SE QUESTO È UN SOCIALISTA - LA FRANCIA DI VALLS SI BUTTA A DESTRA: “ABBIAMO VISSUTO PER 40 ANNI AL DI SOPRA DELLE NOSTRE POSSIBILITÀ”. E GLI INDUSTRIALI ESULTANO

Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera

 

francois hollandefrancois hollande

Finite le lamentele contro Bruxelles troppo invadente, Berlino troppo rigida e Amazon troppo grande e cattiva: in Francia, almeno per il momento, è l’ora dell’autocritica. «Ci sarà un prima e un dopo 27 agosto», dice il capo del Medef (la Confindustria francese) Pierre Gattaz, commosso dopo che davanti a lui il premier Manuel Valls ha pronunciato la frase «La Francia ha vissuto per 40 anni al di sopra dei propri mezzi», lamentando gli eccessi della spesa pubblica, aggiungendo addirittura «Io amo le imprese, io amo le imprese!».

 

manuel valls manuel valls

Dichiarazione d’amore che dovrebbe essere superflua, per il primo ministro di un Paese da sempre a economia di mercato, patria di colossi come Total, Edf o L’Oréal, e primo in Europa per numero di grandi società (31) tra le prime 500 al mondo nella classifica di Forbes.

 

Eppure il bon ton francese prevedeva finora che il capitalismo andasse sopportato come una malattia cronica e mai rivendicato apertamente, soprattutto a sinistra. Per questo ieri il discorso del socialista Manuel Valls ha strappato una irrituale standing ovation agli imprenditori riuniti al seminario estivo del Medef.

 

manuel valls francois hollande manuel valls francois hollande

«Smettiamola di opporre sistematicamente Stato e imprese, capi d’azienda e dipendenti, organizzazioni patronali e sindacati — ha detto Valls —. Il nostro Paese è sfiancato da queste pose. La Francia ha bisogno delle sue imprese perché sono loro che, innovando, rischiando i capitali dei loro azionisti, mobilitando i loro uomini, rispondendo alle attese dei clienti, creano valore, e generano la ricchezza che deve andare a vantaggio di tutti». Niente che non sia stato detto già vent’anni fa da Tony Blair in Gran Bretagna, ma dalla sala arrivano applausi fragorosi e quasi increduli.

Arnaud Montebourg Arnaud Montebourg

 

Va detto che la coincidenza era troppo significativa perché Valls si lasciasse scappare l’opportunità di pronunciare un discorso storico. La sua presenza al Medef era in programma da settimane, ma nessuno poteva immaginare che si sarebbe tramutata nella prima uscita pubblica da capo del nuovo governo.

 

Sabato e domenica i ministri Montebourg, Hamon e Filippetti avevano ripetuto le loro critiche a una politica economica giudicata troppo poco di sinistra; per tutta risposta lunedì Valls, esasperato, si è dimesso e il presidente Hollande gli ha subito conferito un secondo incarico; martedì il premier riconfermato ha presentato una nuova squadra di governo priva dei ministri dissidenti e ieri si è presentato davanti agli imprenditori come l’uomo della svolta social-liberale rivendicata fino in fondo, il premier del rilancio dell’economia attraverso il sostegno alle aziende e non tramite altra spesa pubblica.

ministreAurelie Filippetti ministro della Cultura francese resize ministreAurelie Filippetti ministro della Cultura francese resize

 

Nel giorno in cui arrivavano altri dati pessimi sulla disoccupazione (altri 26 mila senza lavoro a luglio per un totale di 3 milioni e 424 mila, mezzo milione in più rispetto al 2012), Valls ha quasi gridato che «viviamo in un’economia di mercato, in un mondo globalizzato e quando le imprese vincono, è la Francia che vince. (...) Dal 2008 il nostro deficit è al di sopra del 4%, la spesa pubblica corrisponde al 58% della ricchezza che produciamo. Non possiamo chiamarci fuori chiedendo all’Europa di cambiare le regole, lasciando correre il deficit, o ancora dando la colpa alla Germania. Dobbiamo guardare le cose in faccia».

Aurelie Filippetti ministro della Cultura francese affronta con uno spacco le scale dellEliseo Reuters resize Aurelie Filippetti ministro della Cultura francese affronta con uno spacco le scale dellEliseo Reuters resize

 

A sinistra lo sconcerto è grande. Nell’ala radicale del partito — il deputato frondista Laurent Baumel dice di non potere nascondere il suo turbamento per un «copia-incolla dal New Labour» — , tra i sindacati («discorso scandaloso» ha commentato il capo della Cgt Thierry Lepaon), e pure a Libération , il giornale della gauche che mette un Manuel Valls bifronte in prima pagina e si domanda angosciato : «È un governo di destra?».

 

MARINE LE PEN MARINE LE PEN

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…