NON DITE A OBAMA CHE SNOWDEN POTRÀ PRESTO LASCIARE L’AEROPORTO, AVRÀ ASILO A MOSCA

Nicola Lombardozzi per "la Repubblica"

La Russia fa sul serio e presto potrebbe dare a Edward Snowden, la Talpa dell'Nsa, il permesso di uscire dai meandri dell'aeroporto di Sheremetevo e circolare liberamente per il Paese. Da qualche parte, dietro al muro bianco del terminal E, proprio di fronte al tunnel d'imbarco dei treni per Mosca e alle indicazioni delle toilette per gli uomini, Snowden si sta preparando.

Sogna di trovarsi un lavoro, di rifarsi una vita. Conta i soldi delle donazioni spontanee che gli arrivano da tanti ammiratori e sostenitori in giro per il mondo e in particolare da Germania e Russia. Una cifra «non male», dice, «almeno per i primi tempi». Considera online le proposte, con tanto di foto allegate, di decine di stupende ragazze pronte a offrirgli, «una casa e tanto amore».

Il cibo russo lo alletta un po' meno ma, quando può, risolve con una pizza o con un hamburger. Legge Delitto e Castigo di Dostoevskij anche se ogni tanto lo prende l'angoscia e si butta sulle più rilassanti novelle di Anton Cechov.
Legge in inglese ma intanto prova a studiare un po' di russo. I risultati non sono ancora granché ma l'impegno è tanto.

La notizia fa scattare l'inevitabile reazione durissima degli Stati Uniti. La Casa Bianca pretende chiarimenti da Mosca. Un portavoce di Washington ripete, per l'ennesima volta dal giorno dell'arrivo in Russia dell'uomo più ricercato del mondo, che non «si tratta di un eroe né di un difensore dei diritti umani ma solo di un criminale che ha creato seri problemi alla sicurezza degli Stati Uniti».

Al Cremlino tacciono e, forse, qualcuno sorride pure. Perché in realtà ieri pomeriggio non è accaduto niente di nuovo se non un ben studiato colpo di teatro di un noto avvocato, molto amico di importanti esponenti dei servizi segreti russi che è riuscito per qualche ora a catalizzare sul corridoio del terminal E di Sheremetevo l'attenzione mondiale.

Anatolj Kucherena, un corpulento sessantenne dal volto eternamente paonazzo, ha prima annunciato il rilascio del lasciapassare a Snowden convocando di fatto centinaia di giornalisti all'aeroporto. Poi ha dominato un'improvvisata conferenza stampa sostenendo che «bisogna fare i conti con la burocrazia » e che «questa è una situazione che non ha precedenti nella storia del diritto russo».

Intanto però ha lanciato un segnale che sembra essere stato concordato con le alte sfere: la Russia va avanti e finirà per dare l'asilo politico provvisorio a Snowden. Insomma pare proprio un gioco al rialzo nel corso di una trattativa segreta chiaramente in corso tra le due potenze. Da una parte gli Usa tengono duro e minacciano di far saltare l'incontro di settembre tra Obama e Putin.

Dall'altra, Mosca continua a pretendere di essere meno bersagliata sulla questione dei diritti umani e sulle sue posizioni a favore del regime siriano Assad. Ma questa è politica. All'aeroporto di Sheremetevo, l'avvocato Kucherena poneva solo la questione di un giovane «impaziente di uscire da questa incertezza. E pronto a trasformarsi temporaneamente in cittadino russo».

La situazione della pratica Snowden resta comunque appesa al labirinto variabile della burocrazia russa. Una settimana fa il 29enne ex tecnico dell'intelligence Usa ha formalizzato la sua richiesta di "asilo temporaneo" presso l'ufficio aeroportuale del dipartimento dell'immigrazione. Una decina di fogli da compilare e firmare uno per uno con la penna ma anche con le impronte digitali.

Secondo la prassi, da ieri fino al massimo entro i prossimi tre mesi, il dipartimento dovrebbe fornirgli l'agognato certificato temporaneo di soggiorno in attesa della più lunga e complessa valutazione di tutta la pratica.

Ma l'eventuale arrivo del certificato, consentirebbe veramente a Snowden di andare dove gli pare per questo sterminato Paese? All'ufficio immigrazione del Ministero degli Esteri lo escludono. In ogni caso il certificato dovrebbe contenere restrizioni e indicazioni precise. E Snowden sarebbe comunque sotto stretta sorveglianza «anche per la sua stessa sicurezza».

Cosa che di fatto avviene sin dalla mattina del 23 giugno quando il suo arrivo da Hong Kong all'aeroporto di Mosca creò un caso internazionale e regalò alla Russia una preziosa carta da giocare nella eterna partita con gli Stati Uniti.

 

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