berlusconi 1994

STARE CON IL CAV ALLA FINE HA PAGATO! COSÌ 101 AZIENDE ITALIANE GUADAGNARONO IL 50 PER CENTO IN PIÙ DELLE RIVALI PER AVER SOSTENUTO IL BERLUSCONI DELLA “DISCESA IN CAMPO” – UNA RICERCA DIMOSTRA, CIFRE ALLA MANO, COME MONDO FININVEST GARANTÌ PESO E PUBBLICITÀ A CHI FINANZIÒ FORZA ITALIA O FECE ENDORSEMENT AL CAVALIERE – NON SAREBBE MALE UN FUTURO STUDIO SU M5S E CASALEGGIO ASSOCIATI…

 

JACOPO IACOBONI per lastampa.it

 

BERLUSCONI 1994

Le aziende italiane che sostennero fin dalle origini Silvio Berlusconi e Forza Italia nella ormai leggendaria “discesa in campo”, negli anni ruggenti tra 1994 e 2001 hanno guadagnato tra il 30% e il 50% in più delle imprese concorrenti, sia come vendite dei loro prodotti, sia come lavori ottenuti e livelli di occupazione conseguenti. Sostenere il potere evidentemente paga, in Italia, e ha pagato. Ma qui se ne ha una conferma scientifica, con numeri e statistiche.

 

I dati sono contenuti in una lunga ricerca, cominciata più di dieci anni e pubblicata adesso su un’importante rivista scientifica, il Journal of Economic Behavior and Organization. Il paper è firmato da quattro economisti italiani, Marco Leonardi, dell’Università di Milano (oggi consigliere economico di Palazzo Chigi, lo studio partì in anni in cui ovviamente non ricopriva questo ruolo), Battista Severgnini (Copenaghen Business School), Rossella Mossucca (LearLab), Fabiano Schivardi (Luiss). Il senso di ciò che hanno scoperto viene riassunto così: «Nella ricerca studiamo i benefici delle connessioni politiche sulla performance aziendale analizzando gli effetti del sostegno originario a Silvio Berlusconi, un magnate televisivo che in tre mesi nel 1993 fondò un partito, vinse le elezioni e divenne primo ministro italiano. Abbiamo trovato che 101 aziende che hanno sostenuto Berlusconi fin dall'inizio hanno fatto meglio delle concorrenti, in termini delle vendite e occupazione, mentre gli effetti sulla produttività sono meno netti».

berlusconi 1994 5

 

I risultati sono stati confermati quando abbiamo confrontato la decisione di sostenere Berlusconi con gli esiti elettorali nelle elezioni italiane del 1921, che avevano somiglianze sia in termini di voto elettorale che di competizione ideologica. Abbiamo trovato anche prove suggestive che le performance superiori delle aziende supporter [di Berlusconi e Forza Italia] è più forte nei settori ad alta intensità pubblicitaria».

 

I maggiori guadagni sono stimati dagli autori tra il 30 e il 50 per cento, nel periodo tra la discesa in campo e il 2001. La cosa interessante, ci spiega Battista Severgnini, uno degli autori, che insegna all’Università di Copenaghen, è che questi guadagni «sembrano essere avvenuti non attraverso favori diretti (che del resto sarebbero stati difficili eventualmente da quantificare, nda.), ma attraverso una forte spinta pubblicitaria che il mondo Fininvest ha garantito a chi stava con loro». Naturalmente è interessante capire quali fossero le 101 aziende che sostennero Berlusconi fin dall’inizio. La ricerca ovviamente non le nomina, ma spiega come sono state individuate. Primo: si è incluso chi finanziò direttamente Forza Italia o i suoi candidati al Senato. Secondo: sono state incluse anche le aziende i cui dirigenti espressero un endorsement esplicito a Berlusconi. Siamo venuti a sapere, in via informale, che alcuni dei supporter più importanti (e in maniera del tutto legittima) furono Pasta Divella, Rovagnati, San Pellegrino, aziende dai fatturati importanti. Ma anche tanta media e tantissima piccola impresa lombarda, specialmente brianzola.

BERLUSCONI 1994

 

Lo studio su Berlusconi, raccontano gli autori, nasce da una peculiarità quasi unica, nelle democrazie (almeno fino a Trump): l’aver congiunto in un unico fenomeno politico un grande imprenditore e un movimento politico interamente nuovo. Altrove (Donald Trump a parte) le due dimensioni non sono state connesse.

 

Magari sono apparse separatamente o, quando si sono legate insieme impresa e politica (come nel caso del M5S e della Casaleggio associati), l’impresa era una piccola srl – altra notevole curiosità, che meriterebbe un futuro studio quantitativo. «Il fatto che l'Italia sia una democrazia e che Berlusconi sia un imprenditore nel settore dei media lo rende diverso dai casi precedentemente considerati in letteratura, e può offrire nuovi spunti sui recenti fenomeni politici basati su una vittoria di un imprenditore, o di un movimento politico innovativo», scrive lo studio: «Come negli Stati Uniti, dove un altro magnate, Donald J. Trump, è diventato presidente nel 2017; in Francia, con il successo del nuovissimo partito di Emmanuel Macron, La République En Marche!, nel 2017; o ancora in Italia, dove ha vinto le elezioni il partito Movimento Cinque Stelle fondato da un comico nel 2018; in Polonia, dove il partito creato negli anni duemila, “Diritto e Giustizia”, ha vinto le elezioni in 2005 e 2015, o in Ucraina, dove Volodymyr Zelensky, produttore televisivo e comico di successo, è stato eletto presidente nel 2019, a capo di un partito che prende il nome dal suo programma televisivo Sluha Narodu (Servo del popolo)». Sostenere il potere, nei media come in economia, ha pagato. Ci sarà tempo – dopo Berlusconi che forse fu la premessa di tutto – per studiare il potere degli anni del populismo conclamato in Italia.

BEPPE GRILLO DAVIDE CASALEGGIOgianroberto casaleggio grillo

 

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...