
LA STRATEGIA DI PUTIN: AVANZARE ANCORA, GUADAGNARE TERRENO E INCASTRARE ZELENSKY AI NEGOZIATI – L’ARMATA ROSSA SFONDA NELLA REGIONE DI DNIPROPETROVSK, CHE NON È TRA LE CINQUE REGIONI PRETESE AL TAVOLO DELLE TRATTATIVE. MA KIEV SMENTISCE L’OFFENSIVA: “STANNO FACENDO UN GIOCO SPORCO E POLITICO” – UN’EVENTUALE MARCIA SU DNIPRO POTREBBE INCIDERE SUI NEGOZIATI. E INFATTI IL SEMPRE SOBRIO EX PRESIDENTE, DMITRI MEDVEDEV, TUONA: “DISINFESTIAMO DNIPRO DAI PARASSITI, CHI SI RIFIUTA DI RICONOSCERE LA REALTÀ NEI NEGOZIATI, RICONOSCERÀ LA NUOVA REALTÀ SUL CAMPO…”
1. FURIA RUSSA
Estratto dell’articolo di Giuseppe Agliastro per “la Stampa”
Le truppe del Cremlino sostengono di aver «raggiunto il confine occidentale» della regione ucraina di Donetsk e di aver lanciato un'offensiva ancora più a Ovest: nella regione di Dnipropetrovsk. L'esercito ucraino smentisce: «È disinformazione russa», ribatte il portavoce Andriy Kovalev.
Kiev afferma che i suoi soldati stanno tenendo la linea del fronte. Ma allo stesso tempo ammette che l'esercito di Mosca «non abbandona i suoi propositi di entrare» nell'Oblast industriale e mineraria dell'Ucraina centro-orientale. Al momento non è chiaro se i militari russi siano in effetti entrati e, eventualmente, quale sia la portata dell'offensiva.
VOLODYMYR ZELENSKY VLADIMIR PUTIN
Mappe "filo-ucraine" citate dall'agenzia Reuters sostengono che in meno di un mese le truppe d'invasione russe hanno conquistato 190 kmq di territorio nella regione nord-orientale di Sumy, siano «molto vicine alla regione di Dnipropetrovsk, e nel Sud-Est stiano avanzando verso la cittadina di Kostyantynivka «da diverse direzioni».
Di sicuro insomma c'è che la guerra prosegue purtroppo in tutta la sua violenza. E che la proposta di una tregua di almeno 30 giorni promossa da Usa, Europa e Ucraina rimane inascoltata da Putin, mentre i militari del Cremlino sembrano continuare, seppur lentamente, ad avanzare.
Si stima che le truppe russe occupino circa un quinto del territorio ucraino, Crimea compresa. E il regime di Putin non smette di pretendere che i soldati di Kiev arretrino e gli cedano per intero quattro regioni del Sud-Est ucraino solo in parte occupate dalle truppe russe: gli Oblast di Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia.
La regione di Dnipropetrovsk non è tra quelle rivendicate dal Cremlino, ma un'eventuale offensiva anche in quella zona non sarebbe certo una buona notizia per il governo ucraino.
VOLODYMYR ZELENSKY E VLADIMIR PUTIN COME PUGILI SUL RING - FOTO CREATA CON GROK
Le truppe russe minacciano gravemente anche Sumy, nel Nordest. E il numero due del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ha subito colto l'occasione per lanciare contro Kiev un nuovo affondo che ha l'amaro sapore dell'ultimatum: «Chi non vuole riconoscere la realtà della guerra durante i negoziati, si troverà di fronte a nuove realtà sul campo», ha tuonato l'ex presidente russo.
Medvedev si riferisce ai colloqui del 2 giugno a Istanbul, che non hanno portato a nessun cessate il fuoco. E durante i quali – stando alle agenzie russe – la delegazione di Mosca ha presentato a Kiev condizioni durissime per mettere fine all'invasione: il Cremlino infatti non solo chiede il controllo totale di alcune regioni ucraine, ma anche che Kiev resti fuori dalla Nato e che riduca la sua forza militare.
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2. I RUSSI VERSO LA REGIONE DI DNIPRO KIEV NEGA MA IL FRONTE SI ALLARGA
Estratto dell’articolo di Gabriella Colarusso per “la Repubblica”
[…] Come era prevedibile, lo stallo nei negoziati gioca a favore di Mosca, che prova ad aumentare la pressione in diverse direzioni del fronte. «Chi non vuole riconoscere la realtà della guerra durante i negoziati, si troverà di fronte a nuove realtà sul campo», minaccia Dmitri Medvedev, il falco ex premier e oggi vicepresidente del consiglio di sicurezza russo.
Non procede bene neppure lo scambio di prigionieri concordato all'ultimo incontro in Turchia. La Russia ha portato le salme di 1.212 soldati sul luogo scelto per la consegna, al confine di Bryansk, e rivendica di aver tenuto fede ai patti. Ma l'accordo prevedeva anche la liberazione di 1000 prigionieri vivi.
«La parte russa, come al solito, sta cercando di fare un gioco sporco e politico», denuncia il presidente ucraino Zelensky: «Se non rispetterà i patti metterà in seria difficoltà» gli sforzi diplomatici per porre fine alla guerra. Zelensky deve fare i conti con la riluttanza del suo alleato: Kiev avrebbe dovuto ricevere 20mila missili Usa per combattere i droni russi ma l'amministrazione Trump ha deciso di dirottarli in Medio Oriente.
3. L’ARMATA SI MUOVE VERSO DNIPRO E PREPARA UN «ATTACCO IMPLACABILE»
Estratto dell’articolo di Francesco Battistini per il “Corriere della Sera”
[…] Le ultime notti in bianco di Kiev e di Kharkiv sono solo un assaggio, ci s’aspetta ben altro: una pioggia di missili sui palazzi governativi, magari sulla sede dell’intelligence Sbu che in Siberia ha osato l’Operazione Tela del Ragno, andando a distruggere gli aerei russi.
Sono a rischio anche i siti industriali che la Renault sta allestendo sul fronte, per fabbricare droni su mandato di Macron. «Sarà un attacco enorme, feroce, implacabile — rivela una fonte riservata alla Reuters —, ma gli ucraini sono un popolo coraggioso…».
NEGOZIATI USA-RUSSIA-UCRAINA A ISTANBUL
Nello stallo negoziale — coi 1.200 prigionieri di guerra e le seimila body bag dei caduti che dovrebbero essere finalmente scambiati questa settimana, anche se Zelensky denuncia «il gioco sporco» del nemico —, Putin cerca di guadagnare nuovo terreno.
Controlla il 18,8% dell’Ucraina, come dire l’Italia sopra il Po: tutta la regione di Lugansk e il 70% di Donetsk, di Zaporizhzhia e di Kherson, pezzi di Kharkiv. In meno d’un mese ha conquistato 190 km quadrati a Sumy e sta tentando una testa di ponte a Kostyantynivka, dov’è uno snodo logistico ucraino. Ieri, la presa di due altri villaggi e un annuncio da Mosca: «La 90esima Divisione blindata continua l’offensiva nel Dnipropetrovsk».
bombardamento russo su kharkiv
Se vero, sarebbe la prima volta che i russi si spingono fino alla culla cosacca, che non è mai stata fra le cinque regioni rivendicate dall’Operazione Speciale: è il polmone minerario dove s’è riparato un milione di profughi del Donbass. In novembre, Mosca aveva già testato qui il micidiale missile Orechnik, aprendo un altro fronte. «Teniamo le posizioni», negano gli ucraini, accusando il nemico di fare disinformazione.
«Stanno avanzando — ammette un ufficiale, il tenente colonnello Oleksandr Z.
—, piano, molto piano, però avanzano». Una marcia su Dnipro potrebbe incidere sui futuri colloqui d’Istanbul, e al Cremlino lo sanno: «Disinfestiamo Dnipro dai parassiti — bullizza l’ex presidente Dmitriy Medvedev —, chi si rifiuta di riconoscere la realtà nei negoziati, riconoscerà la nuova realtà sul campo».
Anche Zelensky vede rischi alti, in questa regione: gli tocca spostarvi i soldati già stremati che difendono il Donbass, e la coperta si fa sempre più corta. I nervi sono tesi.
«Aspettiamo ancora una risposta dagli Usa per la difesa aerea», protesta il presidente ucraino: servono altri Patriot e «segnali concreti, non parole».
Anche i 20 mila missili che servirebbero a bloccare i droni russi, rivela «Ze», li aspettavano qui e invece «gli Usa hanno deciso di mandarli in Medio Oriente». Secondo lui, Trump ci sta capendo poco: «Putin non vuole finire questa guerra senza la nostra totale sconfitta. Credetemi, comprendiamo i russi e la loro mentalità molto meglio degli americani. Siamo i loro vicini da secoli».