1. FINISCE IN CARCERE IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA GIANNI FLORIDO, UNA VITA NEL SINDACATO E OGGI NEL PD, MA LA TELENOVELA GIUDIZIARIA TRA ILVA, PARTITO DEMOCRATICO E TRIBUNALE DI TARANTO PROMETTE, A BREVE, ALTRI SVILUPPI CLAMOROSI: NELL’ORDINANZA DI CUSTODIA RIFERIMENTI SCOMODI PER VENDOLA E FERRANTE 2. LA FINE DI UN PARTITO INFETTATO DAI VELENI. STUPISCE INFATTI CHE I DUE POLITICI PD FINISCANO IN CARCERE NON PER AVERE INTASCATO SOLDI MA PER AVERE MINACCIATO DEI FUNZIONARI DELL’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE AFFINCHÉ FIRMASSERO CERTE AUTORIZZAZIONI AMBIENTALI A FAVORE DELL’ILVA PENA IL LICENZIAMENTO O IL TRASFERIMENTO. E TUTTO QUESTO SOLO PER NON DISTURBARE IL MANOVRATORE, L’ILVA STESSA

1 - CICLONE ILVA, FINISCE IN CARCERE ANCHE IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA
Guido Ruotolo per "la Stampa"

Ancora carcere, ma questa volta per due politici, per il presidente della Provincia, Gianni Florido, una vita nel sindacato e oggi nel Pd, e l'ex assessore all'Ambiente sempre della Provincia, Michele Conserva, che l'estate scorsa si dimise ufficialmente per dissapori politici ma in realtà perché consapevole di essere finito sotto inchiesta.

Carcere perché per favorire la grande acciaieria, l'Ilva, Florido e Conserva hanno minacciato due dirigenti della burocrazia provinciale perché firmassero delle autorizzazioni. Carcere e poi arresti per l'ex direttore generale della Provincia, Vincenzo Specchia, e per Girolamo Archinà, l'ex responsabile relazioni esterne dell'Ilva.

Ma la telenovela giudiziaria tra Ilva e Tribunale di Taranto promette, a breve, altri sviluppi clamorosi. Una sorta di scontro finale, di Armageddon tra il bene e il male. Come se gli spiriti malvagi della grande fabbrica, ritenuti colpevoli del «disastro ambientale», continuassero ad agire, e comunque in previsione della loro condanna, vadano preventivamente neutralizzati.

Al di là della metafora e nonostante la Corte Costituzionale abbia dato il via libera nei fatti alla restituzione del milione di tonnellate d'acciaio prodotto in questi mesi, sequestrato dai magistrati perché ritenuto «corpo del reato». Nonostante l'Autorizzazione integrata ambientale molto più stringente, l'esautorazione dalla gestione dell'Ilva della famiglia Riva, avendo nominato prima Bruno Ferrante presidente e poi Enrico Bondi amministratore delegato dell'Ilva. Nonostante tutto ciò, prossima alla chiusura dell'inchiesta sul disastro ambientale, la Procura di Taranto e il gip Patrizia Todisco si apprestano a giocare altre carte.

Non c'è pace a Taranto, dove da dieci mesi si combatte una guerra giudiziaria con colpi di scena a ripetizione. Stupisce che due politici finiscano in carcere non per avere intascato soldi ma per avere minacciato - il reato contestato è quello di concussione per costrizione e per induzione - dei funzionari dell'amministrazione provinciale affinché firmassero certe autorizzazioni ambientali a favore dell'Ilva pena il licenziamento o il trasferimento. E tutto questo solo per non disturbare il manovratore, l'Ilva stessa.

Ieri si è consumato un altro atto della lunga telenovela giudiziaria iniziata ormai il 26 luglio scorso, quasi dieci mesi fa, con gli arresti del rappresentante della dinasty Riva, il capostipite Emilio, suo figlio Nicola, il direttore dello stabilimento di Taranto, e poi l'altro figlio di Emilio, Fabio, e professori universitari. La più grande acciaieria d'Europa è sul banco degli imputati, con i suoi vertici accusati di reati che vanno dal disastro ambientale alla corruzione.

Al centro dell'inchiesta vi è una autorizzazione da rinnovare per la discarica «Cava Mater Gratiae» di rifiuti pericolosi. Dovevano firmare «permessi pur non ricorrendone scrive il gip Patrizia Todisco - le condizioni di legge». Per il gip, l'uomo Ilva, Archinà, entrava negli uffici della Provincia come se fosse il padrone.

Pur di ottenere quel lasciapassare per la discarica, Florido e Conserva minacciano, intimidiscono due dirigenti del settore Ecologia della Provincia di Taranto, Luigi Romandini, fiero oppositore della linea accondiscendente nei confronti dell'Ilva, finito al settore Agricoltura, e Ignazio Morrone che alla fine dell'estenuante braccio di ferro è costretto a capitolare.

Nelle cento pagine della misura cautelare ci sono due riferimenti che fanno scattare un campanello d'allarme per il governatore della Puglia, Nichi Vendola, e per il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante. Per Vendola, l'informativa della Finanza del 24 gennaio scorso ritorna su un episodio già «sviscerato» nell'informativa del 21 settembre scorso. Insistono i finanzieri: si tratta di «un'ipotizzata vicenda concussiva ai danni del direttore dell'Arpa Giorgio Assennato».

Per quanto riguarda il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, quest'estate, fresco di nomina, avrebbe avvicinato il presidente della Provincia Florido invitandolo a intervenire sulle garanzie finanziarie della Provincia. Dice l'avvocato Cesare Semeraro: «Incontrai il presidente Florido che mi disse di essere stato contattato dal presidente Ferrante il quale aveva palesato le proprie doglianze in relazione alla richiesta di garanzie finanziarie illustrate all'Ilva. Il presidente Florido mi chiese come eventualmente si potesse sistemare la situazione».

2 - LA FINE DI UN PARTITO INFETTATO DAI VELENI
Sandra Amurri per il "Fatto quotidiano"

È da poco sorto il sole a Taranto. E la notizia dell'arresto del presidente della Provincia Gianni Florido del Pd e dell'ex assessore provinciale all'ambiente Michele Conserva e i domiciliari per l'ex direttore della Provincia Vincenzo Specchia comincia a viaggiare via sms tra i cittadini alla velocità della luce, accompagnata da commenti di grande sollievo per l'operato della magistratura.

Un colpo durissimo alla credibilità del Pd che da sempre localmente combatte una "guerra" al suo interno tra gli ex margherita. Da un lato, l'assessore regionale al bilancio eletto senatore del Pd Michele Pelillo, sostenitore dell'operazione San Raffaele con don Verzé, dall'altro il presidente della Provincia ed ex segretario della Cisl, Gianni Florido finito in carcere.

Nella sede tarantina del partito, quella storica dei Ds in via Cesare Battisti tra i pochi presenti nessuno vuole commentare. Mentre in quella di via Principe Amedeo, frequentata da iscritti vicini al senatore Pelillo c'è chi lascia timidamente trasparire una certa soddisfazione per l'operato della magistratura facendo notare che la notizia dell'arresto di Florido non è certamente un fulmine a ciel sereno.

Mentre il segretario del Pd di Taranto Massimo Serio esprime solidarietà a Florido facendola seguire dalla fiducia nei pm e dall'augurio che "la vicenda si chiuda quanto prima" perché "lei capisce, stiamo parlando di un presidente della Provincia arrestato" e alla domanda se ha sentito la direzione nazionale del partito, il segretario pro-tempore Epifani risponde con un laconico: "Solo la segreteria di Stefano Fassina ma non lui".

Aggiungendo con una certa delusione: "Sono un bancario, vivo del mio lavoro e sì anche della passione per la politica, ma che le debbo dire io, non sono stato eletto dal congresso, sono subentrato al segretario dimissionario, capisce vero? Cercheranno di risolvere questo problema che è un caso nazionale". Stamane uscendo di casa avrà incontrato diverse persone, cosa le hanno detto? "Le persone ti chiedono come va con aria dispiaciuta, poi magari si girano e giudicano. Io sono sereno, non ho niente da rimproverarmi".

Il sindaco di Bari e presidente del Pd in Puglia, Michele Emiliano, esprime solidarietà all'amico Florido e sostegno alla magistratura: "In questa vicenda è chiaro che è possibile che qualche soggetto politico che aveva il controllo dei controlli sia rimasto impigliato perché non è facile il ruolo del sindaco di Taranto, così come quello del presidente della Provincia di Taranto e del presidente della Regione". E che che "non ci possiamo permettere di chiudere l'Ilva senza trovare un'alternativa occupazionale". E Nichi Vendola ha detto che "chi sbaglia deve pagare".

C'è chi, invece, come il segretario regionale del Pd, Massimo Blasi, ex ds, bibliotecario, per dieci anni sindaco di Melpignano la situazione di Taranto la conosce bene. E va giù duro nel ricordare di essere "una voce inascoltata dentro il suo partito" nel continuare a denunciare la questione morale. "Di fronte al degrado dello spirito pubblico la politica non può mettere la testa sotto la sabbia, lo ripeto da quando sono segretario. Dobbiamo essere irreprensibili per dare esempio", continua Blasi.

"Ho raccolto le firme di cinque consiglieri per una legge regionale sul conflitto d'interesse che non è mai stata discussa", rivendica prima dell'affondo contro Sel: "Non a caso il presidente della Regione, il vicepresidente e il presidente del Consiglio sono tutti del partito di Vendola". E quando gli chiediamo cosa ha fatto il Pd di fronte alla pubblicazione delle conversazioni intercettate tra Florido e Fabio Riva risponde che "nulla poteva fare perché il presidente della Provincia viene eletto dal popolo e il partito non ha strumenti per dire: vattene, tanto più se, come nel caso di Florido, si è dichiarato tranquillo ed estraneo a ogni responsabilità.

La questione è politica, per questo ho collezionato non poche ostilità dentro il mio partito", ripete "L'ex assessore regionale alle opere pubbliche del Pd, Amati mi ha accusato di moralismo. Per me è un complimento, io, per citare Rodotà, sono per l'elogio del moralismo" . Allora lei al posto di Bersani non avrebbe accettato il finanziamento per la campagna elettorale da Riva: "Io i soldi non li prendo neppure dall'amico salumiere, i rappresentanti del popolo debbono essere liberi".

E dell'Ilva dice: "Deve essere nazionalizzata. Occorre un comitato di sorveglianza come nella Volkswagen, di cui fanno parte rappresentanti delle istituzioni, dei lavoratori , degli ambientalisti, dei cittadini e si decide insieme. Solo così si potrà superare il vero limite della politica cominciando a guardare alla vita con chi non ha un pezzo di pane". Ma non prova disagio a incrociare lo sguardo dei cittadini dopo questi arresti? "Io conservo la mia credibilità sono a disagio per il Pd e la politica. Però il Pd un primato ce l'ha: dalle primarie a oggi non abbiamo sbagliato niente". Un record che il Pd sembra difendere con tenacia.

 

 

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