TREMONTI, PUGNO DI FERRO IN UN GUANTO DI VASELINA, RICORDA AI PARA-GURI D’ITALIA COME ESPLOSE IL DEBITO PUBBLICO: PER “GRANDE E NOBILE SCELTA POLITICA DI MORO, DI BERLINGUER E DI ALTRI: IL COSTO SOCIALE DELLA MODERNIZZAZIONE DEL NOSTRO PAESE FU, A PARTIRE DALLA PRIMA METÀ DEGLI ANNI ‘70, FINANZIATO CON SPESA PUBBLICA FATTA IN DEFICIT: PIÙ SI SPENDEVA A DEBITO, PIÙ VOTI SI PRENDEVANO; PEGGIO SI SPENDEVA, PIÙ PREFERENZE SI PRENDEVANO. È COSÌ CHE FU FIRMATA UNA CAMBIALE COL DIAVOLO” – IL PARADOSSO: LA FINANZA SALVATA DAI SOLDI PUBBLICI ORA SI RIVOLTA CONTRO GLI STATI…

Giulio Tremonti per il Corriere della Sera

Caro direttore, sono rimasto molto colpito dagli articoli di Ernesto Galli della Loggia («La debolezza dei partiti») e di Piero Ostellino («Le responsabilità collettive nelle oscillazioni dello spread»), entrambi pubblicati sul Corriere del 28 dicembre.
L'articolo di Galli della Loggia inizia sostenendo che in Italia «non c'è alcuna democrazia sospesa», ma finisce chiedendo una radicale modifica della nostra Costituzione.

Non c'è contraddizione tra il principio e la fine dell'articolo, ma ne serve una spiegazione. Una prima spiegazione l'ha data Galli della Loggia. Provo qui di seguito a dire la mia.
La Repubblica italiana comincia la sua storia senza debito pubblico, spazzato via dalla sconfitta in guerra e dalla grande inflazione, ma è per contro caratterizzata da un'altissima «cifra» politica, somma di ideologia, geografia, etologia. Ideologia: la forma politica costituente e costituzionale era allora quella del «partito politico».

Ogni grande partito politico aveva allora una sua propria ideologia: più o meno forte, più o meno dogmatico, più o meno giusto, un apparato di valori e principi che ne costituiva il protocollo regolativo e operativo. Geografia: la «cortina di ferro» determinava nel mondo la centralità politica dell'Italia, tanto a Nord Est, quanto nel Mediterraneo. Etologia: tutti i grandi partiti avevano, più che leader fortissimi, fortissimi «gruppi dirigenti».

Pur se, al principio, eletto a vita, il segretario del Pci doveva comunque fare i conti con il suo gruppo dirigente. Tutti i leader democristiani erano educati e abituati ad agire in gruppo, e non da soli, ruotando sistematicamente nelle posizioni di partito e di governo.

La struttura della Repubblica cambia al principio degli anni Settanta. Gli artisti hanno la capacità di intuire, prima degli altri, tanto il cambiamento quanto il suo impatto sociale: Lina Wertmuller, con Mimì metallurgico (1972); Pier Paolo Pasolini con l'articolo sulle lucciole, pubblicato sul Corriere della sera sotto il titolo «Il vuoto del potere in Italia» (1975). Che cosa era successo, che cosa stava succedendo?

Con il passaggio dall'agricoltura all'industria, dalle campagne alle città, da Sud a Nord, con colossali migrazioni di massa, l'Italia entrava nella modernità. Per grande e nobile scelta politica - di Moro, di Berlinguer e di altri - il costo sociale della modernizzazione così in atto nel nostro Paese fu, a partire dalla prima metà degli anni Settanta, finanziato con spesa pubblica fatta in deficit.

Alcune parole talvolta ritornano: erano gli anni della «unità nazionale». Non una colpa, ma un merito della «centralità del Parlamento» nel «compromesso storico». Questa politica illuminata degenerò solo negli anni successivi, prima incrociando la grande inflazione che, facendo lievitare i tassi di interesse, costrinse l'Italia a indebitarsi per pagare gli interessi sul suo debito; poi ancora incrociando e alimentando la corruzione politica, spostandoci fuori dal principio democratico fondamentale «no taxation without representation»: più si spendeva a debito, più voti si prendevano; peggio si spendeva, più preferenze si prendevano. È così che fu firmata una cambiale col diavolo. È così che fu aperta la fabbrica del debito pubblico. È così che la democrazia italiana degenerò in «democrazia del deficit».

La cambiale del debito pubblico arrivò alla sua prima scadenza al principio degli anni Novanta, determinando la fine della «Prima Repubblica» e il principio della «Seconda Repubblica». Anche questa giunge ora alla fine, proprio per effetto del debito pubblico. Ormai si può cominciare a farne la «storia».

A partire dagli anni Novanta, nel mondo, le principali mutazioni sono: la caduta delle ideologie, portata dalla globalizzazione; simmetricamente, la banalizzazione della politica; il declino dei partiti; l'emergere del mercato come super efficiente facente funzione della politica.

In Italia questo processo generale ha avuto una evoluzione particolare nel rafforzamento compensativo tanto della presidenza del Consiglio, quanto della presidenza della Repubblica. Da ultimo, e sempre per ragioni compensative, il travaso di potere è avvenuto verso la presidenza della Repubblica.

Va comunque riconosciuto alla «Seconda Repubblica» e ai suoi governi - tanto di sinistra quanto di destra - il merito di avere governato non facendo, ma riducendo il debito pubblico, portandolo - prima dell'esplosione della crisi - vicino all'obiettivo storico del 100% sul Pil.

Poi appunto è esplosa la crisi: prima gli Stati occidentali hanno senza condizioni salvato la finanza. Oggi è la finanza che senza pietà attacca gli Stati sui loro debiti pubblici, mettendoli in drammatica competizione tra di loro: ogni 8 secondi si emette 1 milione di dollari di debito pubblico; le operazioni speculative in «derivati» sui titoli pubblici sono letteralmente esplose negli ultimi sei mesi.

La politica fatta in Europa nell'ultimo anno, creando sfiducia, ha fatto il resto. In ogni caso, e questo vale tanto per il precedente, quanto per il governo in carica, la velocità di crescita del debito pubblico italiano è stata ed è comunque nettamente inferiore a quella degli altri debiti pubblici europei e non solo. Evidentemente non basta ancora.

L'articolo di Ostellino centra a mio parere l'essenza politica del nostro problema. Un problema che non è solo economico, ma anche e soprattutto politico, non limitato e non limitabile al cambio di alcune norme: la «scarsa credibilità» del Paese impone di uscire dalla crisi «cambiando registro». L'impressione è che alcuni partiti intendano invece gestire il futuro prossimo delegando, logorando, aspettando che i sondaggi gli aprano una finestra di opportunità. Per tornare a sbattere.

Il bipolarismo è stato inventato per il governo della normalità. Si stenta ancora a capire che siamo in guerra: la guerra del debito pubblico. Come ci siamo «uniti» quarant'anni fa per sottoscriverne a fin di bene la cambiale, così ora dobbiamo unirci per provare ad onorarne la scadenza. Non i partiti che «concedono» il cambio di registro di cui scrive Ostellino, ma il popolo che lo chiede, ciascuno rinunciando a qualcosa per avere qualcos'altro: unità e federalismo, legge (ce ne sono troppe) e libertà (ce ne è troppa, ma fuori dalla legge), giovani e vecchi, fortunati e sfortunati, Nord e Sud, ricchi e poveri.

Se la politica, se la nostra democrazia non è capace di aprire il cantiere del cambiamento costituzionale, allora possiamo dire che è davvero a rischio. Non si dimentichi che nella storia non ci sono forme politiche a vita eterna. Per secoli e fino alla «Grande guerra» la monarchia era la forma politica addirittura prevalente. Oggi non se ne parla più. Non si vorrebbe questo il destino della democrazia.

 

TREMONTI MONTI BOSSI E TREMONTI GIURANO SULLA ZUCCATREMONTI MENO DUE MONTI GIANNELLI ALDO MORO E GIULIO ANDREOTTI ALDO MORO E ENRICO BERLINGUER PROVE DI COMPROMESSO STORICO FOTO ANSA CRAXI E BERLUSCONI AL MARE ITALIA repubblica bdelle bbanane PCIItalia incerottata di Koen Ivens per La Stampa

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...