LE TOGHE NON SI PIEGANO MA SI SPEZZANO - IL CSM BOCCIA L’EMENDAMENTO DEL LEGHISTA PLINI CHE INTRODUCE LA RESPONSABILITÀ CIVILE PER I MAGISTRATI: “A RISCHIO L'INDIPENDENZA DELLA MAGISTRATURA” - IL PLENUM SI DIVIDE: VOTANO CONTRO ANCHE I MEMBRI LAICI DEL PDL - LA PENA DEI PENALISTI: “IL CSM MIRA A CONDIZIONARE L'ATTIVITÀ POLITICA” - TOGHE SOLIDALI CON IACOVIELLO CHE HA ANNULLATO LA SENTENZA DELL’ULTRI: “UN PROFESSIONISTA NON PERMEABILE ALLE PRESSIONI, CHE NON HA FATTO ALTRO CHE ESTERNARE IL DISAGIO PER UN REATO DAI CONTORNI VAGHI”…

Massimo Martinelli per "Il Messaggero"

Un colpo di freno netto. Che dimostra ancora un volta, casomai ce ne fosse bisogno, quanto ampia sia l'accezione di indipendenza dei giudici per il Consiglio Superiore della Magistratura. Così, nel giorno della grande mobilitazione per dimostrare solidarietà al sostituto procuratore generale Francesco Iacoviello, il plenum del Csm ha bocciato a larghissima maggioranza un emendamento del leghista Pini alla legge comunitaria, che introduce il principio della responsabilità civile per i magistrati che sbagliano.

Per diciannove componenti dell'organo di autogoverno dei giudici, quell'emendamento «pone seriamente a rischio l'indipendenza della magistratura», mentre solo tre componenti del plenum hanno votato a favore della norma. In minoranza sono finiti il laico della Lega Ettore Albertoni e due consiglieri Pdl, Nicola Zanon e Bartolomeo Romano.

E proprio i laici del Pdl per la prima volta si sono divisi, perchè Annibale Marini, presidente emerito della Consulta e presidente della Disciplinare del Consiglio, ha votato con la maggioranza, come pure il vice presidente del Csm Michele Vietti. L'unico astenuto è stato Bartolomeo Romano, anche lui laico del Pdl.

Il risultato è che il parere allarmato del Csm finirà sul tavolo del Guardasigilli. Per comunicare la preoccupazione più grande: quella di consentire di agire direttamente nei confronti del magistrato a chiunque si senta danneggiato dalla sua decisione. Perché «il magistrato destinato a scegliere tra tesi contrapposte, potrebbe essere condizionato e influenzato in tale scelta e portato a preferire la soluzione che lo possa meglio preservare dal rischio dell'esercizio dell'azione diretta, piuttosto che quella maggiormente conforme a giustizia».

Tutto questo, si legge nel parere, può rendere il sistema giudiziario italiano «davvero ingestibile» determinandone «l'implosione». La decisione del Csm non è piaciuta all'Unione delle Camere Penali Italiane, ha immediatamente reagito: «Il Csm emette pareri non richiesti, e queste dichiarazioni mirano a condizionare l'attività politica e legislativa del Parlamento nell'intento di impedire il varo di una normativa sulla responsabilità civile dei magistrati, di cui i numeri dimostrano l'assoluta esigenza» dice Valerio Spigarelli, presidente dei penalisti italiani.

Ma la giornata di ieri è stata caratterizzata anche dalla solidarietà diffusa che è stata manifestata a Francesco Iacoviello, il sostituto pg della Cassazione che nei giorni scorsi aveva chiesto l'annullamento con rinvio della sentenza di condanna per concorso esterno in associazione mafiosa per il parlamentare Marcello dell'Utri. Ha cominciato il togato Antonello Racanelli, in apertura di plenum ad esprimere «solidarietà e sconcerto» per il fatto che stavolta ad alimentare le polemiche ci siano anche magistrati e «cosa ancora più grave, quelli che hanno avuto un ruolo proprio nel processo Dell'Utri».

Subito dopo è intervenuto il pg della Cassazione, Vitaliano Esposito, che ha esclamato: «Mi chiedo se la libertà di espressione possa estendersi fino al vilipendio del magistrato e se sia possibile tentare di condizionare l'esercizio della giurisdizione», che ha aggiunto di considerare Iacoviello «un professionista non permeabile alle pressioni, che non ha fatto altro che esternare il profondo disagio per una fattispecie di reato dai contorni vaghi».

Riccardo Fuzio, di Unicost, ha aggiunto che «i magistrati che criticano i provvedimenti giudiziari devono avere grande senso di responsabilità istituzionale, mentre Vittorio Borraccetti di Magistratura democratica, ha espresso «preoccupazione» per il modo in cui si è sviluppato il dibattito su una vicenda che appartiene alla fisiologia della giustizia.

 

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