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TRUMP, IL FLAGELLO DELLE BORSE - DA INIZIO GENNAIO I MERCATI EUROPEI SONO CRESCIUTI TRA IL 10 E IL 15%, MENTRE LE BORSE STATUNITENSI SONO SCESE (WALL STREET -2%; NASDAQ -6%): I RENDIMENTI DEI BUND, DEI BTP E DI TUTTI I TITOLI DI STATO DEL VECCHIO CONTINENTE SONO SALITI DI QUASI MEZZO PUNTO PERCENTUALE, MENTRE NEGLI STATI UNITI I RENDIMENTI SONO SCESI CIRCA DI 50 PUNTI BASE DA METÀ FEBBRAIO - IL MOTIVO? IL MERCATO NON SI FIDA DELLA POLITICA SCHIZOFRENICA DI "THE DONALD"...

Estratto dell'articolo di Morya Longo per "Il Sole 24 Ore"

 

melania e donald trump a wall street

Non è solo sul fronte commerciale. Non è solo sulla Nato o sulla pace in Ucraina. Non è solo sulle tante politiche annunciate da Trump. Il divario tra Europa e Stati Uniti si sta allargando velocemente anche sui mercati finanziari. È evidente su quelli azionari: da inizio gennaio le Borse del Vecchio continente sono salite tra il 10 e il 15% mentre quelle statunitensi sono scese e rimaste deboli.

 

È evidente sui mercati obbligazionari, soprattutto negli ultimi giorni: i rendimenti dei Bund, dei BTp e di tutti i titoli di Stato europei decennali dal 28 febbraio sono saliti di quasi mezzo punto percentuale, mentre negli Stati Uniti i rendimenti sono scesi circa di 50 punti base da metà febbraio. È evidente infine sul mercato dei cambi: se fino a poco tempo fa tanti prevedevano che l’euro e il dollaro avrebbero raggiunto la parità, ora è il dollaro che si sta indebolendo fino ad arrivare a 1,08.

 

DONALD TRUMP SUONA LA CAMPANELLA A WALL STREET

Tutti questi movimenti violenti e improvvisi su Borse, bond e valute hanno una causa ben precisa, con un nome e cognome ben definito: Donald Trump. L’iperattivismo del presidente Usa ha causato una serie di eventi, anche in Europa, che hanno a loro volta prodotto questi effetti sui mercati finanziari. Trump ha ribaltato il mondo e ha cambiato radicalmente le previsioni dei mercati. Ecco come.

 

Terremoto sui titoli di Stato/1 Quando Trump fu eletto, a novembre, abbondavano le previsioni sull’aumento incontrollato del deficit e del debito statale a causa delle sue politiche. Il programma elettorale di Trump – scriveva Pictet Am a ottobre, poco prima delle elezioni Usa – avrebbe potuto aumentare il debito di 7.500 miliardi di dollari nello scenario base. E stime analoghe giravano tra tutte le case d’affari.

wall street e donald trump

 

Questo pesava sui titoli di Stato Usa, perché il mercato temeva l’arrivo di una valanga di emissioni da parte di un Paese che aveva sempre più i conti fuori controllo. Anche perché le politiche di Trump (su dazi e immigrazione) avevano pure un effetto inflattivo, e questo – nelle previsioni di allora – riduceva le aspettative di tagli dei tassi da parte della Federal Reserve.

 

Così i rendimenti statunitensi non potevano fare altro che salire: i Treasury decennali sono passati dal 3,61% di metà settembre (prima delle elezioni statunitensi) al 4,79% del 14 gennaio (pochi giorni prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca). Questo, ai tempi, trascinava al rialzo anche i rendimenti europei sebbene nel Vecchio continente ci fosse lo scenario opposto: economia a metà strada tra stagnazione e recessione, inflazione in discesa, politiche di spesa pubblica assenti e Bce in corsa a tagliare i tassi.

 

wall street e donald trump

Terremoto sui titoli di Stato/2 Ma da quando Trump è entrato alla Casa Bianca lo scenario è radicalmente cambiato. La sua politica erratica sui dazi (prima li mette poi li toglie) ha minato la fiducia dei consumatori e delle imprese statunitensi: così la locomotiva Usa ha iniziato a rallentare vistosamente. Nessuno se l’aspettava a fine 2024. Ormai quasi tutti gli indicatori economici lo mostrano, fino a quello della Fed di Atlanta che mostra addirittura recessione nel primo trimestre.

 

SOSTENITORE DI TRUMP A WALL STREET

Così il mercato è tornato a scontare due o anche tre tagli dei tassi da parte della Fed nel 2025. Inoltre, tra Trump e le forbici di Musk, il mercato ha capito che una delle priorità del nuovo presidente è quella di ridurre la spesa pubblica. Se prima il mercato si aspettava da Trump spese alle stelle, soprattutto per finanziare i tagli alle tasse, ora le aspettative sono opposte: questo ridimensiona le attese di emissioni di titoli di Stato e riduce i timori sui conti pubblici fuori controllo. Morale: questi elementi messi insieme hanno causato un brusco calo dei rendimenti dei titoli di Stato Usa.

 

I decennali dal massimo del 14 gennaio hanno perso oltre mezzo punto percentuale, tornando al 4,23%. Ma Trump ha cambiato anche le prospettive in Europa. Il suo atteggiamento negoziale sull’Ucraina, culminato con lo show alla Casa Bianca con Zelensky, unito alle crescenti preoccupazioni sul disimpegno militare statunitense dall’Europa, hanno spinto Bruxelles a imbastire in fretta e furia un programma di riarmo e di difesa.

TRUMP A WALL STREET

 

Il programma di riarmo della Commissione europea da 800 miliardi di euro ha però un “dettaglio” che al mercato non è sfuggito: la gran parte di questa spesa dovrà essere sostenuta a livello nazionale. Solo 150 miliardi arriveranno da debito comune. Questo, per chi investe in titoli di Stato, ha un significato ben preciso: i debiti pubblici torneranno ad aumentare e con essi le emissioni di titoli di Stato.

 

E per chi compra bond poco importa se Bruxelles consente di non calcolare la spesa per la difesa nel deficit: per i mercati si tratta di debito punto e basta. In Germania c’è stato poi un ulteriore carico da 90: la Cdu/Csu che ha vinto le elezioni ha annunciato l’intenzione di lanciare un fondo pubblico da 500 miliardi in 10 anni per aumentare la spesa per le infrastrutture e l’intenzione di escludere dal calcolo del “freno del debito” la spesa per la difesa superiore all’1% del Pil. Insomma: un liberi tutti per la spesa pubblica.

 

trump wall street

Il mercato non poteva che prenderne atto: in pochi giorni i rendimenti dei Bund decennali tedeschi sono saliti di mezzo punto percentuale (dal 2,40% del 28 febbraio al 2,90% di giovedì e al 2,83% di venerdì), trascinando in alto tutti i titoli di Stato europei. Stima Goldman Sachs che tutto questo aumenterà il deficit tedesco da uno a 2,5 punti percentuali di Pil, provocando un aumento del rendimento dei Bund tra 50 e 120 punti base. Cinquanta li ha già fatti in pochi giorni. [...]

 

GIORGIA MELONI - URSULA VON DER LEYEN

Borse a due velocità Ma lo “spread” più clamoroso è quello delle Borse. Da inizio anno Wall Street perde circa il 2% e il Nasdaq quasi il 6%. Le Borse europee sono invece tutte euforiche: da inizio anno Francoforte sale del 15,6%, Milano del 12,9%, Madrid del 14,9%. E i motivi sono sempre gli stessi. Le Borse europee salgono per lo stesso motivo per cui si impennano i rendimenti dei Bund e dei BTp: l’Europa è stata forzata ad aumentare la spesa pubblica e questo da un lato fa aumentare i debiti, ma dall’altro dà una spinta all’economia.

 

VERTICE EUROPEO PER L UCRAINA A PARIGI

Calcola Goldman Sachs, quando analizza il solo piano tedesco da 500 miliardi per le infrastrutture, che questo può portare tra 0,6 e 1 punto percentuale di crescita in più all’anno in Germania. Positivo per la Borsa.

 

Negli Stati Uniti lo scenario è invece opposto. La ”mano corta” di Trump sulla spesa pubblica aiuta i titoli di Stato, ma non la Borsa. Non solo: Trump continua a incentivare gli investimenti delle aziende negli Stati Uniti. Da settimane si susseguono annunci di big (soprattutto della tecnologia) che aumentano gli investimenti negli Usa.

 

TRUMP A WALL STREET

Ma il mercato sente sempre più puzza di bruciato: non si capisce quanto questi siano investimenti per motivi politici o quanto lo siano per motivi economici. Solo le Magnifiche 7 investiranno 331 miliardi nel 2025 e 363 nel 2026. Il dubbio del mercato è semplice: a fronte di tanta spesa, quali saranno poi i ritorni effettivi? E cosa succederà se davvero DeepSeek o Alibaba riusciranno a creare l’intelligenza artificiale low cost o comunque competitiva? Ecco perché a trainare al ribasso Wall Street e Nasdaq sono proprio le big tech.

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