NON DITE A SAVIANO CHE IL POLIZIOTTO PISANI HA RIAVUTO IL SUO ONORE

Gian Marco Chiocci e Simone Di Meo per IlGiornale

E ora chi si prenderà l'onere di restituire l'onore all'ex superpoliziotto «mascariato» da un pentito che gli ha dato del corrotto? Chi potrà riparare all'infamia subita da un servitore dello Stato trascinato sott'inchiesta sulla scorta di dichiarazioni che puzzavano, fin da subito, di calunnia e diffamazione? Nessuno.

Per questo, Vittorio Pisani, l'ex capo della Mobile napoletana, entra di diritto nella galleria di quelli che, diceva il capostipite di questa sfortunata razza, Bruno Contrada, rischiano il fango per combattere la mafia. Con la doppia archiviazione disposta dal gip partenopeo, cadono due delle più aberranti contestazioni rivolte all'uomo che dava la caccia ai latitanti: aver assicurato in cambio di quattrini impunità, latitanza e libertà all'allora confidente, il boss della camorra Salvatore Lo Russo, oggi suo implacabile accusatore.

Che ai pm di Napoli ha raccontato di aver «ammansito» Pisani, ai tempi della Mobile, allungandogli qualche bigliettone, manco fosse l'ultimo degli agenti di periferia che arrotondano lo stipendio con le tangenti degli spacciatori. Il padrino li giustificava come proventi di fortunate puntate al gioco, quegli euro, con Pisani. Che ringraziava e intascava. Uno, due, tre volte.

«Avevo vinto al casinò 280.000 euro e dunque, quando incontrai il dottor Pisani gli diedi una busta da 50.000 euro. Anche in questa occasione lui non mancò di mostrare imbarazzo e di dire che non poteva accettare, ma anche questa volta gli dissi di stare tranquillo e di prendere quella busta perché erano soldi di gioco e, quindi, un mio regalo per la vincita conseguita. In pratica dal Natale 2005 al febbraio-marzo 2007 ho consegnato al dott. Pisani 160.000 euro».

Tutto terribilmente falso. Il giudice delle indagini preliminari ha chiuso il capitolo della corruzione e del favoreggiamento perché non c'è la minima prova che Lo Russo abbia detto la verità. Non c'è una traccia, un indizio, una pista (e ne sono state scandagliate diverse) che abbia portato a intercettare anche soltanto una banconota sospetta nei conti di Pisani. Non un solo comportamento anomalo, dal punto di vista investigativo. Lo Russo ha riferito che aveva a libro paga uno dei migliori investigatori d'Italia, ma è come se avesse detto di aver preso il caffè con gli extraterrestri sul tetto di Castel dell'Ovo. Il livello di attendibilità è lo stesso.

Intanto, però, i verbali degli interrogatori del «capitone», il suo nickname all'anagrafe di camorra per quanto è viscido e sgusciante, sono diventati proiettili che hanno bucato la divisa dell'ex capo della Mobile. Pisani aveva sostenuto di non aver mai accettato soldi da Lo Russo, suo confidente. Perché sapeva bene che con gente di quella risma, che vende alla giustizia parenti, compari e comparielli, è meglio mantenere le distanze. Gli auguri a Natale e a Pasqua, lo scambio di qualche regalino simbolico e stop. Altro che bustarelle.

Un'accusa (ingiusta) da schiantare il più solido e resistente dei caratteri. Invece, con 'o capitone che guizzava tra le carte bollate della Procura e la macchina del fango a pieno regime, il 7 dicembre 2011 Pisani aveva catturato la primula camorrista casalese Michele Zagaria, calandosi in un bunker sottoterra a Casapesenna. A quell'epoca, il superpoliziotto era ancora sottoposto al divieto di dimora a Napoli. In Procura, si disse, nemmeno era piaciuto questo protagonismo di Pisani, perché un indagato non può coordinare un'azione investigativa di tale livello. Ma nessuno se ne preoccupò troppo, perché nel frattempo erano arrivati i media per la conferenza stampa, convocata proprio negli stessi minuti in cui Pisani se ne tornava nel suo esilio romano.

Paga per aver servito lo Stato, l'ex superpoliziotto. E paga anche la scarsa dimestichezza coi bizantinismi della diplomazia. Disse, un giorno, che la scorta a Roberto Saviano era inutile, perché non correva alcun pericolo. E che lui, che qualche problemino gliel'aveva procurato alla camorra, girava per Napoli a piedi, senza problemi. Lo scorticarono vivo, augurandogli finanche la galera. Fu l'inizio della fine. Quando venne trasferito a Roma, per la prima volta i fan di Saviano e i camorristi si ritrovarono, su sponde opposte, a brindare insieme. Vili, quaquaraqua, incalliti professionisti antimafia: onore a Pisani, e a quanti come lui.

 

_vittorio pisani Vittorio PisaniPISANIvittorio pisani capo della mobilemichele zagaria

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"