grillo

SPESE A CINQUE STELLE - IL TELEFONO D’ORO DI FICO, LA FORCHETTA DI PLATINO DI FANTINATI - SOLO IN CONSULENZE BARBARA LEZZI HA SPESO 85 MILA EURO - UN LIBRO SVELA L’USO DEI SOLDI PUBBLICI DEI GRILLINI - IL NICKNAME DI DI BATTISTA E’ “GALLO CEDRONE”. CHISSA’ PERCHE’?

 

Paolo Bracalini per il Giornale

 

«Ma quanto spendi?». La domanda dà il nome ad un sito internet che analizza tutte le spese, tra cene, alberghi, viaggi e consulenti, dei gruppi M5S a Camera e Senato (che rendicontano le loro entrate e uscite su tirendiconto.it). Gli autori sono due ex del movimento Cinque Stelle, Nicola Biondo già capo della comunicazione M5s alla Camera e Marco Canestrari ex Casaleggio Associati, ed è parte di Supernova, il libro su «com' è stato ucciso il MoVimento 5 Stelle» che è in corso di pubblicazione on line tramite un crowdfunding dei lettori.

DI MAIODI MAIO

 

Dalle cifre raccolte per voci di spesa e ordinate in classifiche, si evince che Di Maio non è l' unico a utilizzare una bella fetta delle risorse che la Camera mette a disposizione (oltre allo stipendio base) dei parlamentari grillini. Lo slogan della politica a costo zero, o almeno low cost con una connessione internet, niente sedi di partito e il blog come strumento di comunicazione, non si ritrova però nei bilanci dei parlamentari Cinque Stelle, che se è vero che restituiscono una quota importante dei generosi fondi pubblici ricevuti a Montecitorio e Palazzo Madama, ne spendono anche parecchi. Qualche numero.

 

di battistadi battista

Nell' ultimo quadrimestre (maggio-agosto 2016) il M5S Senato ha speso 748.875 euro, la maggior parte dei quali (oltre 350mila euro) per «personale e collaboratori». I deputati non hanno una rendicontazione quadrimestrale come gruppo, l' ultimo bilancio è relativo al 2015, dove si legge che gli «oneri» sono stati di 3,7 milioni di euro (350mila euro più dell' anno precedente).

 

Anche qui la voce più corposa sono i dipendenti e i consulenti del gruppo, diciassette persone all' Ufficio Comunicazione (tra cui Silvia Virgulti, fidanzata di Di Maio), trentacinque al Legislativo, eccetera.

 

E le spese dei singoli parlamentari? Di Maio, il pupillo di Grillo e favorito per una futura investitura a candidato premier, è finito al centro di una polemica per i 108mila euro spesi in tre anni per «eventi sul territorio» («Dal 2013 ho restituito ai cittadini italiani 204.582,62 euro. E sono felice di averlo fatto» si difende sul blog di Grillo). Ma in altre classifiche Di Maio è superato da altri suoi colleghi.

BARBARA LEZZI BARBARA LEZZI

 

La senatrice Barbara Lezzi, ad esempio, è al primo posto nella classifica della spesa per «consulenze» (assistenza legale, commercialisti, informatici): 85mila euro spesi finora. Ai primi posti seguono altri grillini, come i due componenti del direttorio Di Battista (41mila euro) e Carlo Sibilia (40mila).

 

Di Battista, soprannominato dai colleghi «Gallo cedrone» (una delle chicche svelate dal libro) negli ultimi tre mesi rendicontati, cioè fino a luglio, ha speso 2.800 euro tra pranzi, cene, bar e alimentari generici. Ma alla voce «vitto» non è Di Battista il top spender della pattuglia parlamentare grillina.

 

La medaglia va al deputato Mattia Fantinati, che finora ha utilizzato 32mila euro pubblici per le sue esigenze alimentari. Per «Alberghi e simili» vince il deputato grillino Cosimo Petraroli, da Torino, con 41mila euro spesi.

 

MATTIA FANTINATIMATTIA FANTINATI

I big tornano ai primi posti in altre voci, come le «spese telefoniche», dove Roberto Fico si piazza al secondo posto con più di 12mila euro in telefonate. É anche il presidente della Vigilanza Rai, gli toccherà chiamare spesso. Riecco Di Maio tra quelli che spendono di più in «noleggio auto», quasi 9mila euro, al secondo posto dopo il deputato Bernini (10mila). Il senatore Lello Ciampolillo è il campione dei taxi: 16.668 euro.

MARTA GRANDE jpegMARTA GRANDE jpeg

 

Mentre non è noto che tipo di appartamento abbia in affitto (coi soldi della Camera) la deputata Marta Grande. Il suo canone mensile è di oltre 2mila euro, ne ha già spesi 77mila. Politica «low cost»? Diciamo «medium».

 

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