vincent bollore luigi gubitosi henry kravis kkr tim

"CON SOGLIA AL 51% L'OPA DI KKR AL TIM POTREBBE AVERE SUCCESSO ANCHE SE VIVENDI NON APPORTASSE LE SUE AZIONI" - GLI ANALISTI DI UBS: "DOPO ANNI DI DIBATTITO SULLA "SEPARAZIONE DI RETE", FORSE IL DIBATTITO GIUSTO DOVREBBE ESSERE SULLA "SEPARAZIONE DEI SERVIZI". A LUNGO TERMINE IL PROGETTO, CHE TROVA L'APPOGGIO DEL GOVERNO PERCHÈ SI ALLINEA AI PIANI DEL RECOVERY, POTREBBE ESSERE QUELLO DI METTERE LA RETE IN FIBRA A DISPOSIZIONE PER RIVOLUZIONARE LE TLC SECONDO IL MODELLO GIÀ USATO PER LA PRIVATIZZAZIONE DEL SETTORE ENERGIA, QUANDO ENEL CEDETTE IL PACCHETTO DI CONTROLLO DI TERNA"

kkr

TIM: ANALISTI, CON SOGLIA OPA AL 51% NON SERVE OK VIVENDI

(ANSA) - Dopo mesi "di intensa incertezza operativa e strategica" la mossa di Kkr ha dato una scossa al titolo e ora si attendono le reazioni delle controparti, in particolare di Vivendi "ma essendo il livello minimo di accettazione dell'offerta il 51% potrebbe aver successo anche se i francesi non apportassero le loro azioni" suggerisce Ubs che, solo per l'interesse che si è svegliato intorno al gruppo alzano il target price a 0,5 euro.

 

Guardando più avanti e alle strategie dietro il progetto del fondo Usa gli analisti di Ubs invitano a cambiare prospettiva e "dopo anni di dibattito sulla "separazione di rete", forse il dibattito giusto dovrebbe essere piuttosto sulla "separazione dei servizi" (supponendo che sia una parte dell'attività che può essere ceduta, o in alternativa, scorporata)".

henry kravis

 

A lungo termine il progetto, che trova l'appoggio del Governo perchè si allinea ai piani del Recovery, potrebbe essere appunto quello di mettere la Rete in fibra a disposizione per rivoluzionare le tlc secondo il modello già usato per la privatizzazione del settore energia, quando Enel cedette il pacchetto di controllo di Terna e fare uno 'spezzatino' delle 'factory' di gruppo.

 

Al di là del prezzo dell'offerta questo potrebbe essere un punto di partenza di una trattativa anche con Vivendi, il cui progetto di media company europea guarda soprattutto a TimVision. Anche Jefferies alza a 50 centesimi il target price. "L'offerta indicativa di 11 miliardi di euro sottolinea l'ambizione e la capacità del private equity di cogliere le opportunità di valore del mercato nel settore delle telecomunicazioni".

luigi gubitosi

 

I potenziali ostacoli "sono il tema della concorrenza (con l'influenza materiale di CDP su due reti fisse) e Vivendi. Bene invece il sostegno del Governo, "lo status quo potrebbe non essere più politicamente accettabile" commentano gli analisti e qualcuno teme anche che nel medio termine Tim "potrebbe non essere in grado di mantenere i suoi attuali piani di investimento" nella Ftth dopo due revisioni della guidance. I piani di KKR per Tim dopo l'acquisizione non sono stati delineati ma il modello Terna è un'ipotesi su cui comincia a ragionare anche il mercato.

 

INGRESSO NELLA SOCIETÀ E POI SPEZZATINO IL PIANO SUL TAVOLO DEGLI INVESTITORI USA

Francesco Semprini per "la Stampa"

 

vincent bollore

Ritiro dal listino azionario e soluzione spezzatino al fine di triplicare il valore dell'investimento. Sono queste le mire di Kkr su Tim emerse alla luce della manifestazione di interesse recapitata dal fondo Usa alla società guidata da Luigi Gubitosi. Il 6 novembre era stata La Stampa ad anticipare l'imminente manovra riportando che l'investitore statunitense stava «valutando l'ipotesi di un intervento sulla rete di Telecom Italia, o in alternativa un ingresso diretto in Tim. Un'ipotesi più semplice da realizzare rispetto ad un'Opa che, senza un accordo con il governo, farebbe scattare il Golden Power, lo scudo contro le scalate dei gruppi stranieri».

LOGO KKR

 

La notizia, nonostante le smentite di facciata, aveva fatto saltare sulla sedia non solo i vertici di Tim ma anche del suo primo azionista Vivendi. A distanza di due settimane è giunta la conferma. Con un'operazione di leveraged buyout (per metà con capitale e per metà con debito) Kohlberg Kravis Roberts & Co punta alla separazione tra rete e società di servizi che gli permetterebbe nel giro di cinque anni di raddoppiare il valore del titolo (da 0,50 a 1 euro per azione rilevata) e perfino triplicare l'investimento di capitale.

 

FIBERCOP

Il fondo detiene già il 37,5% di Fibercop, la società in cui sono confluite la rete secondaria (dall'armadio in strada alle abitazioni dei clienti) dell'ex monopolista e la rete in fibra sviluppata da FlashFiber, la joint-venture di Tim (80%) e Fastweb (20%). L'assetto però non bastava più agli americani. Così è partita la nuova fase che non è stata quella dell'Opa immediata «perché sarebbe stata considerata ostile, e Kkr non vuole mettersi contro Vivendi dati i buoni rapporti che ci sono tra i vertici delle rispettive società».

gubitosi tim

 

Nella vicenda i francesi (ma confermano fonti Usa) sono sempre più convinti del ruolo attivo svolto dallo stesso Gubitosi, come anticipato da La Stampa ad inizio novembre, quando il Ceo era stato a Londra «dove avrebbe incontrato gli emissari di Kkr per discutere del dossier». Le fonti già allora parlavano di «un'interlocuzione» da tempo avviata dall'ad col private equity Usa, ma anche con altri due fondi, Cvc con sede nel Regno Unito e lo svedese Eqt. Gli stessi (a cui si aggiunge Macquarie) che sono rispuntati in queste ultime ore proponendosi come alternativa.

 

Macquarie

Da parte di Gubitosi «ci sarebbe inoltre stata un'accelerazione negli ultimi giorni dopo essere stato messo all'angolo alla luce dei deludenti numeri di gestione e il nuovo Cda fissato per venerdì 26 novembre». Prevarrebbe nei suoi confronti così una spiccata ostilità sia in Tim che in Vivendi per il fatto di aver condiviso informazioni con gli americani all'insaputa del Cda, senza le quali non sarebbe stato possibile fare una proposta. Il gruppo di Vincent Bolloré è fermo nel respingere la proposta sebbene non vi siano pregiudizi nei confronti di Kkr che considera «un fondo amico e che potrebbe essere un partner con cui avviare un percorso più circoscritto, ad esempio sulla rete».

 

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...