BELPIETRO SUONA LA CAMPANELLA: SILVIO SALVA LA PELLE AL 94° E ORA LO SCEICCO AL-FINI DEVE MANTENERE GLI IMPEGNI SU IVA E IMU

Maurizio Belpietro per "Libero"

I lettori meno attenti è probabile che non abbiano capito un accidente di quanto è accaduto ieri nell'aula del Senato. Perché, dopo aver fatto annunciare da un veemente Sandro Bondi che il gruppo del Pdl avrebbe votato la sfiducia al governo Letta, Silvio Berlusconi ha cambiato idea all'improvviso, decidendo di far votare la fiducia al governo di cui appena cinque giorni prima aveva decretato la fine?

Che cosa ha indotto il Cavaliere all'inattesa piroetta quando soltanto un'ora prima il suo gruppo aveva deciso all'unanimità di seguirlo anche nell'ultima battaglia? Domande legittime di chi ha altro da fare che inseguire i giochi che si fanno dentro il Palazzo. La risposta sta in una pagina: quella che ieri il ministro Gaetano Quagliariello ha mostrato con finta noncuranza all'obiettivo delle telecamere un'ora prima che a Palazzo Madama cominciassero le votazioni. In quel foglio si potevano scorgere i nomi dei dissidenti del Pdl: una lista di una ventina di senatori. Ventidue, forse ventitré, anzi venticinque: comunque molti di più di quelli annunciati.

Un numero sufficiente a salvare il governo Letta e a consentirgli di non colare a picco come una bagnarola. Nella serata di martedì Denis Verdini, l'uomo che in questi anni ha garantito a Berlusconi i numeri per superare i momenti difficili, pare avesse assicurato che la fronda si sarebbe limitata a poca cosa, otto forse dieci senatori, una pattuglia comunque non in grado di far arrivare la maggioranza di governo a quota 161, il numero magico della fiducia.

E invece prima che si votasse e dopo che tutti i tentativi di mediazione fra Berlusconi e Alfano erano falliti, ecco spuntare la paginetta di Quagliariello con le firme dei dissidenti. Un colpo alla sicurezza ostentata fino a martedì notte dai falchi. Una minaccia alla tenuta stessa del Pdl, perché è vero che i 26 senatori non erano i quaranta annunciati da Carlo Giovanardi, ma erano molti, moltissimi di più, di quelli immaginati. Gianfranco Fini quando ci fu la rottura, al Cavaliere portò via solo nove senatori di un gruppo ben più numeroso di quello attuale.

Insomma, dopo essersi illuso di poter contenere la frana e di mandare a casa il governo, costringendo il capo dello Stato a concedere le elezioni, Berlusconi ha capito che votando la sfiducia sarebbe andato incontro a una disfatta. E così, con l'abilità e la velocità che tutti gli riconoscono, il leader del centrodestra ha ritirato la zampa un secondo prima che la tagliola scattasse.

Certo, ora è più debole e tutte le grane cui sperava di sottrarsi sono ancora lì, senza nessuna soluzione. Tuttavia, anche se costretto al voltafaccia, con il sì il Cavaliere è rimasto in campo, scaricando sul Pd l'eventuale onere di far fallire il governo. Alla sinistra non piace stare nella stessa maggioranza con il «Caimano»? Pazienza, si dovrà rassegnare oppure dovrà far cadere l'esecutivo. Se qualcuno nel Pd sperava di lasciare il cerino delle tasse e delle mancate riforme nelle mani dei moderati, scaricando su di essi i propri fallimenti, purtroppo per lui ha sbagliato i conti.

L'incapacità di mettere mano a una seria riforma fiscale, l'indecisione nei tagli alla spesa pubblica, la difesa degli sprechi e l'inefficienza della burocrazia continuano a rimanere patrimonio dei progressisti e dei sindacati più che del centrodestra. Tutto bene quel che finisce bene, dunque? Mica tanto. Pur considerando sbagliato nei tempi e nei modi lo strappo dentro il governo (come si fa a comunicare al telefono l'ordine di dimettersi? Come si può far cadere un governo senza spiegarne le ragioni ai propri elettori?) non possiamo dirci sostenitori di Enrico Letta. Come i lettori sanno, abbiamo spesso criticato l'esecutivo per le mancate scelte.

Nonostante la replica piccata del presidente del Consiglio, che nell'intervento al Senato ha rivendicato i propri meriti, in cinque mesi ha fatto poco o nulla. Invece di tirare fuori la grinta, il premier ha tirato fuori il peggio dell'andreottismo, facendo del rinvio un'arte.

Per dirla con Renzi (che attribuisce la battuta ad Andreatta), invece di risolverli in questi mesi Letta ha accarezzato i problemi. Ma ora che i dissidenti hanno vinto, ora che in nome della stabilità hanno impedito la caduta del governo, accarezzare i problemi non basta: bisogna risolverli. Noi siamo rimasti fermi al consiglio dei ministri di venerdì scorso, quello che doveva evitare l'aumento dell'Iva, abolire la seconda rata dell'Imu e varare il finanziamento degli ammortizzatori sociali.

Ora che hanno di nuovo una maggioranza, ci aspettiamo che Letta e i suoi ministri decidano quanto era atteso. Riportino l'Iva al 21 per cento, cancellino l'ingiusta tassa sulla prima casa e trovino i fondi per i disoccupati: i soldi ci sono, lo ha detto Saccomanni. Se così non fosse, non avrebbe perso Berlusconi e nemmeno i falchi. Avrebbero perso tutti, colombe comprese.

 

ALFANO BERLUSCONI GIOVANARDI ALFANO BERLUSCONI GIOVANARDI alfano napolitano ENRICO LETTA E SILVIO BERLUSCONISILVIO BERLUSCONI ENRICO LETTA CARLO GIOVANARDI IL RIBELLE LETTA E RENZI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni francesco acquaroli antonio tajani matteo salvini donald trump

DAGOREPORT: A CHE PUNTO È L'ARMATA BRANCA-MELONI? TORNATA SCORNATA DAL G7 MENO UNO (TRUMP SE NE FOTTE DI LEI E DELL'EUROPA), I PROBLEMI REALI BUSSANO ALLA PORTA DI PALAZZO CHIGI. A PARTIRE DALL'ECONOMIA: LA GUERRA IN MEDIORIENTE POTREBBE FAR SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, E CONSEGUENTE AUMENTO DI OGNI PRODOTTO - AGGIUNGERE LA LOTTA CONTINUA CON SALVINI, LA PIEGA AMARA DEI SONDAGGI NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE – SULLE ALTRE QUATTRO REGIONI, LA FIAMMA E' INDECISA SUL TERZO MANDATO CHE FAREBBE FELICE ZAIA IN VENETO, DESTABILIZZANDO IL PD IN CAMPANIA. MA IERI, PRESSATO DA VANNACCI, SALVINI HA PRESO A PRETESTO IL "NO" DI TAJANI, PER SFANCULARE VELOCEMENTE (E SENZA VASELINA) I SUOI GOVERNATORI, ZAIA E FEDRIGA - IL ''NO'' DI TAJANI ERA TRATTABILE: L'OBIETTIVO E' LA FUTURA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA (IL CANDIDATO ''COPERTO'' DI FORZA ITALIA È..)

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…