LO SVILUPPO DEI CONFLITTI - IL DOPPIO CONFLITTO DELLA MINISTRA GUIDI IN DUCATI ENERGIA CHE PASSA PER L'IMPRENDITORE MANES E PER LA FINANZIARIA PUBBLICA SIMEST. MA PER L'ANTITRUST "NON C'E' CONFLITTO"

1.PROFESSIONE MARITO
Susanna Turco per ‘L'Unità
'


Professione marito di ministro, come Denis Thatcher per la premier inglese Margaret. La tendenza Renzi ha creato un nuovo genere. Ai blocchi di partenza, nell'esecutivo più rosa che la storia ricordi, esemplari di spiccata varietà. Abbiamo fatto la conoscenza di Giovanni Scarfò, marito dell'ex sindaco di Monasterace e ora ministro agli affari regionali Maria Carmela Lanzetta.


È lui, insegnante e direttore della cineteca della Calabria, che avverte la donna simbolo dell'antimafia che è arrivata una lettera di minacce; è ancora lui a chiedere le "carte ufficiali" dell'inchiesta in cui è coinvolta; e a lui «non ho ancora avuto il tempo di telefonare» per annunciare la nomina, ha confessato lei. Di tutt'altra pasta Luca Rossello, marito della titolare dell'Istruzione Stefania Giannini: è vicepresidente e Cto della Tagetik, prestigiosa azienda lucchese che fornisce software per grandi banche. Di lui non v'è traccia nel curriculum che la glottologa ha sul suo sito. Il legame, però, è antichissimo: si sono conosciuti dopo il liceo «ed è stato amore a prima vista», ha raccontato al "Tirreno".


Gianni Orengo, il signor Difesa marito del ministro Roberta Pinotti, ha dalla sua un curriculum da prima linea: è da quasi tre lustri che, medico e dirigente sanitario a Genova, fa i conti col pendolarismo romano della moglie, eletta la prima volta nel 2001 (festeggiò partorendo la seconda figlia quel giorno). Escluse Maria Elena Boschi (oggetto di pettegolezzi e di assalti sessisti a opera delle Iene, ufficialmente single) e Beatrice Lorenzin (fidanzamento recintato di privacy), le ministre più giovani dividono con i mariti relazioni e politica. Marianna Madia, ministro della Pubblica amministrazione, è sposa di Mario Gianani, produttore.


Lui, gavetta da assistente di Valsecchi, ha una società cinematografica, la Wildside, che conta tra gli altri su Fausto Brizzi, il regista ultrapop amico di Renzi (era il suo appoggio a Roma prima di conquistare il Pd) che s'è occupato dell'allestimento di un paio di Leopolde. Anche questo ha contribuito a cementare una certa familiarità della Madia, ex pupilla di Veltroni, con il neo premier. Pure nel caso del signor Farnesina, al secolo Matteo Rebesani, scorrono i mille rivoli del partitone. Il marito del ministro Mogherini era infatti consigliere diplomatico di Veltroni ai tempi in cui questi troneggiava sul Campidoglio. Quando Veltroni andò a guidare il Pd, lei entrò a far parte della sua segreteria. E anche se Federica Mogherini si è fatta da sola, c'è stato di certo un tempo in cui il consorte contava più di lei.

 

2.GUIDI DI FAMIGLIA E DI GOVERNO
Vittorio Malagutti per "l'Espresso"

Si conoscevano appena, Matteo Renzi e Federica Guidi. Parola del neoministro dello Sviluppo economico che, poche ore dopo la nomina, ha voluto delimitare il campo dei suoi rapporti con il premier ad alcuni sporadici incontri di carattere istituzionale. Da una parte la presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, dall'altra il sindaco di una città importante come Firenze. Tutto qui.

Nessuna corsia preferenziale. Né, tantomeno, conflitto d'interessi. Questa la versione del ministro. Eppure, a ben guardare, le cronache recenti raccontano anche altro. Raccontano che la famiglia Guidi - il patron Guidalberto con la figlia Federica - ha viaggiato per anni d'amore e d'accordo con un imprenditore da tempo vicino al capo del governo. Questione di affari, di scambi azionari, di alleanze industriali e anche di nomine pubbliche. Vediamo.

L'amico di Renzi si chiama Vincenzo Manes, classe 1960, presidente e socio di controllo del gruppo Intek, quotato in Borsa. Manes è molto legato a Renzi, ma fino a due anni fa era anche socio dei Guidi nell'azienda che controllano e gestiscono, la Ducati Energia di Bologna. Un rapporto consolidato nel tempo, quello tra il numero uno di Intek e la famiglia del ministro. Il primo affare risale addirittura al 1994, quando una società di Manes comprò una quota importante della Ducati Energia. I due alle- ati hanno gestito insieme per anni l'azienda bolognese. Strada facendo Guidi si e rafforzato nel capitale della Ducati, liquidando alcuni soci minori.

Il numero uno di Intek, invece, ha fatto il salto di qualità. Il colpo grosso è stata la complicata operazione finanziaria che in varie tappe nell'arco di diversi anni ha finito per consegnargli il controllo del gruppo Smi, la storica azienda metallurgica della famiglia Orlando con sede a Firenze. E Manes, che aveva esordito come finanziere sulla piazza milanese, una decina di anni fa è quindi sbarcato in riva all'Arno stringendo fin da subito ottimi rapporti con il rampante Renzi.

La simpatia reciproca si è tradotta ben presto in atti concreti. Il capo di Intek è uno dei maggiori finanziatori (62 mila euro) della Fondazione Open, che fa riferimento al premier. D'altra parte, nel 2010, Manes è approdato alla presidenza dell'Aeroporto di Firenze, dove è rimasto per i successivi tre anni, eletto in consiglio su indicazione della giunta Renzi.
L'alleanza societaria tra Manes e i Guidi si è invece sciolta nell'ottobre del 2011
quando la famiglia del futuro ministro ha riacquistato il 37,5 per cento di Ducati Energia messo in vendita da Intek. Addio per sempre?

No, perché l'immobile di Bologna che ospita la fabbrica e gli uffici dell'azienda resta di proprietà del gruppo di Manes, che lo affitta alla Ducati. Del resto i rapporti tra i Guidi e il loro ex socio sono ancora ottimi. Il gruppo emiliano, che vanta un fatturato di circa 110 milioni, fa spesso da sponsor a molte delle iniziative benefiche lanciate dall'imprenditore amico di Renzi.

Il 37,5 per cento della Ducati energia è passato di mano un anno e mezzo fa per 3,8 milioni. Un milione è stato versato cash, il resto in tre tranche. L'ultima rata scade tra sette mesi, a ottobre. Per il momento, quindi, il gruppo Intek è ancora creditore della famiglia del ministro. Di più: a garanzia del pagamento, l'imprenditore amico del premier vanta un pegno sulle azioni che ha venduto. Un pegno che ovviamente si estinguerà tra sei mesi, quando, in base al con- tratto, verrà saldato il pagamento.

 

3.GUIDI: PER L'ANTITRUST NON C'E' CONFLITTO DI INTERESSI
Dal ‘Sole 24 Ore'


«Nessuna incompatibilità» secondo l'Antitrust. Il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi torna sulla questione del possibile conflitto di interessi tra l'attività governativa e l'azienda di famiglia, la Ducati Energia, citando la decisione con cui mercoledì scorso il garante per la concorrenza «ha ritenuto non sussistere alcuna situazione di incompatibilità nella carica di governo».

L'Espresso in edicola oggi pubblica un articolo che mette in evidenza due aspetti che evidenzierebbero il "conflitto" del nuovo ministro. Il primo punto sono i rapporti d'affari della Ducati Energia con Vincenzo Manes, presidente e socio di controllo del gruppo Intek, amico del premier Matteo Renzi, e «uno dei maggiori finanziatori della Fondazione Open, che fa riferimento al premier». Manes fino al 2011 era socio dell'azienda della famiglia Guidi. L'Espresso sottolinea poi che a fine 2012 la finanziaria pubblica Simest ha sborsato 8 milioni per il 15% del capitale.


In serata è arrivata direttamente la replica di Guidalberto Guidi, presidente di Ducati Energia e padre del ministro dello Sviluppo economico. Guidi sottolinea l'amicizia di lunga data con Manes e la decisione di quest'ultimo di «cedere la sua residua quota di minoranza in Ducati Energia, realizzando suppongo una plusvalenza rispetto ai valori a cui l'aveva in carico».
Guidalberto Guidi spiega poi che Simest, «società della Cassa depositi e prestiti che a sua volta fa capo al ministero dell'Economia e alle Fondazioni bancarie» è invece entrata nell'azionariato di Ducati Energia «avendo la garanzia del rientro integrale del capitale nel 2017, ricevendo inoltre ogni anno un rendimento del 7 per cento».


Quanto al ministro, la nota ufficiale di ieri si limita a citare il pronunciamento dell'Antitrust (peraltro non reso noto dal garante), assunto secondo la normativa in materia di risoluzione dei conflitti di interesse. Viene ricordato poi che il ministro, subito dopo la sua nomina, si è dimessa da tutte le cariche aziendali e dagli incarichi ricoperti in Ducati Energia.

 

 

FEDERICA GUIDI IN SENATO FOTO LAPRESSE Federica Guidi ligresti federica guidiFederica Guidi con Berlusconi pzcort14 federica guidipzcort45 federica guidi ma cane trudyMassimo D'Alema e Federica GuidiFederica GuidiGuidalberto Guidi GUIDALBERTO GUIDI raf117 pippo marra guidalberto guidi luigi angelettiriform 040 claudiovelardi guidalbertogudiraf116 guidalberto guidi pier magnaschi gi letta

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....