UN ALTRO FALLIMENTO PER IL “RIFORMATORE” VERDINI - IL TRIBUNALE DI FIRENZE AZZERA “IL GIORNALE DELLA TOSCANA”

Davide Vecchi per "il Fatto Quotidiano"

Dopo la banca, il giornale. Nuovo fallimento per Denis Verdini, l'uomo dell'Italicum, che per conto di Silvio Berlusconi media con Elena Maria Boschi, riferimento per la legge elettorale di Matteo Renzi. Dopo l'accusa di bancarotta fraudolenta per la gestione del Credito Cooperativo Fiorentino, portato a un deficit di 14 milioni di euro in appena tre anni e costretto alla liquidazione coatta, mercoledì il tribunale di Firenze ha dichiarato il fallimento della Società Toscana Edizioni (Ste) che pubblicava Il Giornale della Toscana, inserto locale del quotidiano Il Giornale della famiglia Berlusconi.

La Ste era stata creata da Verdini ed era amministrata da Pierluigi Picerno marito di Emma Verdini, nipote del coordinatore berlusconiano. A fronte di 12 milioni di euro ricevuti dallo Stato come contributi all'editoria, la società ha interrotto le pubblicazioni con circa due milioni di debiti verso creditori. Particolare la situazione di sei giornalisti, alcuni dei quali non hanno ricevuto lo stipendio per diciotto mensilità, nonostante il denaro che da Roma arrivavano alle casse della Ste, e ora vedono svanire la possibilità di ricevere quanto gli spetta.

A decidere in via definitiva del destino della Ste è stato mercoledì il tribunale fallimentare che ha rigettato la richiesta di concordato preventivo presentato dalla società. La sentenza sarà depositata a giorni. La cancelleria ne ha dato notizia alle parti via fax trasmettendo il dispositivo di una pagina.

Il Giornale della Toscana ha interrotto le pubblicazioni il 17 ottobre 2012 con una decisione unilaterale raggiunta senza alcun confronto neanche con il comitato di redazione. Soltanto due mesi dopo si è appreso che da ormai un anno erano in corso delle indagini da parte della Procura di Firenze sulla gestione dei fondi per l'editoria ricevuti dalla Set. Indagini accelerate anche dalla contemporanea inchiesta sul Credito Fiorentino di cui l'allora coordinatore del Pdl era presidente.

Il 6 dicembre 2012 a Verdini, Picerno e altre 23 persone tra cui l'onorevole Massimo Parisi e il principe Girolamo Strozzi, i pm fiorentini Giuseppina Mione e Luca Turco hanno notificato l'avviso di garanzia con l'accusa di truffa aggravata allo Stato per i contributi pubblici ricevuti negli anni tra il 2002 e il 2012. Il processo è ancora in corso e al momento le udienze sono fissate fino a Marzo. Per tutti tranne che per Verdini. Per lui non è ancora cominciato.

L'uomo che con Renzi e Berlusconi sta scrivendo la legge elettorale si è presentato in aula lo scorso novembre, convocato dal giudice. Verdini ha chiesto di esser interrogato dicendosi disponibile a rispondere a tutte le domande del pm, anche sulle conversazioni registrate dagli inquirenti, così da chiarire la sua posizione. Ma purtroppo l'interrogatorio poteva avvenire solo previa autorizzazione del Senato alla Procura e al giudice di utilizzare le intercettazioni. Peccato che il tribunale abbia chiesto l'autorizzazione nel maggio 2013 e da allora Palazzo Madama non ha ancora dato una risposta. Così a dicembre il Gup Fabio Frangini ha dovuto stralciare la posizione di Verdini. Si attende l'autorizzazione del Senato per interrogare un parlamentare accusato di truffa aggravata allo Stato.

Truffa, hanno ricostruito gli inquirenti, che ammonta a oltre 22 milioni di euro. 12 per il quotidiano e 10 per il settimanale Metropoli, dello stesso gruppo editoriale di Verdini, periodico che è però escluso dalla sentenza del tribunale fallimentare.

I pm fiorentini hanno ricostruito come i soldi venissero dirottati attraverso la Nuova Editoriale Scarl (società cooperativa a responsabilità limitata) verso altre iniziative non legate all'editoria, inoltre secondo l'accusa la cooperativa era "fittizia", costituita anche da società private, e aveva tratto in inganno la Presidenza del Consiglio chiedendo fondi per testate che non ne avevano diritto. Per questo nell'aprile 2013 la procura di Firenze ha sequestrato 11 milioni di euro a Verdini e ai soci, oltre ai 10 milioni e 800 mila già sequestrati nell'ottobre precedente : complessivamente 22 milioni.

Nel procedimento Verdini è indagato come socio di maggioranza e amministratore di fatto della Ste e della Nuova Editoriale, nonché come dominus del Gruppo Ste, cui fanno capo altre 10 società del settore editoriale di cui rimaste in vita solamente due radio e una concessionaria pubblicitaria. Come finanziatore delle attività, insieme a Verdini, è indagato per truffa aggravata anche il costruttore Roberto Bartolomei, socio al 50% con Riccardo Fusi nella società Btp, e con Fusi condannato per bancarotta fraudolenta e bancarotta per distrazione proprio per il fallimento della società di costruzioni.

 

 

VERDINI E RENZI due DENIS VERDINI BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS il-giornale-della-toscanaLimprenditore Fusi Riccardo presidente della compagnia di costruzioni BTP

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