bonifazi renzi

“SIAMO STATI ARROGANTI? IL NOSTRO ENTUSIASMO E LA VOGLIA DI CAMBIARE L'ITALIA, A VOLTE, SI SONO TRASFORMATI IN UN LIMITE…” - IL TESORIERE RENZIANO, FRANCESCO BONIFAZI, VEDE LA FINE DEL SUO INCARICO E FA MEA CULPA: “ROMA È PIÙ COMPLESSA E PIÙ DIFFICILE DI QUANTO POTESSE PENSARE UN GRUPPO NUOVO E GIOVANE COME IL NOSTRO…SPERIAMO CHE NEL PD NON TORNI ‘LA DITTA’, CHE HA PORTATO SOLO SCONFITTE. RENZI SE NE ANDASSE DAL PD? SONO LEGATO A DOPPIO FILO CON LUI…”

Claudio Bozza per il “Corriere della Sera”

 

francesco bonifazi annalisa chirico maria elena boschi (4)

Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd renziano, adesso il Giglio magico è rimasto davvero senza petali.

«Più che petalo, ho avuto il ruolo più bello ma più difficile in politica: fare il tesoriere senza finanziamento pubblico. Cinque anni meravigliosi, e non saranno gli ultimi».

 

Lei, renziano ortodosso, ha votato per Giachetti. Si aspettava un tale plebiscito pro Zingaretti?

«L' esito lo immaginavo. Ma sono felicissimo di questa incredibile partecipazione».

 

Lei è cresciuto in una famiglia a filiera Pci-Pds-Ds. Poi è diventato lo scudiero di Renzi. Ora torna la «Ditta»?

«Mi auguro non sia un ritorno al passato, che ha portato solo sconfitte».

 

renzi bonifazi

Continuerà a fare politica o si concentrerà sul suo studio di avvocati, dove lavora anche Maria Elena Boschi?

«Ho voluto sempre fare politica: la mia passione e la mia vita. Però ho seguito il consiglio di mio padre: "Continua sempre a fare la cosa per cui hai studiato"».

 

E il suo 730 ne ha beneficiato molto... Meriti professionali o anche delle ricorrenti relazioni politiche?

«Veniamo dalla scuola giuridica di Firenze, una tra le migliori in Italia. È chiaro, poi, che la notorietà non ha guastato».

francesco bonifazi

 

La nota dolente: i conti. Sapeva che sarebbe stato il primo silurato da Zingaretti?

«Non è un siluramento. L'assemblea del Pd dovrà eleggere il nuovo tesoriere. Ed è ovvio che Zingaretti scelga una persona di fiducia».

 

Qual è lo stato di salute delle casse del Pd?

«I conti sono in equilibrio. Dal 2013 ad oggi abbiamo tagliato di quasi il 70% tutti i costi del Nazareno. Poi siamo dovuti ricorrere alla cassa integrazione per tutti i 170 dipendenti. È stato il momento più brutto della mia esperienza politica. D'altronde siamo passati da un finanziamento pubblico di circa 40 milioni l'anno ad uno tutto privato di 12 milioni. Il prossimo bilancio si chiuderà con una lieve perdita: un successo considerando i costi della campagna elettorale. Il nodo più difficoltoso è stato recuperare le morosità dei parlamentari: in tanti non solo si sono fatti fare un decreto ingiuntivo, ma si sono addirittura opposti».

RENZI PRIMO GIORNO DA SENATORE CON BONIFAZI

 

Per Antonio Misiani, l'uomo dei conti della «Ditta» bersaniana, è un ritorno. Cos'è cambiato nella raccolta fondi tra «voi» e «loro»?

«Il senatore Misiani sarà in grado di svolgere bene questo compito, sapendo che è totalmente diverso da quello di sei anni fa. Negli ultimi tre anni il Pd si è aggiudicato il 52% del 2 per mille dagli italiani: se votassero solo queste persone avremmo la maggioranza assoluta (ride, ndr )».

 

Molti dei grandi finanziatori del renzismo hanno virato verso Salvini. Perché?

bonifazi

«È naturale che alcuni imprenditori vogliano sostenere i partiti che sono al governo.

Tanti sono però delusi e impauriti dall' esecutivo gialloverde: lo dicono indicatori economici, tutti in ribasso».

 

Avete ricevuto finanziamenti da tanti. I soldi da Parnasi per la fondazione Eyu le hanno creato problemi. Non crede servisse più accortezza e che a qualcuno avreste dovuto dire «no, grazie»?

«Respingo in modo categorico. Siamo sempre stati molto scrupolosi. I problemi giudiziari a carico di qualche nostro sostenitore sono emersi successivamente, e al Pd non abbiamo la sfera di cristallo. La nota vicenda comunque riguarda la fondazione Eyu, non il partito».

 

RENZI BOSCHI BONIFAZI

Lei è stato al timone nella stagione di massimo potere del Pd. Un successo effimero: spesso siete stati arroganti. Oltre a questo errore, sia sincero, cosa si rimprovera?

«Il nostro entusiasmo e la voglia di cambiare l' Italia, a volte, si sono trasformati in un limite. Roma è più complessa e più difficile di quanto potesse pensare un gruppo nuovo e giovane come il nostro».

 

Oggi è più difficile, ma se Renzi se ne andasse dal Pd lei lo seguirebbe?

«Io sono legato a doppio filo con Matteo. Non perché è un mio amico, ma perché condivido in tutto e per tutto la sua visione dell' Italia».

francesco bonifazi con fanciulla

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…