donald trump vladimir putin

ABBATTERE TRUMP, UN ‘LEAK’ PER VOLTA - I SERVIZI AMERICANI, IN GUERRA COL PRESIDENTE, RIVELANO AL ‘NEW YORK TIMES’: ‘MEMBRI DELLA CAMPAGNA TRUMP ERANO IN CONTATTO CON L’INTELLIGENCE RUSSA’ - CADUTO FLYNN, SI CONTINUA: ORA È PAUL MANAFORT ACCUSATO DI PARLARE COI SOVIETICI - CHI PRENDE IL POSTO DEL GENERALE CADUTO? HARWARD, KELLOG O PETRAEUS?

DONALD TRUMP VLADIMIR PUTINDONALD TRUMP VLADIMIR PUTIN

 

1. NEW YORK TIMES: MEMBRI CAMPAGNA TRUMP PARLARONO CON SERVIZI RUSSIA

(askanews) - Diversi membri della campagna presidenziale di Donald Trump hanno avuto ripetuti contatti con rappresentanti di spicco dell'intelligence russa nell'anno precedente alla vittoria da part del miliardario della corsa alla Casa bianca. Lo scrive il New York Times. La notizia arriva poco dopo le dimissioni dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale, il generale Michael Flynn per i contatti con l'ambasciatore russo in Usa.

 

Citando "quattro attuali ed ex funzionari americani", il Times scrive che telefonate intercettate e registrate hanno mostrato contatti con i servizi di Mosca. Le agenzie Usa "hanno intercettato le comunicazioni quasi nello stesso periodo in cui stavano cercando le prove che la Russia aveva tentato di influenzare le elezioni presidenziali con l'hackeraggio del Comitato nazionale Democratico", scrive il quotidiano citando tre funzionari che parlano in forma anonima.

 

La natura di queste conversazioni, però, non è stata rivelata. L'unico membro della squadra di Trump che è stato nominato è Paul Manafort, capo della campagna per le presidenziali di Trump per diversi mesi e ex consulente politico in Russia e Ucraina.

Paul ManafortPaul Manafort

 

"E' assurdo - ha dichiarato Manafort al Times - Non ho idea di cosa si tratti. Non ho mai parlato con membri dell'intelligence russa, e non sono mai stato coinvolto in qualcosa che avesse a che fare con il governo russo o l'amministrazione di Putin o altri argomenti sotto indagine attualmente. Non è come se queste persone indossassero un badge che dice 'sono un agente dei servizi russi'".

 

Secondo il Times l'intelligence Usa aveva indagato sull'ipotesi "che la campagna di Trump fosse collusa con i russi sull'hackeraggio o su altri sforzi per influenzare le elezioni". Ma i responsabili interrogati non hanno trovato ancora prove di questi collegamenti.

 

 

2. VIA DOPO 24 GIORNI IL GENERALE «FILORUSSO» FLYNN

Guido Olimpio per il Corriere della Sera

donald trump paul manafortdonald trump paul manafort

 

Alle 20.20 di lunedì il generale Michael Flynn è nei corridoi della Casa Bianca impegnato nel suo ruolo di consigliere per la sicurezza. Neppure mezz' ora dopo consegna la lettera di dimissioni sollecitata da Trump perché ormai «è venuta meno la fiducia». Al suo posto, per ora, un altro militare, Joseph Kellog.

 

Servizi e Casa Bianca Si chiude dopo 24 giorni la missione dell' alto ufficiale, deciso a fare guerra «all' Islam radicale» e «a mettere in riga l' Iran». Molte medaglie sul petto, ma la tendenza a spingersi oltre il limite. Fatali i suoi contatti con i russi e il presunto inganno verso il vice presidente Pence. O perlomeno questa la storia che raccontano. In realtà ci sono la lotta politico-giudiziaria contro Trump e il contrasto tra il generale e gli apparati di sicurezza. Lo si comprende dall' atmosfera.

PAUL MANAFORTPAUL MANAFORT

 

I parlamentari democratici, spalleggiati da qualche repubblicano, incalzano: il presidente sapeva? Difficile credere che il consigliere si sia mosso da solo. Del resto il Dipartimento della Giustizia, un mese fa, aveva avvisato il cerchio magico di Trump, attenti, il vostro uomo potrebbe essere ricattabile da parte del Cremlino. La Casa Bianca spiega: 1) Sapevamo da settimane dei dubbi sulla versione del generale, abbiamo condotto indagini e non è emerso nulla di illegale, anche se si è eroso il rapporto. 2) Non gli abbiamo chiesto di affrontare la questione sanzioni.

donald trump putin sexdonald trump putin sex

 

Guerra aperta

Ripartiamo dall' inizio.

Flynn, qualche giorno prima dell' investitura, ha un colloquio con l' ambasciatore russo Kislyak. Quando la cosa trapela lui nega che si sia parlato di sanzioni. E Pence dice di aver avuto garanzie in questo senso.

 

Primo passo falso. Possibile che Flynn ignori che le comunicazioni delicate sono monitorate? Anche se su questo aspetto c' è chi si chiede perché gli 007 fossero in ascolto. Passano pochi giorni e partono nuove indiscrezioni: nel contatto telefonico hanno affrontato il tema delle sanzioni e l' americano sembra chiedere una reazione pacata, tanto poi le cose si sistemeranno.

 

La «bomba» spiazza tutti. Flynn afferma di «non ricordarsi bene». Da ambienti vicini all' intelligence trapelano giudizi negativi. I due mondi non si prendono. Il generale, che pure ha guidato lo spionaggio militare ed è stato poi silurato da Obama, non ha mai nascosto il risentimento verso i colleghi. È l' ora dei pugnali. La Cia si mette di traverso e boccia un suo assistente negandogli l' accesso a materiale riservato.

FLYNNFLYNN

 

Un altro è beccato all' aeroporto mentre cerca di imbarcarsi armato su un volo. Il 26 gennaio l' Fbi interroga Flynn sulla telefonata, chiede chiarimenti.

Non è chiaro quali siano state le risposte. Se dovesse aver mentito rischierebbe conseguenze legali.

 

Il regista Bannon Davanti alla marea montante, la Casa Bianca abbozza una difesa. Inutile. Venerdì, Steve Bannon, il regista dietro ogni mossa di Trump, chiede di far fuori Flynn. Il presidente resiste per un paio di giorni, se lo porta dietro in Florida, c' è la visita del giapponese Abe e questo nonostante siano note le frottole. Ultimi fuochi. Con dichiarazioni contrastanti dei portavoce che aggiungono confusione. La consigliera Kellyanne Conway, aggressiva e corrosiva, dice alla mattina in tv: ha il pieno supporto. Alla sera l' ufficiale è fuori gioco.

TRUMP FLYNN - 2TRUMP FLYNN - 2

 

Martedì, di buon' ora, il presidente s' arrabbia su Twitter per le «troppe fughe di notizie».

Però deve prepararsi perché altre rivelazioni sono in arrivo. E il Pentagono sta poi riesaminando le carte del viaggio che Flynn fece a Mosca nel 2015 sedendosi al fianco di Putin. Chi ha pagato le spese?

 

La partita con Mosca Dettagli di una partita più ampia, con Mosca che denuncia la «russofobia» di settori politici Usa e intanto manda una sua nave spia, la Viktor Leonov, al largo della costa atlantica americana, davanti al Delaware.

 

BANNONBANNON

Il New York Times rilancia rivelando che la Russia ha schierato il nuovo missile da crociera SSC-8 che rappresenterebbe una violazione degli accordi sul disarmo. Una sfida aperta, sottolineano alcuni esperti. Il fatto che la storia emerga adesso somiglia ad un altro paletto messo sulla strada di Trump da chi non si fida dei russi e dallo stesso Putin che persegue la sua agenda per mettere in difficoltà l' America.

 

Forse per recuperare terreno davanti ai critici - numerosi anche al Congresso -, il portavoce della Casa Bianca ricorda che gli Stati Uniti si attendono che il Cremlino restituisca la Crimea e abbassi la tensione in Ucraina.

 

 

3. PETRAEUS O HARWARD?

Giuseppe Sarcina per il Corriere della Sera

 

STEVE BANNONSTEVE BANNON

 Tre candidati, tre militari, per prendere il posto di Michael Flynn: consigliere per la sicurezza nazionale, uno dei più delicati dell' intera amministrazione. Lo ha confermato ieri Kellyanne Conway, altra consigliera di Donald Trump, senza, però, fare nomi.

 

La lista si apre con Joseph Keith Kellogg, 67 anni, chiamato a sostituire nell' immediato Flynn. Kellogg ha comandato diverse divisioni e ha amministrato l' Autorità provvisoria a Bagdad, nel 2003, dopo l' invasione della coalizione a guida Usa. Le sue quotazioni, però, non sono alte: fino a ieri è stato il segretario esecutivo del Consiglio nazionale di sicurezza e quindi uno dei più stretti collaboratori di Flynn.

 

anthony scaramucci con petraeusanthony scaramucci con petraeus

Decisamente migliori, e sostanzialmente equivalenti, le possibilità degli altri due concorrenti. Il primo è Bob Harward, 61 anni, vice ammiraglio della Marina in pensione.

Dal 2011 al 2013 ha prestato servizio come vice comandante dell'«United States Central Command», l' organismo di coordinamento delle operazioni militari all' estero. Il suo diretto superiore era l' attuale Segretario della Difesa James Mattis.

 

Harward ha accumulato anche una lunga esperienza sul campo, comandando per sei anni i soldati americani in Afghanistan e poi in Iraq. Ma anche l' altro nome suscita rispetto in larga parte dell' opinione pubblica: David Petraeus, 64 anni. Alla guida dell' esercito Usa in Iraq nel 2007, poi alla testa del Central Command e, infine, nel 2010 ancora a capo delle operazioni sul campo in Afghanistan e in Pakistan.

 

David Petraeus David Petraeus

Nel 2011 fu avvicendato proprio da Mattis che ha cercato di convincere Donald Trump a nominarlo Segretario di Stato. Senza successo. Petraeus è stato direttore della Cia per un anno, dal 2011 al 2012, scelto da Barack Obama. Forse anche per questo Trump lo ha scartato la prima volta.

 

trump e james mattis  trump e james mattis

Il presidente può scegliere liberamente il suo «advisor» per la sicurezza. La nomina non deve essere ratificata dal voto del Senato. Il nuovo arrivato dovrà invece inserirsi in una squadra di consiglieri piuttosto eterogenea. Figure pragmatiche e con grande esperienza in tema di sicurezza, come Harward o Petraeus, dovranno confrontarsi con l' outsider iper conservatore Steven Bannon, il più ascoltato da Donald Trump.

 

 

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...