matteo salvini giovanni tria luigi di maio

BLOCCARE IVA? PAGARE CAMMELLO - TRIA E’ STATO CHIARO: SENZA 23 MILIARDI, L'IVA DOVRÀ AUMENTARE IL 1 GENNAIO 2020 - DI MAIO FA RESISTENZA: “CON QUESTO GOVERNO NON CI SARÀ ALCUN AUMENTO DELL'IVA, DEVE ESSERE CHIARO. L'OBIETTIVO È RIDURRE IL CARICO FISCALE SU FAMIGLIE E IMPRESE” - IL MINISTRO DELL'ECONOMIA AVVERTE: “QUELLO CHE FAREMO DOVRÀ RISPETTARE LE COMPATIBILITÀ CON LA POLITICA DI BILANCIO…”

Michele Di Branco per “il Messaggero”

 

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

L' aumento dell' Iva scatterà regolarmente dal 1 gennaio 2020. A meno che non si riescano a trovare i 23 miliardi necessari per congelare le clausole di salvaguardia che l' Italia ha messo come garanzia con l' Europa, in caso di mancato conseguimento degli obiettivi di bilancio. Giovanni Tria conferma che la spada di Damocle fiscale pende tutt' ora sulla testa dei consumatori italiani mettendo una seria ipoteca sulla composizione della prossima manovra di Bilancio.

 

«La legislazione vigente ha spiegato ieri con chiarezza il ministro dell' Economia in audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato a Palazzo Madama è confermata in attesa di definire nei prossimi mesi misure alternative e lo scenario tendenziale incorpora i rialzi dell' Iva e delle accise».

DELVOX TRIA SALVINI DI MAIO

 

Parole che hanno infiammato il dibattito politico animando l' opposizione e creando imbarazzo nel governo. Tanto che a stretto giro i due vicepremier hanno cercato di spegnere l'incendio. «Con questo governo ha avvertito il leader 5 Stelle, Luigi Di Maio, - non ci sarà alcun aumento dell' Iva, deve essere chiaro. L'obiettivo è ridurre il carico fiscale su famiglie e imprese, serve la volontà politica, noi ce l' abbiamo e mi auguro che l' abbiano anche gli altri». Concetti simili anche da Matteo Salvini.

 

«L'Iva non aumenterà, punto» ha garantito il leader della Lega sottolineando che «il ministro dell'Economia, da sempre, deve avere nella prudenza la sua dote migliore, noi stimoleremo un po' di coraggio per abbassare le tasse e non per aumentarle come hanno fatto gli altri governi». Proprio sulle tasse, ed in particolare sul dossier Flat tax, si è concentrato un altro passaggio importante dell' intervento di Tria. «Circolano stime fatte un anno fa ha avvertito il ministro su possibili modifiche delle aliquote Irpef ma è ovvio che al Mef le stime sulle possibili misure sono fatte in continuità».

 

di maio salvini

Di certo ha proseguito il titolare del dicastero di Via XX Settembre, «è legittimo che nel Paese si discuta di possibili riforme ma poi le decisioni saranno frutto del dibattito politico». Con una avvertenza, però. «Tutto quello che faremo ha ammonito Tria dovrà rispettare le compatibilità con la politica di bilancio».

 

La necessità di garantire la salute dei conti pubblici, peraltro, è stato il filo conduttore dei ragionamenti del ministro, il cui lavoro è reso più difficile dalle peggiorate prospettive di crescita del Paese, con tanto di revisione al ribasso delle stime di crescita passate nel 2019 a 0,2% dal precedente 1%.

 

LE STIME

MARIO DRAGHI E GIOVANNI TRIA

«Si tratta di una stima equilibrata e coerente» ha detto Tria, osservando che «il governo non ha peccato di ottimismo e che la revisione è ampiamente coerente con la situazione generale, dove pesano diverse variabili esogene». Ad ogni modo, il ministro ha confermato che l'Italia sta conoscendo «un forte rallentamento dell' economia», ma che l'Italia «non è in recessione».

 

Quanto al peso del debito pubblico, a quota 132,8% del Pil secondo le ultime stime, Tria ha riconosciuto che «si tratta di un problema da affrontare in modo serio» ma che «con il Def il debito è pienamente sostenibile a la finanza pubblica italiana non rappresenta un rischio per nessun paese in Europa e nel mondo».

 

GIOVANNI TRIA

A proposito del Def, il ministro ha difeso l' impianto del documento, spiegando che «gli obiettivi programmatici risultano sostanzialmente in linea con quanto previsto dalle regole europee e nazionali, sebbene puntino a miglioramenti del saldo strutturale più contenuti date le condizioni ancora difficili della nostra economia e il recente peggioramento congiunturale».

 

Il ministro dell' Economia ha voluto chiarire, ancora una volta, che la riduzione del debito non verrà fatta attraverso la vendita dei «gioielli di famiglia», che resteranno saldamente nelle mani dello Stato. «Valutiamo di mettere sul mercato parti di quanto detenuto dallo Stato senza mettere in discussione il controllo delle partecipate del settore pubblico» ha scandito Tria. Quanto agli attesi decreti crescita e sblocca cantieri, Tria ha specificato che «i due provvedimenti sono in fase di approvazione». Lo sblocca cantieri tornerà oggi in consiglio dei ministri, il decreto crescita dopo Pasqua.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)