antonio tajani

TAJANI, UNO CHE SPRIZZA AMBIZIONE DA TUTTI GLI ARTIGLI - IL NUMERO DUE DI FORZA ITALIA HA NEGATO LA FIDUCIA AL GOVERNO DRAGHI PER COLPIRE I SUOI AVVERSARI DI PARTITO E ORA SOGNA UNA POLTRONISSIMA - IL SUO FIDO SCUDIERO E’ PAOLO BARELLI, DEPUTATO E DA VENT’ANNI A CAPO DELLA FEDERNUOTO, E LA SUA SENTINELLA E’ FRANCESCO BATTISTONI – TAJANI HA AVOCATO A SE’ LE RELAZIONI CON LA LEGA E HA STRETTO UN PATTO DI RECIPROCA CONVENIENZA CON LICIA RONZULLI...

Vittorio Malagutti e Carlo Tecce per https://espresso.repubblica.it

GIORGIA MELONI ANTONIO TAJANI MATTEO SALVINI

 

«Fatece largo che passamo noi». Ecco la variopinta armata di Antonio Tajani che s’appresta a conquistare il governo d’Italia. Per decenni ha arrancato nelle retrovie oppure si è esercitata nella lontana Europa, adesso il capo Tajani, ufficiale militare figlio di un ufficiale militare, coordinatore nazionale di Forza Italia, da sempre accanto a Silvio Berlusconi finché non è rimasto quasi solo, può condurre sé stesso e i suoi uomini alla vittoria che li consacra per sempre.

 

paolo barelli foto di bacco

Le ambizioni di Antonio oscillano fra la presidenza del Consiglio come mente posata e riposata di una coalizione di centrodestra a ministro di Esteri o di Difesa per rappresentare i moderati nel mondo. Paolo Barelli è il più fido scudiero di Tajani, il rapporto ha origini antiche, è ben ancorato nel presente, pure in famiglia, e si proietta nel futuro. L’ex atleta Barelli è poliedrico o polivalente: come eterno presidente federale del nuoto (in sigla Fin) sta per sfiorare il quarto di secolo; imprenditore e azionista di circoli e piscine sportive; deputato e prima ancora senatore con una coda di capogruppo alla Camera sul finire di legislatura.

 

ANTONIO TAJANI

Per conto di Tajani, l’amico Paolo garantisce la sorveglianza su Roma e dintorni quando il capo è affaccendato in questioni noiose e però prestigiose che riguardano l’Europa. Più a nord, invece, agisce la colonna etrusca. Il senatore viterbese Francesco Battistoni è un ex assicuratore partito come capo ufficio stampa della Viterbese di Luciano Gaucci, già focoso presidente del Perugia una ventina d’anni fa.

 

Le cronache locali narrano l’ascesa del futuro senatore: sindaco di Proceno, un minuscolo paese del Lazio al confine con la Toscana, poi consigliere e assessore provinciale a Viterbo sino al consiglio regionale del Lazio dove nel 2010 si accomoda sulla poltrona di assessore all’Agricoltura. Una carriera sempre al fianco di Tajani, di cui diventa la spalla fissa in tutti gli eventi politici nel Lazio.

 

Francesco Battistoni

In parlamento invece molti lo ricordano guardingo e taciturno mentre si aggira per il salone Garibaldi di Palazzo Madama, con un incarico preciso, quello di sentinella di Tajani presso la capogruppo Anna Maria Bernini. Nel 2021 la ghiotta occasione. Battistoni ha esordito al governo da sottosegretario all’Agricoltura con l’esecutivo di Mario Draghi, non s’è notato al ministero se non per le iniziative con il collega deputato Raffaele Nevi di Terni e per la nomina a consulente all’ortofrutta (che è fra sue le deleghe) di Stefano Bandecchi, patron dell’università telematica Unicusano e della squadra di calcio Ternana.

 

ANTONIO TAJANI - SILVIO BERLUSCONI - MARTA FASCINA

Bandecchi ha assunto la guida di Alternativa Popolare (discendente di Ncd di Angelino Alfano), frequenta la politica e ne è affascinato, una volta pare destinato a candidarsi al comune di Terni di cui è cittadino onorario e dove ha molteplici interessi tra stadio e una clinica da costruire, un’altra è in procinto di assurgere a senatore. Ha contatti con Nevi, Tajani, Battistoni e anche Barelli, poiché Unicusano è “partner” di Villa Flaminia Sport, il centro sportivo di cui è amministratore Luigi Barelli, il fratello di Paolo, e lo stesso capogruppo di Forza Italia è azionista con una quota del dieci per cento. C’è un simpatico aneddoto che unisce i protagonisti diciamo così “etruschi” dell’armata Tajani. Quando la Ternana passò dai Longarini a Bandecchi (2017), l’allora sindaco Leopoldo Di Girolamo fu costretto a smentire che l’operazione fosse un successo di persuasione della coppia Nevi-Tajani.

 

francesco battistoni foto di bacco

L’armata Tajani è venuta su con pazienza. Il governo Draghi l’ha colpita duramente. Dopo la lunga stagione da cervello in fuga coronata con la presidenza del Parlamento europeo, una volta tornato in patria Tajani s’aspettava di scegliersi il ministero più comodo. Mai previsione fu più disattesa. Renato Brunetta, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, i ministri di Draghi li ha suggeriti col suo fare invisibile e discreto Gianni Letta infliggendo una cocente umiliazione a Tajani, che nel frattempo aveva avocato a sé le relazioni - da cui Letta s’è sempre tenuto fuori per congenita diversità da quei toni destrorsi - con la Lega di Matteo Salvini e stretto un patto di reciproca convenienza con Licia Ronzulli, la nuova tuttofare di Berlusconi.

 

annamaria bernini flavio tosi antonio tajani paolo barelli

Col tempo, volitivo e tignoso, Tajani ha risalito la corrente: la bandierina Battistoni nel sottogoverno, la rivincita su Gianni Letta nell’indicazione del capogruppo Barelli, le trame per sabotare l’ascesa di Draghi al Quirinale e quel profondo piacere nel vederlo cadere. La sera prima della mancata fiducia al governo, il presidente del Consiglio ospitò a Palazzo Chigi la delegazione di centrodestra composta da Salvini, Tajani, Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa. Salvini era seduto alla sinistra di Draghi, Tajani alla sinistra di Salvini.

 

LICIA RONZULLI

Il leghista, muto, annuiva con la testa, il coordinatore forzista dirigeva l’incontro e al solito si rivolgeva a Draghi col “tu”, unico tra gli esponenti di partito e pure tra i dipendenti e i collaboratori di Palazzo Chigi (escluso il consigliere e amicissimo Francesco Giavazzi). Dopo la memorabile gaffe che i resoconti giornalistici hanno già consegnato al gran libro della politica («Mario, nessuno di noi ha mai messo in dubbio la tua malafede»), Tajani ha sbattuto sul tavolo l’epitaffio del governo: «Anche se ci dai tutto, se c’è Giuseppe Conte in maggioranza, noi ce ne andiamo».

 

antonio tajani ronn moss convention di forza italia

È stato lo strappo che ha estromesso Ronzulli e che ha saldato il patto fra Tajani e Salvini che mira a diluire Forza Italia nella sua Lega. Tajani ha sfruttato la debolezza emotiva di Salvini, che in pubblico si mostra ancora duro, ruvido, perentorio, ma che nelle trattative private, soprattutto col premier Draghi, è timido, introverso, parecchio involuto. Lo scaltro Antonio, noncurante di Ronzulli ancora impegnata a interpretare le smorfie del Berlusconi e come non mai iperattiva sulla linea telefonica fra le residenze di Silvio e Palazzo Chigi, ha sospinto Matteo al voto con la promessa che soltanto un ribaltone avrebbe tutelato la sua stagione ai vertici del fu Carroccio.

SILVIO BERLUSCONI E LICIA RONZULLI

 

Ansioso di andare alle elezioni e al contempo di ottenere altri trionfi, Tajani s’è occupato di nomine, non ne ha riscosse molte, se non quella rivendicata - e da condividere con Letta - di Augusta Iannini moglie di Bruno Vespa nel consiglio di Snam. Poi dal governo ha reclutato la sottosegretaria Valentina Vezzali, entrata con le stimmate di tecnica e la benedizione leghista e uscita con una candidatura blindata in Forza Italia.

 

Chissà se ha inciso il parere di Barelli, che ha iniziato Tajani alla passione per il nuoto: nel 2018 l’allora presidente del Parlamento europeo fu l’ospite d’onore al congresso di Len, la federazione europea all’epoca guidata da Barelli. La riunione si tenne a Budapest per omaggiare Viktor Orban e Barelli si esibì in una eulogia del presidente magiaro: «L’Ungheria è un paese molto fortunato. Viktor è un leader che crede fattivamente nello sport».

 

antonio tajani silvio berlusconi convention di forza italia

Insomma Tajani avrà apprezzato, e Barelli ancora di più, i 77 milioni di euro che gli uffici di Vezzali hanno stanziato a beneficio delle piscine sportive penalizzate dalla pandemia e dalle bollette. Ristori. 30 milioni liberati a gennaio e 47 aggiunti a luglio che sono distribuiti dalla federazione di cui Barelli è il presidente alle singole associazioni e che arrivano fino ai circoli sportivi di cui Barelli è azionista.

 

Un bel contorno della portata principale degli Europei di nuoto che si svolgono a Roma a cavallo di Ferragosto e che hanno ricevuto dallo Stato un generoso contributo di 5 milioni di euro. Ogni gruppo ha la sua base. A Roma l’armata Tajani si ritrova al ristorante Lola che ha in affitto i locali nell’aerea di Villa Flaminia Sport. Lì atleti e dirigenti di Fin consumano tanti pasti, lì Tajani e anche Nevi allestiscono eventi politici e Barelli in ogni sua veste ne gode.

silvio berlusconi e valentina vezzali a porta a porta nel 2008.

 

Partito nel lontano 1994 come candidato alle politiche (trombato) nelle liste di Mario Segni, il presidente Fin ora può permettersi di sognare in grande. Il traguardo di una poltrona di governo sembra ormai a portata di mano. Obiettivo massimo: un posto da sottosegretario, o da viceministro, sempre con delega allo sport. Pure la fortuna sta dalla sua parte. A luglio i nuotatori azzurri hanno fatto man bassa di medaglie ai mondiali. Un successo senza precedenti.

 

mara carfagna antonio tajani

Barelli incassa e spera che i successi in piscina facciano da scudo alla raffica di guai che lo inseguono da mesi. La sconfitta che brucia di più è quella subìta nelle stanze della Federazione europea di nuoto, la Len, che a febbraio ha nominato un nuovo presidente in sostituzione di Barelli, al vertice dal 2013. C’è di peggio, perché da mesi la magistratura svizzera indaga su una serie di presunte irregolarità finanziarie attribuite all’ex numero uno.

 

Non è neppure da escludere che nelle prossime settimane possa avviarsi un procedimento interno alla Federazione europea. E se l’indagine della giustizia sportiva dovesse concludersi con una sanzione, per Barelli potrebbe diventare molto difficile difendere la poltrona in Federnuoto da una possibile richiesta di commissariamento avanzata dal Coni di Giovanni Malagò, con cui i rapporti sono pessimi almeno dal 2009, dai tempi dei mondiali di nuoto a Roma.

 

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

Comincia proprio con una denuncia del Coni un’altra vicenda che macchia l’immagine del candidato azzurro. Con una sentenza emessa il 10 marzo scorso, Barelli è stato infatti condannato in appello dalla Corte dei Conti a pagare 495 mila euro per rimborsare il danno causato alle casse pubbliche. In pratica, il ministero dell’Economia ha pagato per due volte gli stessi lavori di ristrutturazione della piscina del Foro Italico, concessa in uso alla Federnuoto. La sentenza dei giudizi contabili descrive Barelli come «l’unico, reale dominus dell’intreccio di eventi che ha portato (…) al doppio pagamento delle stesse fatture».

ANTONIO TAJANI MATTEO SALVINI

 

Ora al presidente Fin non rimane che sperare di capovolgere la sentenza con un annunciato ricorso in Cassazione oppure promuovendo un giudizio di revocazione davanti alla stessa Corte dei conti. In caso contrario Barelli dovrà metter mano al portafoglio e saldare un conto da quasi mezzo milione di euro. La stangata arriva in un momento non proprio felice per le finanze di famiglia del politico azzurro. Luigi Barelli, fratello e socio di Paolo, si è visto pignorare le quote in svariate società, comprese quelle nel Villa Flaminia sport, per una storia di debiti bancari non saldati. E così Luigi è andato sott’acqua. E pure Paolo non se la passa troppo bene. Ma la storia continua. I Barelli sono campioni di galleggiamento, in piscina e anche fuori. Le elezioni sono vicine. E l’armata Tajani marcia compatta verso il potere.

 

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…