di maio salvini siri conte

LA SITUAZIONE E’ GRAVE MA NON SIRI - CONTE VUOLE LE DIMISSIONI DEL SOTTOSEGRETARIO LEGHISTA INDAGATO, TRA IL CARROCCIO E IL M5S E’ SCONTRO APERTO – DI MAIO: “MI AUGURO NON SI ARRIVI A VOTARE IN CONSIGLIO DEI MINISTRI, MA NEL CASO ABBIAMO LA MAGGIORANZA” – SALVINI FURIBONDO: “QUESTI VOGLIONO LA CRISI IN CAMPAGNA ELETTORALE. E’ UNA FOLLIA. NON ASPETTANO NEANCHE CHE SIRI PARLI CON I MAGISTRATI…”

ARMANDO SIRI MATTEO SALVINI

Federico Capurso per la Stampa

L' accordo tra la Lega e il Movimento 5 stelle sulla sorte di Armando Siri non è arrivato.

E così, dopo due settimane di equilibrio e tensioni, Giuseppe Conte decide di tagliare il filo del sottosegretario leghista:

 

«All' ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri porrò la mia proposta di revoca di Siri dal suo ruolo di sottosegretario», sentenzia da palazzo Chigi. Ma senza un patto tra i due partiti di maggioranza, la decisione del premier viene animata dalla paura per la furia vendicativa che Matteo Salvini potrebbe scatenare sul Movimento dopo le Europee.Un compromesso, nel primo pomeriggio, sembrava possibile agli occhi di Conte.

 

di maio conte

In cambio delle dimissioni di Siri, il premier aveva offerto l' assicurazione alla Lega che dai Cinque stelle non sarebbero stati intonati canti di vittoria né sarebbe stato mostrato lo scalpo del sottosegretario in campagna elettorale. Convinto dell' epilogo positivo, Conte convoca una conferenza stampa con l' obiettivo di lodare la «responsabilità politica» del sottosegretario leghista e di spegnere ogni possibile polemica interna. Ad anticiparlo, però, arriva una nota di Siri: «Dal primo momento ho detto di voler essere immediatamente ascoltato dai magistrati per chiarire la mia posizione. Sono innocente - scrive Siri -. Ribadisco di avere sempre agito correttamente e di non avere nulla da nascondere». E dunque, «confido che una volta sentito dai magistrati la mia posizione possa essere archiviata in tempi brevi. Qualora ciò non dovesse accadere, entro 15 giorni, sarò il primo a voler fare un passo indietro».

 

siri salvini

Conte è indispettito, non è la risposta che si aspettava. La conferenza stampa slitta di un' ora, il tempo di riscrivere parte del testo, eliminare gli elogi, aggiungere una sferzata: «Le dimissioni o si danno o non si danno. Le dimissioni future non hanno molto senso». Restano intatti, invece, i motivi della necessità di un passo indietro, che per il presidente del Consiglio nascono dalla legge oggetto di indagine dei magistrati, che Siri avrebbe sponsorizzato: «Non avrebbe offerto chance future agli imprenditori, ma vantaggi retroattivi: era come una sanatoria, non era generale o astratta, e non disponeva per il futuro». Una vicenda che appare troppo lontana, per il premier, dal concetto di «governo del cambiamento, che si impegna a realizzare buone pratiche tutelando i cittadini e non interessi di parte».

 

Sopra le ragioni politiche, restano le paure. Conte, come i Cinque stelle, teme che un licenziamento imposto in Consiglio dei ministri possa creare una spaccatura insanabile. Di Maio, ospite a Otto e mezzo, lo dice chiaramente: «Mi auguro di non arrivare al voto in Cdm, ma nel caso voteremo a favore e noi abbiamo la maggioranza assoluta». Lo stesso premier, nel tentativo di gettare acqua sul fuoco, ripropone in conferenza stampa i termini della proposta fatta a Siri lunedì sera, durante il loro incontro. A decisione presa, però, la formula del patto viene trasformata in «invito». «Invito la Lega a comprendere che questa soluzione non significa una condanna di un suo esponente. Non si lasci guidare da una reazione corporativa». Al Movimento, invece, chiede di «non approfittare di questa soluzione per cantare una vittoria politica che calpesterebbe i diritti di una persona».

conte salvini di maio

 

Poi, ai giornalisti, l' ultimo invito a «non alimentare una gogna mediatica», nonostante la richiesta arrivi proprio durante una conferenza stampa, davanti alle telecamere, e per di più senza accettare domande dai cronisti.

 

Il Carroccio, sentite le parole di Conte, avverte l' odore della paura. «Conte si prende la responsabilità di questa scelta - avverte il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, a "Porta a porta" -. A nostro avviso revocare un sottosegretario per il titolo di un giornale è un precedente molto grave, perché Siri potrebbe essere parte lesa. Non mi sembra una buona scelta né un atteggiamento corretto». Sono i primi squilli di una prossima rappresaglia.

 

CONTE DI MAIO SALVINI

Di Maio sa che il suo alleato è furioso ed evoca, pur volendo scacciarla, la crisi di governo: «Conosco la Lega e conosco Salvini come persona intelligente e di buon senso. Aprire una crisi di governo credo non dia una bella immagine».

 

Le opposizioni a sinistra gongolano. Nel Pd sostengono persino che le dimissioni siano frutto della loro mozione di sfiducia al governo sul caso Siri. E dunque, che questa sia la prima vittoria politica di Nicola Zingaretti.

 

Diversa l' atmosfera nel centrodestra, dove si preferisce mostrare a Salvini, ancora una volta, l' istinto "manettaro" dei Cinque stelle e tutte quelle differenze tra i due partner di governo che dovrebbero far tornare il leader della Lega all' ovile.

 

 

SALVINI

matteo salvini armando siri

 

Amedeo La Mattina per la Stampa

 

Matteo Salvini è in conferenza stampa con il premier ungherese Viktor Orban, quando ai giornalisti italiani che lo seguono a Budapest arriva la notizia che Giuseppe Conte avrebbe chiesto da lì a poco le dimissioni di Armando Siri.

 

Il ministro dell' Interno non ne sapeva nulla, non è stato chiamato al telefono dal presidente del Consiglio per anticipargli la decisione dirompente di portare in Consiglio dei ministri la sua proposta di revocare l' incarico al sottosegretario leghista. Lascia la residenza del capo del governo magiaro e va al ricevimento all' ambasciata italiana, ma intanto concorda la nota con la quale Siri dice di essere disponibile a dimettersi se entro 15 giorni dopo l' incontro con i magistrati la sua posizione non verrà archiviata. Una mossa per provare a stoppare Conte, senza esito però perché da lì a poco il presidente del consiglio scende in sala stampa a palazzo Chigi e spara la cannonata che oscura la missione sovranista a Budapest. A quel punto a Salvini non resta che prenderne atto, mentre si accomiata dall' ambasciatore italiano e fa un po' di selfie con gli ospiti venuti a salutarlo.

LUIGI DI MAIO E GIUSEPPE CONTE

 

Dissimula tranquillità ma è furioso. «Ma che gli salta in mente, questi vogliono la crisi di governo in piena campagna elettorale? È una follia. Non vogliono nemmeno aspettare che Siri parli con i magistrati, che spieghi come stanno le cose?».

 

Lo dice mentre va verso l' aeroporto e immagina il consiglio dei ministri che Conte intende convocare. «Occupiamoci di cose serie, per esempio della flat tax da fare subito, tutto il resto è noia. Perché tutta questa fretta i 5 Stelle non ce l' hanno sulla flat tax e invece ce l' hanno con Siri. Basta rinvii».

 

conte e di maio

Salvini non accetta questa imposizione, se vogliono provocare la crisi di governo siano Luigi Di Maio e Giuseppe Conte a prendersi questa responsabilità. Mentre è ancora in ambasciata, prova a mettere una certa distanza tra il suo incontro con Orban e quello che sta succedendo a Roma che derubrica a «vicenda locale», mentre lui parla della visita con il premier ungherese ai confini con la Serbia dove vengono bloccati i migranti via terra.

 

«Mentre noi li blocchiamo via mare», sottolinea il leader della Lega. Lui si occupa di vicende europee, stringe alleanze per «una nuova Europa», rilancia la Flat tax che in Ungheria ha rilanciato l' economia e attirato tante imprese italiane. «E a Roma loro pensano ad altro.

 

SALVINI DI MAIO CONTE

Lascio a Conte le sue decisioni, ma non ha spiegato perché Siri dovrebbe dimettersi. Ma è un paese civile dove non si attende di sentire una persona innocente? Due persone parlano al telefono di una terza persona e basta questo per essere crocifissa». Ai giornalisti chiede se loro si dimetterebbero «se due tizi all' autogrill» parlassero di loro attribuendo reati senza prove. «In democrazia, in uno Stato di diritto uno è innocente fino a prova contraria».

 

SALVINI CONTE DI MAIO

Sì, ma cosa faranno i ministri leghisti quando Conte convocherà il cdm per chiedere la revoca della carica del loro compagno di partito? Ancora non c' è una decisione. La botta è calda, «incomprensibile, surreale» per Salvini. Il quale adesso proverà a convincere Di Maio e Conte a evitare il bagno di sangue. Se invece «non verrà recuperata serenità e ragionevolezza», le strade sono due. I ministri leghisti potrebbero partecipare al consiglio dei ministri con l' elmetto in testa e magari abbandonarlo. Oppure non partecipare affatto, dare forfait.

 

Si stanno accumulando troppe questioni e polemiche per immaginare che il governo sopravviva. I leghisti da settimane nutrono sospetti sulle reali intenzioni degli alleati. In un primo momento pensavano che i loro toni, i loro no all' autonomia regionale, al ripristino delle province, alla flat tax, fossero un modo per riconquistare terreno nei consensi, che si trattasse di pura campagna elettorale di fronte al calo nei sondaggi.

di maio conte salvini

Negli ultimi tempi hanno cominciato a subodorare che sotto c' è qualcos' altro. «I 5 Stelle stanno affrettando l' assunzione di loro amici in punti chiave della pubblica amministrazione», confidano alcuni leghisti deducendo che i grillini vogliano andare alla crisi di governo, dopo la quale per Salvini c' è solo il voto anticipato. A meno che non ci sia un piano per cambiare maggioranza alleandosi con il Pd. «Sarebbe il suicidio sia di Di Maio sia di Zingaret ti», ragionano nel Carroccio.

nicola zingaretti foto di bacco

 

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