UNO STRANO “IMPEDIMENTO TECNICO” HA OSTACOLATO LA CANCELLAZIONE DELLE CHIACCHIERATE TRA RE GIORGIO E MANCINO, AL PUNTO CHE A PALERMO SONO DOVUTI ARRIVARE TECNICI DA MILANO - CIANCIMINO CONTRO LA DISTRUZIONE: “SO PER CERTO CHE IL CONTENUTO DI QUELLE TELEFONATE SAREBBE STATO UTILE PER STABILIRE IL MOTIVO DI TUTTO L’ACCANIMENTO MEDIATICO SCATENATO NEI MIEI CONFRONTI DA QUANDO HO FATTO IL NOME DI GIANNI DE GENNARO”…

Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza per Il Fatto

L'accesso al server "Pa1" della procura è più complicato del previsto: c'è un problema di password da risolvere e, per questo, lunedì sbarcheranno a Palermo i tecnici della società di Milano che gestisce l'impianto, con il compito di cancellare i files con la voce di Nicola Mancino a colloquio con il capo dello Stato. È l'ultimo atto di una decisione presa ieri con il deposito, da parte del gip di Palermo Riccardo Ricciardi, del decreto di distruzione delle intercettazioni che hanno provocato il più acceso conflitto tra poteri della storia repubblicana.

ALLA FINE ha vinto Giorgio Napolitano: le telefonate con la sua voce, intercettate sulle utenze di Mancino, nel periodo in cui l'ex ministro dell'Interno era protagonista di un frenetico pressing sul Quirinale per "sfilarsi" dall'inchiesta sulla trattativa, saranno eliminate definitivamente lunedì, e ieri il perito Fulvio Schimmenti ha già distrutto i cd audio che i pm avevano inviato al gip il 22 gennaio scorso.

Subito dopo Schimmenti ha raggiunto il server della procura, che si trova nell'aula bunker dell'Ucciardone, ma un impedimento tecnico ha ostacolato la cancellazione delle tracce "originali" di quelle chiacchierate tra Napolitano e Mancino, decisa per decreto affinché delle parole del capo dello Stato non rimanga alcun residuo, neppure nella memoria del grande archivio informatico dell'ufficio inquirente.

Il decreto del gip è di sei pagine, riassumono l'intera vicenda, mantenendosi rigidamente dentro i binari tracciati dalla Consulta: dopo avere ascoltato le telefonate, Ricciardi dà atto dell'assenza di ogni riferimento alla tutela della vita e della libertà personale o alla salvaguardia dell'integrità di istituzioni della Repubblica.

Poi, citando la sentenza della Consulta sul conflitto di attribuzione, visto che si tratta di conversazioni inutilizzabili a fini probatori, sostiene che "deve trovare applicazione" l'articolo 271 del codice di procedura penale, che però non prevede espressamente la fattispecie del capo dello Stato tra quelle prese in esame. Se la sfera della privacy di "Re Giorgio", adesso, è salva, non lo è il diritto costituzionale alla difesa.

DOPO che il gip ha respinto la richiesta dei legali di Massimo Ciancimino di ascoltare quelle telefonate, il figlio di don Vito ha scritto su Facebook: "So per certo che il contenuto di quelle telefonate sarebbe stato utile al mio processo, per potermi difendere dal reato di calunnia: per stabilire il motivo di tutto l'accanimento mediatico scatenato nei miei confronti da quando ho fatto il nome di Gianni De Gennaro".

Da oggi i suoi avvocati, Roberto D'Agostino e Francesca Russo, sono pronti a scatenare una nuova battaglia giuridica con una mossa già annunciata nei giorni scorsi: l'impugnazione, presso la Cassazione, dell'ordinanza che ha rigettato la loro istanza di ascolto delle telefonate. Un ricorso che, comunque, a partire da lunedì, potrebbe acquisire un valore esclusivamente "accademico": il decreto di distruzione del gip e l'incarico già attribuito al perito informatico (che tra due giorni cancellerà le telefonate), sembrano infatti escludere per sempre la possibilità di conoscere il contenuto di quelle intercettazioni.

Ricciardi, chiuso nella sua stanza, non parla. Dalle poche indiscrezioni filtrate, si sa che il magistrato si è consultato con il presidente dei gip, Cesare Vincenti, e pare che alla fine sia arrivato a una decisione condivisa con il suo capo. La riflessione che avrebbe condotto Ricciardi a decretare la distruzione delle telefonate sarebbe stata improntata al pragmatismo, oltre che al rispetto per la Consulta.

IL GIP ha considerato che a poco sarebbe valso ricorrere ancora al parere dei giudici costituzionali, dal momento che la Corte decide sempre in unica composizione, e che non avrebbe mai contraddetto se stessa. Con un vulnus giuridico rimasto insoluto, si è chiusa, dunque, la più aspra contesa tra poteri dello Stato dal dopoguerra: Napolitano ha ottenuto la "copertura" assoluta delle sue conversazioni private, ovvero una vera immunità extra-funzionale che va al di là dei poteri che la Costituzione fino a ieri gli conferiva.

E qualcuno ha visto in questo "allargamento" delle sue prerogative, l'apertura a un presidenzialismo di fatto che il capo dello Stato, però, ha sempre negato. "Non sono mai fuoriuscito - ha detto Napolitano - dai poteri disegnati dalla Carta costituzionale". Resta ora al gip l'ultimo scoglio: la possibilità che la Cassazione dia ragione ai difensori di Ciancimino, rilevando nella distruzione delle telefonate senza contraddittorio una lesione dei diritti della difesa.

La questione potrebbe rimbalzare alla Corte europea o ripercuotersi sulla validità dell'intero processo sulla trattativa mafia-Stato, visto che anche gli altri imputati potrebbero sostenere di non essersi potuti difendere adeguatamente. Ma di questo, sembra non accorgersi nessuno.

 

 

VIGNETTA MANNELLI - NAPOLITANO STIRO MANCINOMassimo CianciminoNICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpegNICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO SALVO LIMA E VITO CIANCIMINOIl pizzino collage di Ciancimino Giovanni De Gennaro Ciancimino

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