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LA TREGUA A GAZA RISCHIA DI ESSERE SEPOLTA IN UN TUNNEL - IL PIANO DI PACE DI TRUMP SI È INCAGLIATO SULLA SORTE DEI 150 MILIZIANI DI HAMAS NASCOSTI DENTRO A UN TUNNEL DI RAFAH, NELLA ZONA DELLA STRISCIA SOTTO IL CONTROLLO DI ISRAELE - I TERRORISTI CHIEDONO UN SALVACONDOTTO PER I PROPRI UOMINI, CHE SAREBBERO PRONTI A CONSEGNARE LE ARMI E A RITIRARSI - IL PUGNO DURO DI NETANYAHU ("LA GUERRA A GAZA NON È FINITA") E LA TENSIONE CON TRUMP, CHE NON SOPPORTA "BIBI..."

1 - NETANYAHU GELA L’INVIATO DI TRUMP «LA GUERRA NON È ANCORA FINITA»

Estratto dell'articolo di M.Ser. per il “Corriere della Sera”

 

soldati israeliani entrano in un tunnel di hamas a khan younis, gaza

La smilitarizzazione di Gaza, il disarmo e la garanzia che Hamas non abbia un ruolo futuro nella Striscia. Nodi ancora parecchio stretti quelli che ieri il primo ministro Benjamin Netanyahu ha affrontato con il principale consigliere della Casa Bianca, Jared Kushner, nonché genero di Donald Trump presso l’ufficio di Bibi.

 

La prima fase del piano Trump resta però incagliata sugli ultimi quattro corpi di ostaggi uccisi ancora da restituire e sulla sorte dei circa 150 miliziani intrappolati nel tunnel di Rafah dal lato israeliano.

 

Dopo la consegna della salma del soldato Hadar Goldin come precondizione per sbloccare lo stallo, sul tavolo la proposta americana che prevede la resa dei miliziani asserragliati in cambio di una salvacondotto mentre i tunnel in cui si trovano saranno distrutti.

donald trump tira le orecchie e a benjamin netanyahu - immagine creata con l AI

 

Non è chiaro però chi tra Ankara e il Cairo possa mediare realmente senza che Bibi irrigidisca le sue posizioni, tanto più dopo che la giustizia turca ha emesso mandati di arresto «per genocidio» contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

 

Poco sembra essersi risolto: alla fine dell’incontro il portavoce del governo israeliano ha fatto sapere che «qualsiasi decisione sulle politiche di Israele nei confronti di Gaza verrà presa in collaborazione con l’amministrazione Trump». Parole dietro le quali sembrano nascondersi tensioni tra i due alleati, più che intese.

 

soldati israeliani scoprono un tunnel di hamas a gaza

Tanto più che, parlando alla Knesset, Netanyahu ha tuonato: la guerra «non è finita». E ha assicurato: Hamas «sarà disarmato». «Nel modo più facile o nel modo più difficile, ma accadrà», ha promesso, lasciando intendere di voler far rispettare il cessate il fuoco a Gaza, come in Libano, «col pugno di ferro».

 

Restano dubbi anche sull’istituzione della Forza internazionale di stabilizzazione a Gaza, da dispiegare nell’ambito della seconda fase del piano Trump tramite un voto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. [...]

 

trump netanyahu

E se la partita per chiudere la guerra a Gaza resta ancora aperta, è sugli Accordi di Abramo che Trump punta per ridisegnare gli equilibri del Medio Oriente. Tuttavia, ieri Riad, perno del nuovo assetto, ha segnalato a Washington attraverso canali diplomatici che la sua posizione non è cambiata: firmerà soltanto se ci sarà un accordo su una roadmap per la creazione di uno Stato palestinese.

 

Unica ad essersi per il momento incastrata nel grande disegno di Trump sembra essere la tessera siriana. Ieri, per la prima volta dal 1946, anno dell’indipendenza del Paese, un presidente di Damasco è arrivato in visita alla Casa Bianca.

 

Non ammesso dalla porta principale, quella di solito riservata ai capi di Stato, il leader della transizione Ahmed al Sharaa, ex capo delle milizie jihadiste che hanno rovesciato il regime di Bashar Assad, per due ore e 40 minuti, ha discusso con Trump nello Studio Ovale. In agenda un accordo di sicurezza in base al quale lo Stato ebraico si ritirerebbe dalle zone del Sud del Paese occupate dopo la caduta di Assad.

 

i tunnel di hamas sotto gaza 9

Nel mentre, il dipartimento del Tesoro Usa ha reso noto che gli Stati Uniti sospenderanno le restrizioni rimanenti sulla Siria, in particolare il Caesar Act. Poi l’accordo per integrare le Forze curde nell’esercito siriano e l’adesione di Damasco alla coalizione anti Isis. [...]

 

2 - RESTANO NASCOSTI NEI TUNNEL ALMENO 150 MILIZIANI: SI TRATTA SUI LASCIAPASSARE PER FARE PARTIRE LA FASE 2

Estratto dell'articolo di Guido Olimpio e Marta Serafini per il “Corriere della Sera”

 

AL JOLANI AI BEI TEMPI DELL ISIS

La chiave di tutto, ancora una volta: i tunnel. «La metropolitana à la Gaza» è stata al centro degli attacchi israeliani sin dall’inizio dell’offensiva dell’autunno 2023. E ora è perno della fase di negoziato che, nelle speranze della Casa Bianca, dovrebbe permettere di passare alla seconda fase del piano in 20 punti. L’idea è che Israele permetta ai circa 150 miliziani di Hamas intrappolati sotto la Striscia di lasciare la zona in sicurezza in cambio del disarmo del gruppo. [...]

 

Fonti israeliane e arabe confermano che ci sono ancora centinaia di miliziani di Hamas nascosti nella rete di tunnel al di là della «yellow line», la linea di demarcazione che separa la metà occidentale della Striscia, sotto il controllo di Hamas, dalla metà orientale, sotto il controllo dei soldati israeliani.

ahmed al shaara gioca a basket 3

 

Il grosso sarebbe a Rafah, ma ci sarebbero altre squadre sotto Khan Younis, sempre nel sud, e sotto Beit Hanoun e Shujaiyya, nella parte settentrionale della Striscia. Israele ha sempre saputo che i tunnel sono una delle armi migliori a disposizione del nemico ma ha dati parziali sulla loro reale estensione. Prima del cessate il fuoco la gran parte degli attacchi più letali è stata condotta dai miliziani attraverso questi passaggi, con punti di uscita a pochi metri dalle postazioni dell’esercito. [...]

 

Nei 20 punti voluti dalla Casa Bianca, sui tunnel però non ci sono indicazioni. Una delle possibilità è che i miliziani consegnino le loro armi e poi ricevano un salvacondotto per spostarsi in un Paese terzo oppure nelle aree della Striscia ancora sotto il controllo di Hamas, a ovest della yellow line.

 

La Croce Rossa internazionale, così come è stata coinvolta nella liberazione di ostaggi e prigionieri e nella restituzione dei corpi, potrebbe giocare un ruolo nelle procedure di uscita dei miliziani dalla Striscia. Secondo alcune fonti, parte degli uomini asserragliati sarebbe già morta di fame perché le provviste sarebbero finite.

i tunnel di hamas sotto gaza 7

 

Per altri osservatori hanno scorte e rifornimenti e se hanno cibo dall’esterno, allora ricevono anche ordini. Una teoria. Ma supportata dal fatto che questi rifugi, per Hamas, non sono mai stati un ripiego bensì una componente difensiva/offensiva elaborata negli anni, con una combinazione di strutture più semplici e altre in cemento, usate per altro come prigioni per gli ostaggi.

 

Già prima del cessate il fuoco Hamas ha avvertito: chi è asserragliato potrebbe affrontare le truppe israeliane invece che morire di fame o consegnarsi agli israeliani. E così sarebbe successo in almeno due diverse occasioni il mese scorso: alcuni miliziani sono riemersi dai cunicoli e avrebbero sparato contro i soldati israeliani uccidendoli, facendosi uccidere a loro volta piuttosto che essere catturati vivi. [...]

ahmed al shaara gioca a basket 2AL JOLANI RICEVUTO DA VLADIMIR PUTINi tunnel di hamas sotto gaza 8

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