1- LA STAMPA CARIOCA È SCATENATA SULL'AFFAIRE BERLUSCA/RONALDINHO (SAREBBE COME SE A ROMA USCISSE LA NOTIZIA CHE DILMA VORREBBE UNA RIPASSATA DAL PUPONE) 2- LA PRIMA PAGINA DEL QUOTIDIANO ‘MAIS’ TITOLA: "L'UOMO PIÙ POTENTE D'ITALIA FACEVA MASCHERARE UNA STRIPPER DA RONALDINHO PRIMA DI ASSAGGIARLE LA POLPETTA" 3- CONTRO LA TESTIMONIANZA DELLA MAROCCHINA IMENE FADIL, GRIDA AL COMPLOTTO: “SCENE PALESEMENTE INVENTATE, STANNO RECITANDO UN COPIONE SCRITTO DA ALTRI” 4- “HO 70 OSPITI IN GRADO DI DIMOSTRARE CHE LE CENE ERANO DISTINTE E GIOIOSE. MI DIFENDO SOLO PER L’ONORE DELLA FAMIGLIA. HO GIURATO CHE A CASA MIA MAI SI SONO SVOLTI ATTI DI SESSO. RUBY? HO LE CARTE PER PROVARE CHE NE PARLAI CON MUBARAK” 5- E RIVELA: “DOPO LA DEBACLE DELLE LEGA, BERSANI E IL PD VORREBBERO VOTARE IN OTTOBRE CON QUESTA LEGGE ELETTORALE PER VINCERE A MANI BASSE CON L’AIUTO DI CASINI”

1- LETTERA
La stampa carioca è scatenata sull'affaire Berlusca/Ronaldinho (sarebbe come se a Roma uscisse la notizia che Dilma vorrebbe una ripassata dal Pupone).
ti mando due perle:
- la prima pagina di ‘Mais', che titola: "L'uomo più potente d'Italia faceva mascherare una stripper da Ronaldinho prima di assaggiarle la polpetta"
- un fumetto pubblicato a tutta pagina da Extra. ti risparmio la traduzione, che mi sembra superflua
con la solita ed imperitura stima,
orlando curioso

2- IL CAVALIERE TRADITO DALLE DAME DI CORTE
Ugo Magri per "la Stampa"

Ghedini si è fatto vivo nel bel mezzo dell'udienza, con la voce scossa, anzi quasi incredula: quelle ragazze «stanno raccontando di tutto e di più», ha messo in guardia Berlusconi. Il quale a sua volta non voleva crederci, «hanno riferito ai giudici particolari assurdi, scene palesemente inventate, cose che proprio non esistono», è lo sfogo pomeridiano con gli amici.

Al Cavaliere sembra tutta una follia, anzi parecchio di peggio perché nelle accuse delle «fanciulle» (così insiste a chiamarle dopo tutto quanto è successo) l'ex premier vede l'esatto contrario di un testimonianza sincera, semmai una lezioncina mandata a memoria, «come se stessero recitando il copione scritto da altri», e chi siano questi «altri» non sembra difficile immaginare.

Giura di non essere preoccupato per l'esito del processo, insiste di avere lì pronti «settanta ospiti in grado di dimostrare che le mie famose cene erano distinte e gioiose», non quei festini a luci rosse che misero in fuga, scandalizzate, Imane Fadil e le altre testimoni dell'accusa. Quanto a Ruby, ostenta sicurezza: «Ho le carte per provare che ne parlai con Mubarak, gli chiesi espressamente se con la ragazza ci fosse una parentela», e l'allora presidente egiziano "non lo smentì".

Tra l'altro in quei giorni «l'Italia stava mediando per la liberazione di due svizzeri detenuti a Tripoli», nel ginepraio nordafricano era meglio tenerseli tutti amici, libici, egiziani... Per farla breve, è la giustificazione quasi disperata di Berlusconi, «solo dopo scoprii che era tutta una bugia, a cominciare dalla nazionalità di Ruby, marocchina altro che egiziana. Da quel momento smisi di occuparmene».

Chi parla con Berlusconi lo descrive «a pezzi», un uomo in autentica difficoltà. L'uomo, appunto, non il politico. Perché l'ex presidente del Consiglio ormai si difende soprattutto (così assicura) per salvare la reputazione ammaccata da queste «intrusioni nella mia privacy». Tornare in sella per la quinta volta è un sogno al passato. «Non mi candiderò più, come lo debbo ripetere?», ripete.

Se il fine era cacciarlo da Palazzo Chigi, quasi implora, «inutile che insistano»: obiettivo raggiunto. Nello stesso tempo aggiunge: «A questo punto mi difendo solo ed esclusivamente per l'onore della famiglia, voglio tutelare i figli, i nipoti, questa macchia non deve esistere. Ho giurato che a casa mia mai si è svolto alcun atto di sesso, nulla di quello che viene detto...».

Le vicende giudiziarie lo assorbivano da premier, figurarsi adesso che la politica è in mano ad altri. Risponde di rado alle telefonate da Roma, invano lo cercano per trascinarlo nelle faide interne di partito, i contatti con Monti si sono diradati. Eppure qualche idea Berlusconi se l'è fatta. Per esempio, spiega da giorni ai suoi, «temo che la riforma elettorale alla tedesca non andrà in porto perché Bersani e il Pd troveranno più conveniente andare subito alle urne dopo la debacle delle Lega, anche con questa legge».
Scommette: «Vorrebbero votare in ottobre» per vincere a mani basse «con l'aiuto di Casini».

E correndo da solo, non si dà pace il Cavaliere, l'Udc «dividerà il fronte moderato; se ciascuno va per conto suo, non potremo mai vincere contro la somma delle sinistre». Per cui Silvio tende a procrastinare la resa dei conti, preferirebbe che la legislatura giungesse alla naturale scadenza del 2013 e cerca di mostrarsi duttile, responsabile.

«Io ci provo, evito di creare problemi sebbene il governo stia seguendo una linea troppo filo Merkel e fondata su un incremento delle tasse che aggrava la recessione». Cerca di tenere i nervi saldi, spiega, per non cadere nelle provocazioni causando il voto anticipato. «Però non tutti sono responsabili diversamente dal sottoscritto», sospira.

TUMINI, BERLUSCONI MI DIEDE SOLDI IN MEZZO A DUE CD DI APICELLA
(ANSA) - Duemila euro in contanti, in "quattro banconote da 500" euro in una busta bianca nascosta in mezzo a due cd di Mariano Apicella per aver partecipato a una serata ad Arcore in cui si sentì in "imbarazzo e a disagio" per quel che aveva visto. Lo ha raccontato in aula, al processo sul caso Ruby a carico dell'ex premier, Melania Tumini, la giovane invitata a una cena a villa San Martino da Nicole Minetti, sua compagna di università con la quale, in seguito, ha "interrotto i rapporti".

Melania, la cui versione è stata confermata da altre due amiche sentite sempre oggi, ha descritto quel che è accaduto il 19 settembre del 2010, quando accettò, dopo una serie di insistenze, l'invito da parte della Minetti ad andare nella residenza dell'allora premier non immaginando di trovarsi in "una situazione del genere". Rispondendo alle domande del pm Antonio Sangermano, la giovane, ammettendo di essere stata "veramente ingenua e superficiale" ad accettare l'invito, ha spiegato come si era svolta la serata: prima la cena dove alcune ragazze, tra cui anche Marysthell Polanko avevano già cominciato a "mostrare il sedere e i seni" e atteggiamenti "provocanti".

"Non ero a mio agio, mi sentivo in difficoltà - ha aggiunto la 27enne ora con due lauree - ma ho deciso di non manifestare questo imbarazzo". Dopo di che, la giovane ha descritto il dopo cena nella sala del "bunga- bunga", luci soffuse sul rosso, palo per la lap-dance, vicino alla quale le ragazze si erano esibite "travestite" per poi spogliarsi anche se non integralmente. "La Minetti, aveva le culotte nere e un bustino, con sopra una camicia da uomo, ma non i pantaloni".

Davanti ai giudici ha anche raccontato di aver visto Berlusconi palpeggiare alcune delle giovani. Finita la serata le ragazze, salirono al primo piano in una specie di "sala d'aspetto", per poi entrare "in un ufficio dove c'era Berlusconi da solo". Ufficio dove entrò anche lei, e nel quale l'ex premier le consegnò i due cd "Mi chiese se mi fossi divertita - ha proseguito - , ma gli riposi che quello non era il mio modo di divertirmi. E quando dopo aver perso i cd me ne stavo andando mi domandò, 'non mi ringrazi? Gli dissi no. Avevo intuito che voleva qualcosa in cambio''

Dei soldi si accorse solo quando era in macchina con Nicole Minetti ormai sulla via di casa, ma non li restituì. "Nicole fu sbrigativa e mi spiego" che 'lui lo fa spesso, aiuta le persone in difficolta'". E alla domanda di uno dei difensori sul perché non restituì il denaro. "Avevo dubbi se tenerli ma alla fine andai a Londra". Il processo è stato aggiornato a venerdì prossimo, quando testimonieranno l'ex questore di Milano e i dirigenti di polizia che ebbero a che fare con Ruby nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010. Il 7 maggio continuerà la sfilata delle "pentite" del bunga bunga che oggi, per questioni di tempo, non hanno potuto testimoniare.

 

 

 

 

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