fabio panetta

LA SQUADRA DI SUPERMARIO - AL MINISTERO DELL'ECONOMIA POTREBBE ANDARE FABIO PANETTA, MEMBRO ITALIANO DELL'ESECUTIVO BCE, CHE DOVRA' AFFRONTARE IL DELICATO DOSSIER DEL RECOVERY. ALTRO NOME EVERGREEN E' QUELLO DI CARLO COTTARELLI - MARTA CARTABIA POTREBBE ANDARE ALLA GIUSTIZIA, IN ALTERNATIVA PAOLA SEVERINO - ALLA SALUTE, ILARIA CAPUA (MA E' POSSIBILE LA CONFERMA DI SPERANZA) - LAMORGESE POTREBBE RESTARE AGLI INTERNI - OUTSIDER ENRICO GIOVANNINI E DI ROBERTO CINGOLANI

Emanuele Lauria per "la Repubblica"

 

fabio panetta 7

L'unica certezza, quando la pazza ruota della crisi ha smesso di girare, è quella garantita dal Presidente della Repubblica: «Serve un governo di alto profilo». Più che un auspicio, da parte di Sergio Mattarella. La qualità invocata non si limiterà alla scelta di Mario Draghi: dall' ex numero uno della Banca centrale europea il capo dello Stato attende una squadra all' altezza di un compito improbo: guidare il Paese in una fase delicatissima e cancellare, con una lista di ministri autorevoli, l'immagine lasciata dalla politica negli ultimi giorni, fra ultimatum, veti, scambi di accuse, caccia a "responsabili" veri e presunti.

CARTABIA

 

Ma allo stesso tempo Draghi, da sempre molto defilato rispetto al mondo parlamentare, dovrà proporre comunque figure in grado, se non di accontentare i partiti, almeno di rappresentare sensibilità diffuse, di destra e di sinistra. In questo senso c'è chi non esclude che il premier incaricato possa persino coinvolgere nella sua squadra, in nome del bene del Paese, i leader delle principali forze politiche.

paola severino foto di bacco (2)

 

Di sicura, la lista dei "tecnici" in corsa per un incarico di governo, è lunga. Non si può non ripartire dai nomi circolati negli ultimi giorni, mentre gli sherpa di Pd, 5S, Leu e Iv cercavano invano un' intesa per far ripartire il governo giallorosso. Assieme a Mario Draghi, come premier di un governo istituzionale, era circolato con forza il nome dell' ex presidente della Consulta Marta Cartabia: non è improbabile che le venga offerta la Giustizia, delega al centro di un durissimo scontro politico attorno ai temi della prescrizione. In alternativa, per il posto di Guardasigilli, Paola Severino, che lo stesso ruolo ricoprì nel governo Monti.

cottarelli

 

Altra casella importante quella dell'Economia: Draghi potrebbe proporre di guidare il Mef a Fabio Panetta, membro italiano dell' esecutivo Bce, giudicato in grado di affrontare il delicato dossier del Recovery. Altro nome in pole quello di Carlo Cottarelli, cui già Mattarella affidò l' incarico di formare un governo nel 2018, prima che salpasse la nave gialloverde con al timone il debuttante Giuseppe Conte.

 

ilaria capua

Pedina centrale quella del ministero della Salute: se non ci fosse la conferma di Roberto Speranza (che nel suo incarico ha attirato consensi trasversali) un nome spendibile potrebbe essere quello di Ilaria Capua, virologa con breve esperienza politica (fu deputata di Scelta Civica) e notorietà scientifica che va oltre confine. Per gli Interni c'è chi ipotizza la conferma di Luciana Lamorgese, una dei pochi "tecnici" del secondo governo Monti, che potrebbe garantire continuità di azione amministrativa in un comparto delicata.

enrico giovannini

 

Non è da escludere neppure la presenza, nella squadra di Draghi, dell' ex presidente dell'Istat Enrico Giovannini e di Roberto Cingolani, fisico e responsabile dell' Innovazione tecnologica di Leonardo: entrambi hanno fatto parte della task-force di Colao che nella primavera scorsa presentò un piano per la ripartenza del Paese dopo il lock-down.

 

ROBERTO CINGOLANI

Renzi è in ottimi rapporti con Cingolani, che nel 2019 invitò anche alla Leopolda. Ma queste ultime due ipotesi portano all' idea più suggestiva: e se Draghi chiamasse proprio Vittorio Colao a fare parte del suo team? Per il premier uscente Giuseppe Conte, che non ha mai amato l' ex manager di Vodafone e a giugnò lo congedò senza tanto riguardo, sarebbe un altro boccone amaro.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…