autonomia differenziata secessione dei ricchi

TORNA IL PROGETTO DELL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA PER LE REGIONI DEL NORD. MA NON ERA IL GOVERNO PIU’ CENTRALISTA, ASSISTENZIALISTA E SUDISTA DELLA STORIA? ROMA ANCORA UNA VOLTA DIMENTICATA, IL SURPLUS FISCALE AL NORD. L'AUTONOMIA REGIONALE AVVIENE PER "SOTTRAZIONE" DI RISORSE ALLA CAPITALE, SENZA CHE IL GOVERNO, ANCORA UNA VOLTA, SI PREOCCUPI DEL DESTINO DI ROMA. LA RAGGI COSA DICE? E ZINGARETTI?

ANDREA  BASSI per Il Messaggero

 

autonomia differenziata secessione dei ricchi

Il dossier, per lungo tempo, era stato insabbiato. Ora il progetto dell'Autonomia differenziata chiesta dalle Regioni del Nord, è tornato nell'agenda del governo e a ottobre, dopo le elezioni regionali, potrebbe essere presentato in Parlamento.

 

Nonostante i tentativi di correzione rispetto a quella che era stata ribattezzata «la secessione dei ricchi», resta alto il rischio che le regioni con maggiori risorse possano lasciare ancora più indietro quelle che già oggi sono in affanno, ossia le Regioni del Sud.

 

autonomia differenziata 1

Il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, ha messo a punto una nuova bozza della legge quadro dentro la quale dovrebbero muoversi le intese con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Nell'ultima versione del testo, si torna a parlare per il finanziamento delle funzioni che dovrebbero essere trasferite di «compartecipazione al gettito erariale maturato nel territorio regionale».

 

FRANCESCO BOCCIA SI PRESENTA CON LA MASCHERINA ALL'ORECCHIO E BORRELLI SE LA RIDE

Cosa significa? Che lo Stato cederebbe un pezzo dell'Iva o dell'Irpef per pagare il costo delle funzioni trasferite dallo Stato centrale alla Regione. Il costo delle funzioni, questa volta, verrebbe stabilito attraverso il meccanismo dei fabbisogni standard e non più sulla base del costo storico, come prevedevano le intese dell'era giallo-verde. Ma resta il fatto che se anno dopo anno, il costo del servizio resta immutato e il gettito fiscale aumenta, quel surplus rimarrebbe nelle casse della Regione e non andrebbe più in quelle dello Stato centrale.

 

assistente civico francesco boccia

Che il punto sia estremamente delicato lo dimostra anche la «clausola di salvaguardia» inserita nella bozza della legge quadro. In sostanza, dice questa clausola, se sul fronte dei conti pubblici le cose vanno male per lo Stato, allora si potrà chiedere alle Regioni che hanno ottenuto l'autonomia di partecipare al risanamento.

 

Un principio di equità che nemmeno dovrebbe essere messo in discussione e che, invece, viene affidato a una disposizione di rango primario e a patto che le stesse misure vengano contestualmente imposte a tutte le altre regioni a statuto ordinario. Grande assente della proposta del governo, invece, è ancora una volta Roma, di nuovo dimenticata.

campidoglio

 

L'autonomia regionale avviene per «sottrazione» di risorse alla Capitale, senza che il governo, ancora una volta, si preoccupi del destino della città. Il decentramento di funzioni amministrative, oggi svolte dai ministeri romani, avrà inevitabilmente un impatto, sul quale al momento all'interno del governo non c'è nessuna riflessione o discussione.

 

campidoglio

L'altro tema sul quale si era molto dibattuto, è il ruolo del Parlamento nell'emendare le intese tra governo e Regioni. Nel precedente tentativo del governo giallo-verde, le intese erano state blindate, il Parlamento avrebbe potuto approvare o rigettare gli accordi ma senza poterli modificare. Le cose, in realtà, cambiano poco anche con la nuova legge quadro. Il Parlamento potrà pronunciarsi sulle pre-intese tra governo e Regioni.

 

zingaretti conte

Avrà 60 giorni per fare delle osservazioni che potranno o meno essere recepite. Passato questo termine, governo e Regioni potranno firmare gli accordi che, a quel punto, potranno essere approvati o rigettati dal Parlamento. Alcuni passi avanti rispetto al passato sono comunque stati fatti. Il principale riguarda la circostanza che le funzioni non potranno essere trasferite fino a quando non saranno pronti i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni.

 

Asili, trasporti, mense, insomma, devono avere un analogo livello su tutto il territorio nazionale. È un passo avanti decisivo rispetto alla vecchia impostazione in cui di Lep non si parlava affatto. Nei tre articoli della bozza, poi, è prevista anche la nascita di un fondo di perequazione infrastrutturale. Entro il 30 giugno del 2021, dovrebbe essere fatta una rilevazione del deficit infrastrutturale nelle Regioni meridionali.

 

raggi

Poi entro sei mesi andrebbero presentati dei progetti per colmare questo deficit, da finanziare destinando una percentuale (che nella bozza della legge quadro non è ancora indicata) delle risorse statali per le infrastrutture. È ovvio che la valenza di questa norma (che potrebbe essere spostata direttamente in legge di bilancio), dipenderà proprio da quella percentuale. Che dovrà superare il minimo sindacale del 34%.

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

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