IL CENTRINO CHE NON VUOL FINIRE NELLA CUCCIA CON DUDU’ - LA SVOLTA DI PIERFURBY NON CONVINCE COMUNIONE E FATTURAZIONE, ANCHE NCD FREDDO - SCHIFANI (SENTI CHI PARLA!) ATTACCA: “IL CAV È INCANDIDABILE”

Carmelo Lopapa per ‘La Repubblica'

C'è una buona fetta del "centrino" italiano che non vuole morire berlusconiana. E scommette sulle prossime Europee per pesarsi e contarsi, lontano da Forza Italia. In Sicilia, la giunta Crocetta con l'Udc dentro viene dichiarata di fatto «in crisi» dal ministro Gianpiero D'Alia.

In subbuglio è pure il mondo di Comunione e liberazione, che trova nei ministri Mario Mauro e Maurizio Lupi e nel senatore Roberto Formigoni i suoi punti di riferimento oggi al governo e in maggioranza. La svolta di Casini li convince poco o nulla. E lo stesso Nuovo centrodestra mostra di avere altri progetti, quanto meno a breve.

Il leader Udc non indietreggia per questo. «Io non chiedo abiure agli altri e non sono disposto a farle» dice Casini ad Agorà commentando la sua recente svolta. «C'è stata una diversa visione della politica, ma io non ho mai avuto problemi personali con Berlusconi, anche nei momenti di massima asperità del nostro scontro ho sempre salvaguardato i rapporti personali».

Eppure, avrà filo da torcere al congresso del 21 febbraio, con la vecchia guardia, da Mario Tassone a Maurizio Ronconi («Sbagliati modi e tempi») pronta a dare battaglia. Altra storia il Nuovo centrodestra. Il partito di Alfano sarebbe disposto a un'alleanza alle politiche coi forzisti solo a precise condizioni e la prima sono le primarie. Senza il Cavaliere in gioco, ovvio.

A dirlo, scatenando le reazioni piccate tra i suoi ex colleghi di partito, è il co-fondatore dell'Ncd Renato Schifani: «Berlusconi non è candidabile alle primarie del centrodestra, né è pensabile che si possa fare il premier per interposta persona». Che poi sarebbe anche un assunto logico, se si tiene conto dell'interdizione e della decadenza. Ma Forza Italia contrattacca: «Incandidabile? Vedremo. Esiste un giudice a Berlino, anzi a Strasburgo.

Berlusconi fa miracoli» si legge nel "Mattinale" del capogruppo Renato Brunetta, che saluta l'accaduto con un trionfale: «Benvenuto Casini ». Ma torna a farsi vivo anche Sandro Bondi, secondo il quale le aperture a Casini e l'intesa con Renzi confermano la «leadership di Berlusconi, che si consolida grazie al consenso degli italiani e all'avvedutezza delle sue scelte politiche».

Ma a Milano tutta l'area cattolica ciellina, pur di centrodestra, mostra di gradire fino a un certo punto il riposizionamento. Lupi e Formigoni del Nuovo centrodestra non stappano champagne, dopo aver fatto tanto per consumare la scissione. Ancora più fuori dal partito di Alfano.

«Per quello che mi riguarda, me ne sto al centro, vale a dire in una posizione popolare che non si mischierà mai con una posizione populista » avverte il ministro della Difesa Mario Mauro dei Popolari per l'Italia. E come lui il capogruppo alla Camera, Lorenzo Dellai. La
loro bussola punta in altra direzione: un'alleanza di centro-centro per le Europee tra tutte le sigle moderate per superare lo sbarramento del 4 e tentare il grande salto da "rischia tutto" alle Politiche del prossimo anno.

Intanto l'operazione Casini produce ripercussioni immediate nelle regioni. Scuote per esempio la giunta del governatore Crocetta in Sicilia, sostenuta tra gli altri appunto dall'Udc. All'Assemblea regionale i democratici chiedono una verifica di maggioranza.

E il ministro centrista (siciliano) Gianpiero D'Alia trae subito le conseguenze: «Per quanto ci riguarda, dopo le dichiarazioni del Pd si è aperta la crisi di governo. O in Sicilia arriva un chiarimento entro 48 ore o siamo fuori dal governo». A Bari, l'assessore udc FIlippo Barattolo lascia dopo quattro anni e mezzo la giunta Emiliano.

 

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