carlo massagli giulio regeni al sisi giuseppe conte

SE NON VI FOSSE CHIARO PERCHÉ NON RIUSCIAMO AD AVERE GIUSTIZIA PER GIULIO E REGENI E PATRICK ZAKI: TRA ITALIA ED EGITTO GIRANO MILIARDI - AL SISI RICEVERÀ UNA FREGATA ITALIANA COSTRUITA PER LA MARINA MILITARE E POI DIROTTATA NELLA MAXI COMMESSA DI ARMAMENTI CHE L'ITALIA STA VENDENDO AL CAIRO - UNA DELLE COMMESSE PIÙ GRANDI DEL DOPOGUERRA, PER UN VALORE DI QUASI 9 MILIARDI DI EURO. UNA PARTITA CHE CONFERMEREBBE L'EGITTO COME PRIMO CLIENTE DELL'INDUSTRIA MILITARE ITALIANA…

1 - LA MAXI COMMESSA MILITARE VA IN PORTO ECCO LA PRIMA FREGATA ITALIANA PER AL SISI

Mariano Alberto Vignali Spezia per "la Stampa"

 

LE FREGATE FREEM DESTINATE ALL EGITTO - AL GALALA

Si chiama Al-Galala l'ormai ex fregata Spartaco Schergat costruita per la Marina militare e poi dirottata all' interno della maxi commessa di armamenti che l' Italia sta vendendo all' Egitto. Il nome della «medaglia d' oro» che sino a poco tempo fa correva sulla murata di poppa, è stato appena sostituito e l' unità è pronta a cambiare il tricolore con la bandiera con l' aquila di Saladino.

 

La fregata tipo "fremm" (fregate europee multi-missione), cioè una delle navi più moderne al mondo, è ancora ormeggiata nel porto della Spezia, nel cantiere navale del Muggiano, dove era stata ultimata da Fincantieri, ma presto prenderà il mare, forse entro l'anno, per il porto di Alessandria d'Egitto. Una sorte che toccherà entro la primavera anche alla gemella Emilio Bianchi. Quest'ultima porta ancora il nome dell'eroe che in una notte del dicembre 1941, assieme proprio a Schergat, quel porto lo forzò per affondare le navi inglesi presenti e compiere «l' impresa di Alessandria».

 

FINCANTIERI

La notizia del cambio del nome sulla fiancata è la prova regina, a discapito di tanti silenzi e delle mezze imbarazzanti conferme arrivate in questi mesi dal governo, che ormai quella fregata è egiziana. Alla Spezia c' è anche l' equipaggio che sta finendo la formazione per poter salire a bordo e far rotta verso il Mediterraneo orientale. Le due navi, per un valore stimato di circa 1,1 miliardi di euro, sono il primo pezzo dell' accordo. Si prevede che l' Italia venda all' Egitto altre 4 fregate e ben 20 pattugliatori d' altura, tutti realizzati di Fincantieri, oltre a 24 caccia Eurofighter Typhoon e numerosi velivoli da addestramento M-346 di Leonardo, più un satellite da osservazione.

 

renzi al sisi

Una delle commesse più grandi del dopoguerra, per un valore complessivo di quasi 9 miliardi di euro. Una partita che confermerebbe l' Egitto come primo cliente dell' industria militare italiana (oggi lo è con un volume di affari da 871 milioni di euro solo nel 2019) e, secondo gli esperti, garantirebbe un carico di lavoro per quasi dieci anni. Eppure questa operazione è una delle più scomode e riservate degli ultimi trent' anni senza mai ammettere l' evidenza dei fatti o confermare gli atti siglati. A pesare su questa vendita c' è la situazione di tensione legata al caso Regeni e al complicato rapporto tra Roma ed il Cairo.

 

Un tema che aveva aperto il vertice telefonico Italia-Egitto del 7 giugno, tra il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, e il primo ministro Giuseppe Conte, anche se poi la telefonata è servita proprio per chiudere la pratica della maxi commessa.

Così, poco dopo, l' Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento italiana, responsabile delle esportazioni di equipaggiamenti militari, ha concesso, sempre in sordina, il 10 agosto, la licenza di esportazione in Egitto delle due navi.

FREGATE FINCANTIERI

 

2 - LENTI NEL DIFENDERE I DIRITTI, TROPPO VELOCI NEL FARE GLI AFFARI

Francesco Sforza per "la Stampa"

 

Lenti ad affermare i diritti, veloci nel fare gli affari: difficile non sentirsi feriti dallo scarto tra i tempi della giustizia sull' omicidio di Giulio Regeni e la detenzione di Patrick Zaki e, d' altro lato, dalla rapidità con cui è diventato operativo, ieri, l' accordo di vendita delle due fregate italiane classe Fremm all' Egitto, che ne ha già ribattezzata una con il nome di una delle sue montagne più celebri, Al Galala.

 

giulio regeni 1

Una rete di richiami simbolici che a dispetto delle dichiarazioni ufficiali sul pressing italiano presso il governo egiziano mostra da una parte un Paese che salpa, e dall' altro uno che ripara. E a riparare, stavolta, siamo noi, che dal 2016 non riusciamo ad ottenere risposte soddisfacenti sul brutale assassinio di un giovane ricercatore, e che fra qualche giorno vedremo scadere i termini delle indagini preliminari della Procura di Roma senza neanche poter far leva - nel caso in cui le conclusioni della magistratura italiana siano dichiarate irricevibili dalle autorità egiziane - sulla finalizzazione dell' accordo di vendita delle fregate perché queste, allora, saranno già egiziane.

 

patrick george zaki

Oggi è il caso di chiedersi che strada stia prendendo la via diplomatica al negoziato con l' Egitto, perché se questa significa cedere su tutta la linea, e semplicemente attrezzarsi per la gestione di una resa, allora è bene ricordare che probabilmente il punto di caduta sarà ancora più basso del previsto.

 

AL SISI GIUSEPPE CONTE

Il caso di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell' Università di Bologna arrestato il 7 febbraio con l' accusa di propaganda sovversiva al regime, che il 21 novembre scorso si è visto rinnovare la custodia cautelare nelle carceri del Cairo per altri 45 giorni, è lì a dimostrarlo: il linguaggio della collaborazione non può essere parlato in una sola lingua. Altrimenti non ci si capisce, o meglio, ognuno può far finta di capire ciò che vuole.

La spirale può continuare ad avvitarsi, e l' Italia, al momento, sembra destinata a una sconfitta, sia in termini di credibilità come attore nell' area (lo stallo libico ce lo ricorda ogni giorno), sia come Stato che ha il dovere di affermare la priorità della difesa dei diritti.

Perché è partendo da lì che si vince, e anche da lì che si perde.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”