al serraj haftar giuseppe conte

TRIPOLI E TRIBOLI - FLOP DELLA CONFERENZA VOLUTA DALL’ITALIA: STRETTE DI MANO E SORRISI MA IL CAOS RIMANE. ALLA TURCHIA NON VA GIÙ LA RIUNIONE CON HAFTAR (CHE ALZA SEMPRE LA CRESTA) E LA DELEGAZIONE ABBANDONA IL TAVOLO – DIETRO C’È LA LOTTA CON L’EGITTO PER L’EGEMONIA SUNNITA – COME FAI SBAGLI: SE AIUTI SARRAJ TI FAI NEMICO HAFTAR, SE APRI A QUEST’ULTIMO IL CAMPO DELL’UNIVERSO ISLAMICO TI FA LA GUERRA – RESTA UNA FOTO IDENTICA A QUELLA FATTA CON MACRON SEI MESI FA

Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera”

 

al serraj haftar giuseppe conte

Finita la conferenza, rimane il caos libico. Nonostante le strette di mano, le ottimistiche dichiarazioni d' intenti, i sorrisi e le foto di gruppo dei partecipanti al summit nel capoluogo siciliano, saranno soltanto i fatti sul terreno in Libia e l' eventuale capacità di organizzare libere e democratiche elezioni «entro la primavera del 2019» a dirci se davvero l' iniziativa italiana sia stata di successo, oppure un' ennesima opportunità perduta.

 

Non sarebbe certo la prima volta. Il fantasma del fallimento ha segnato infatti i summit simili negli ultimi anni, compreso quello di Parigi lo scorso 29 maggio, che aveva addirittura fissato la data per elezioni «entro il 10 dicembre 2018», vanificato dalle violenze di settembre a Tripoli.

 

conte haftar

Uno degli indicatori più evidenti delle prossime difficoltà all' orizzonte è stata ieri la scelta della delegazione turca di disertare in tutta fretta Palermo. Il capo della rappresentanza, vicepresidente Fuat Okyat, è ripartito per Ankara alla testa dei suoi collaboratori infuriato contro la riunione tenuta in prima mattinata tra l' uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar, il premier del governo di Tripoli, Fayez Sarraj, alla presenza di Italia, Russia, Egitto e gli altri Paesi della regione considerati più vicini al governo della Libia orientale.

 

libia ribelli assediano tripoli 7

«In verità la Turchia di Erdogan è in lotta con l' Egitto del presidente Abdel Fattah al Sisi per l' egemonia nel mondo arabo sunnita. Okyat si è risentito per non essere stato invitato e comunque non avrebbe mai condiviso la tavola con al Sisi. Ma si trattava di colloqui di lavoro al margine, come se ne tengono tanti in questo genere di incontri», spiegano alte fonti diplomatiche italiane.

 

Tuttavia, lo scontro è più profondo. E' dallo scoppio delle rivolte contro Gheddafi nel 2011 che i regimi relativamente laici del Medio Oriente cercano pesantemente di influenzare l' assetto della Libia a scapito del fronte islamico aiutato da Turchia, Qatar e l' universo articolato dei Fratelli Musulmani.

AL SISI

 

«La Libia è un puzzle di tensioni da cui è difficile sfuggire. Italia e Francia lo sanno bene. Se aiuti Sarraj e i gruppi dell' universo islamico, che lo sostengono tra Misurata e la Tunisia, ti fai nemico Haftar. Se invece apri a quest' ultimo è allora il campo di Sarraj a farti la guerra», ci ha detto un diplomatico al seguito della delegazione turca.

 

Ma i due fronti sono a loro volta frazionati. Ieri il ministro degli Esteri qatarino, Mohammd bin Abdulrahman, a differenza dei compagni di cordata turchi, è stato ben contento di restare a Palermo sino alla fine dei lavori. Questi ha però dato ampio risalto al suo incontro con il vice-premier della Tripolitania, l' uomo forte di Misurata Ahmed Meitig che da tempo manifesta il suo malcontento per le nuove aperture italiane nei confronti di Haftar.

libia ribelli assediano tripoli 6

 

L' unica prova del nove sarà dunque la capacità di organizzare la «Conferenza Nazionale» tra gli attori della società civile libica architettata dall' inviato dell' Onu Ghassam Salamé. «Vorrei tenerla già in gennaio, con l' idea di avere elezioni nazionali prima della fine della primavera», ribadisce Salamé al Corriere . I suoi toni sono cautamente ottimisti. «Nonostante i gravi incidenti di settembre, che hanno causato oltre 120 morti in Tripoli, la media mensile delle vittime in Libia è di tre o quattro. Molto meno grave che in Siria, Iraq o Afghanistan». Sui tempi, però, resta cauto. «Ci vorranno anni prima di smantellare le milizie e porre fine alle lotte tribali».

libia ribelli assediano tripoli 5giuseppe conte incontra fayez al serraj 3libia ribelli assediano tripoli 10libia ribelli assediano tripoli 8libia ribelli assediano tripoli 1libia ribelli assediano tripoli 4libia ribelli assediano tripoli 3libia ribelli assediano tripoli 2

Ultimi Dagoreport

luigi lovaglio giorgia meloni giancarlo giorgetti alberto nagel milleri caltagirone

FLASH! – ENTRO LA FINE DI LUGLIO, AL MASSIMO ENTRO L’8 SETTEMBRE, ARRIVERÀ IL VERDETTO DELLA PROCURA DI MILANO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO BPM, ANIMA SGR, LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO E CALTAGIRONE AD ACQUISTARE IL 15% DI AZIONI MPS ATTRAVERSO BANCA AKROS, MERCHANT BANK DEL BPM SU SPECIFICO MANDATO DEL MINISTERO DEL TESORO DI GIORGETTI – UN VERDETTO CONTRO L’OPERAZIONE MPS È RIMASTO L’ULTIMA SPERANZA PER MEDIOBANCA E GENERALI DI NON FINIRE NELLE FAUCI DI CALTARICCONE…

donald trump tulsi gabbard vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVONO LE AGENZIE DI SPIONAGGIO A TRUMP E PUTIN? - ANZICHÉ PROTEGGERE LA SICUREZZA DELLO STATO, ANTICIPANDO RISCHI E CRISI, OGGI LA MISSIONE DI CIA E FBI IN AMERICA E DI FSB, SVR, GRU IN RUSSIA, È DI REPRIMERE IL DISSENSO CONFERMANDO IL POTERE - CIRO SBAILÒ: ‘’PER LA PRIMA VOLTA, IL VERTICE POLITICO NON SI LIMITA A INDIRIZZARE: PUNTA A SVUOTARE LA FUNZIONE DELL’INTELLIGENCE, RIDUCENDOLA A UNA MACCHINA DI STABILIZZAZIONE POLITICA AD USO PERSONALE...’’

ali larijani khamenei vladimir putin xi jinping

A TEHERAN QUALCOSA STA CAMBIANDO – SI NOTANO CURIOSI MOVIMENTI NEL SISTEMA DI POTERE IRANIANO: MENTRE RICOMPAIONO VECCHI VOLPONI COME ALI LARIJANI, STA NASCENDO UN NUOVO CENTRO DECISIONALE NON UFFICIALE, A GUIDARE LE MOSSE PIÙ DELICATE DEL REGIME. I PASDARAN PERDONO QUOTA (LA LORO STRATEGIA È FALLITA DI FRONTE ALL’ANNIENTAMENTO DI HEZBOLLAH, HAMAS E ASSAD), AVANZA UN “CONSIGLIO OMBRA” DI TRANSIZIONE, CON IL CONSENSO DI KHAMENEI – “L’ASSE DEL MALE” CON RUSSIA E CINA PROSPERA: TEHERAN HA BISOGNO DELLE ARMI DI PUTIN E DEI SOLDI DI XI JINPING. ALLA FACCIA DI TRUMP, CHE VOLEVA RIAPRIRE IL NEGOZIATO SUL NUCLEARE…

matteo salvini luca zaia giorgia meloni

DAGOREPORT – COSA SI SONO DETTI GIORGIA MELONI E LUCA ZAIA NELL'INCONTRO A PALAZZO CHIGI, TRE SETTIMANE FA? - TOLTA SUBITO DI MEZZO L'IDEA (DI SALVINI) DI UN POSTO DI MINISTRO, LA DUCETTA HA PROVATO A CONVINCERE IL “DOGE” A PRESENTARE UNA SUA LISTA ALLE REGIONALI IN VENETO MA APPOGGIANDO IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA (ANCORA DA INDIVIDUARE) - MA TRA UNA CHIACCHIERA E L'ALTRA, MELONI HA FATTO CAPIRE CHE CONSIDERA ZAIA IL MIGLIOR LEADER POSSIBILE DELLA LEGA, AL POSTO DI UN SALVINI OSTAGGIO DELLE MATTANE DI VANNACCI – UN CAMBIO DI VERTICE NEL CARROCCIO EVOCATO NELLA SPERANZA CHE IL GOVERNATORE ABBOCCHI ALL’AMO...

elly schlein giorgia meloni beppe sala ignazio la russa maurizio lupi marcello viola

DAGOREPORT - NESSUNO VUOLE LE DIMISSIONI DI BEPPE SALA: DA SINISTRA A DESTRA, NESSUN PARTITO HA PRONTO UN CANDIDATO E TRA POCHI MESI A MILANO COMINCIANO LE OLIMPIADI MILANO-CORTINA – MA SALA VUOLE MANIFESTARE ALL'OPINIONE PUBBLICA UNO SCATTO DI DIGNITÀ, UN GRIDO DI ONESTÀ, UNA REAZIONE D'ORGOGLIO CHE NON LO FACCIA SEMBRARE  ''LU CIUCCIO 'MIEZZO A LI SUONI'' - L’UNICO A CHIEDERE IL PASSO INDIETRO DEL SINDACO È IGNAZIO LA RUSSA, CHE INVECE UN CANDIDATO CE L’HA ECCOME: MAURIZIO LUPI. METTENDO SOTTO LA SUA ALA IL PARTITO DI LUPI, "NOI MODERATI", ‘GNAZIO SOGNA IL FILOTTO: CONQUISTARE SUBITO IL COMUNE DI MILANO E NEL 2028 LA REGIONE LOMBARDIA – MOLTO DELL’INCHIESTA SULL’URBANISTICA DIPENDERÀ DALLA DECISIONE DEL GIP, PREVISTA PER MERCOLEDI': SE IL GIUDICE NON ACCOGLIERÀ LE RICHIESTE DEI PM (CARCERE O DOMICILIARI PER GLI INDAGATI), LA BUFERA PERDERÀ FORZA. VICEVERSA…

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM