massimo D' Alema, mandando a gambe all' aria la Bicamerale, finisce che a pagarne le conseguenze saranno proprio gli artefici dell' intesa, cioè il segretario del Pd e lei, il leader di Forza Italia.

maurizio belpietro maurizio belpietro

 

Impossibile, replicavano gli esperti di faccende parlamentari. Se i pentastellati si tirassero indietro dimostrerebbero la loro inaffidabilità e la mossa si ritorcerebbe proprio contro di loro. Sciocchezze. Innanzitutto rovesciando il tavolo i grillini potranno sempre addebitare il conto al Pd e ai suoi alleati, sostenendo che sarebbe bastato copiare il modello tedesco e non costruire una tagliola all' italiana per consentire ai capi bastone dei partiti di scegliersi gli eletti, e il gioco sarebbe stato fatto, con i seguaci di Beppe pronti a onorare i patti.

 

Le preferenze sulle schede elettorali e i listini non bloccati, del resto, sono sempre state un cavallo di battaglia del movimento, perché rientrano nel progetto di dare spazio al popolo e non alle segreterie dei partiti. Gli elettori dunque non potranno che applaudire la scelta di chiamarsi fuori dal pastrocchio elettorale, o per lo meno non potranno che rallegrarsi quegli italiani che votano per i 5 stelle. Nessun passo falso, perciò.

 

renzirenzi

Ma non solo. Il Pd e i suoi compagni non sembrano capire che la maggioranza dell' opinione pubblica se ne impipa della legge elettorale. Anzi, non sa neppure se sia meglio il Consultellum, il Tedeschellum o il Maialinum che si voleva approvare.

 

Quasi nessuno si appassiona alla questione del sistema con cui andare alle urne, e ancora meno sembra afferrare le sottigliezze delle soglie di sbarramento, dei collegi uninominali e del ricalcolo proporzionale. Per dirla con un dirigente di alto rango dello stesso Pd, «quando parliamo di legge elettorale sembriamo pesci in un acquario: apriamo la bocca e giriamo in tondo, senza renderci conto che fuori c' è il mondo e ha altri problemi».

 

MARIA ELENA BOSCHI E LE BALLE SU ETRURIAMARIA ELENA BOSCHI E LE BALLE SU ETRURIA

La sensazione di scollamento tra classe politica e opinione pubblica in queste ore appare esattamente come descritta dal dirigente del Partito democratico. L'Ilva licenzia dopo essere stata venduta. L'Etruria licenzia dopo essere stata «salvata». Un paio di banche licenzieranno per salvarsi. L'Alitalia, forse, non si salva neppure licenziando. E mentre si perdono decine di migliaia di posti di lavoro la politica che fa?

 

Parla di legge elettorale e di scadenze per tornare a votare e si occupa di nomine in Rai. Ora Renzi e i suoi fanno sapere che la legge elettorale è morta e rinviano tutto a dopo le amministrative, appuntamento con il quale il centrosinistra rischia la batosta. Di sistemi per tornare alle urne si ricomincerà a parlare dopo, ma è molto improbabile che si faccia con una legge ad hoc. Al massimo si farà una porcata ad hoc, cioè un decreto per armonizzare le norme in vigore tra Camera e Senato.

ALITALIA RENZIALITALIA RENZI

 

Comunque vada, Renzi ha già perso, perché difficilmente si potrà votare a settembre. Per quante capriole faccia, per lui sarà impossibile sottrarsi alla manovra d' autunno e alle responsabilità di quattro anni di governo. Il segretario del Pd aveva imposto tempi da Speedy Gonzales per schivare la stangata europea.

 

Purtroppo per lui, il colpo di mano non è riuscito. A segno invece è andato un colpo che rischia di essere mortale per la leadership dell' ex presidente del consiglio. Dopo lo schiaffo del 4 di dicembre dello scorso anno, Renzi contava di essersi risollevato con le primarie, ma ora arriva una botta da ko. Se lo conosciamo un po', tenterà ancora di rimettersi in piedi e di incrociare i guantoni, ma ormai sul ring si intravvede solo un pugile suonato destinato alla sconfitta.

 

Mario Calabresi Mario Calabresi

2 - COME RIPARTIRE DA UN FALLIMENTO

Mario Calabresi per “la Repubblica”

 

Il grande accordo che doveva portarci alle elezioni a settembre ha fatto naufragio sul primo scoglio. Un' esplosione figlia dell' incontro di troppe furbizie e troppi calcoli, senza quel minimo di idealità indispensabile a controbilanciare asprezze e tensioni. Ora è chiaro a tutti ciò che ripetiamo dal primo giorno: una riforma voluta per soddisfare le convergenti convenienze di quattro leader politici, che prevedeva già la data del voto, senza una minima preoccupazione per il Paese, non garantisce nessun futuro e non poteva avere respiro.

 

Una legge che sanciva già i possibili approdi, la grande coalizione tra Renzi e Berlusconi da un lato e una possibile convergenza tra Grillo e Salvini dall' altro, senza che ci si fosse minimamente preoccupati di mettere in campo programmi, idee e prospettive, era uno schiaffo agli italiani.

 

Matteo Renzi e berlusconi Matteo Renzi e berlusconi

Ci accollavamo tutti i rischi di un "voto accelerato" e del rinvio della manovra a dopo le elezioni senza che il Paese ne conoscesse alcun beneficio, anzi, con il pericolo di esporlo a una nuova tempesta europea.

 

C' è da augurarsi che questo fallimento stimoli un ripensamento, per rimettere al centro gli elettori e il loro diritto di scegliere da chi essere rappresentati. E nel frattempo si usino i mesi che rimangono alla legislatura per fare qualcosa che lasci il segno, per non gettare occasioni preziose. Ci sono molte leggi - da giorni ne ricordiamo sei - che varrebbe davvero la pena approvare. Sarebbe un modo nobile per ricucire il rapporto con i cittadini.

GRILLO SALVINI RENZI BERLUSCONIGRILLO SALVINI RENZI BERLUSCONI

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?